Artemide
(Diana)
DA: http://it.wikipedia.org/wiki/Artemide
Tempio di
Artemide a Efeso. Ricostruzione
di Martin Heemskerck DA: http://it.wikipedia.org/wiki/File:Temple_of_Artemis.jpg
ARTEMIDE, DEA
DELL'OLIMPO
Ricerca a cura di Martina
La nascita di Artemide e il suo ruolo nell' Olimpo
Artemide, Dea della caccia e della luna nuova è figlia
di Zeus (Dio del Cielo) e Latona (Ninfa) e sorella
gemella di Apollo (Dio del Sole).
La Dea Artemide, nata nell' isola di Delo prima di
Apollo, aiutò la madre a partorire il fratello.
Un giorno mentre era ancora una bimba di tre anni suo
padre Zeus la prese sulle ginocchia e le chiese quali
doni avrebbe gradito.
Lei rispose: l'eterna verginità; l' eterna giovinezza,
tanti nomi quanti ne ha mio fratello Apollo; un'arco e
delle freccie come i suoi; il compito di portare la
luce; una tunica da caccia color zafferano con un
bordo rosso, che mi giunga fino alle ginocchia;
sessanta giovani Ninfe oceanine, tutte della stessa
età, come mie damigelle di onore; venti Ninfe dei
fiumi, perchè queste si curino dei miei calzari e
nutrano i miei cani quando io non sono impegnata nella
caccia. Artemide allungo la mano per accarezzare la
barba di Zeus che sorrise con orgoglio. Lei lo
ringrazio, saltò giù dalle sue ginocchia e dopo scelse
molte Ninfe di nove anni come Sue ancelle.
La Dea Artemide è una delle dodici grandi divinità del
Monte Olimpo insieme al fratello Apollo. I Romani la
identificavano come Diana. A volte Artemide viene
confusa con altre tre divinità che sono in realtà
diverse: Selene (Dea della luna piena), Ecate (Dea
della luna calante) e Siria (Dea della metamorfosi).
I sacri nomi di Artemide
La Dea aveva diversi epiteti: Agrotera, Cinzia, Ecate,
Febe, Cordaca, Ortosia, Orthia, Ortigia, Stinfalia,
Coritalia, Cariatide, Dafnia, Delia, Brauronia,
Elafebolia, Tauropolos, Apanchomene, Ilizia, Anahita,
Leucofrine.
Il carattere di Artemide e le sue imprese
Artemide è la dea arcera che vive con le ninfe nel
bosco, simbolo di libertà, di sorellanza e di capacità
di centrare i propri obiettivi.
Dea degli animali selvatici, le donne la chiamano per
alleviare i dolori del parto. Tuttavia ha un carattere
a tratti selvaggio e vendicativo e numerose furone le
vittime della sue collera.
1) Una delle sue prime imprese fu, col fratello
Apollo, di mettere a morte i figli di Niobe, compito
datole dalla madre Latona; un giorno, infatti, Latona
sentì dire a Niobe di essere un' eroina superiore e
offesa da questa affermazione chiese ad Apollo di
uccidere i figli maschi e ad Artemide di uccidere le
figlie femmine.
2) Orione aveva cercato di violentare Artemide e così
la Dea infuriata gli mandò contro uno scorpione ed
Orione venne punto nel tallone e lo uccise; per aver
reso tale servigio, la Dea trasformò lo scorpione e la
sua vittima, Orione, in costellazioni; ed è per questo
che la costellazione di Orione fugge sempre da quella
dello scorpione.
3) Atteone aveva inavvertitamente scorto Artemide
mentre Ella, nuda, si bagnava in una fonte. La Dea,
infuriata, gli aizzò la muta di cinquanta cani dello
stesso Atteone, che ella aveva nel frattempo
trasformato in cervo; i cani, non riconoscendo il loro
padrone nella nuove sembianze, lo sbranarono.
Attributi di Artemide
Vestita in una corta tunica, armata di un arco
d'argento, una faretra colma di frecce sulla spalla,
vagava per i boschi con il suo stuolo di ninfe ed i
suoi cani. Veniva associata a molti animali selvatici,
simboli delle sue qualità. Il cervo, la daina, la
lepre, la quaglia per la loro natura sfuggente. La
leonessa per la sua regalità e l'orso feroce per il
suo aspetto distruttivo. L'orso era anche degno
simbolo del suo ruolo di protettrice dei piccoli. Era
anche associata al cavallo selvatico, libero come lei.
Quale dea della luna viene rappresentata con in mano
una torcia e con il capo circondato dalla luna e le
stelle.
ARTEMIDE, LA SORELLANZA E LA NATURA
di Manuela Caregnato
Quale Dea della caccia e della Luna, Artemide è la
personificazione dello spirito femminile indipendente.
Ella rientra nella categoria delle Dee vergini e a
differenza di altre, non fu mai rapita o abusata e
rappresenta un senso di integrità, di completezza, il
cui valore non dipende da "con chi" essa sta, ma da
ciò che essa è e sa fare.
La sua abilità di arciera fa di lei l'archetipo di un
femminile che si pone un'obbiettivo e senza indugi lo
raggiunge, dunque rappresenta la capacità di
realizzare i propri progetti, una volta messi a fuoco.
Per quanto competitiva, Artemide non vede nelle altre
donne delle rivali, bensì delle sorelle. Infatti corre
per i luoghi selvaggi sempre accompagnata dalle sue
ninfe, divinità minori dei boschi, delle montagne e
dei ruscelli. Per altro si arrabbia tantissimo e si
attiva per difendere le altre donne, quando queste
sono in pericolo. Si tratta dunque di un femminile che
prova un senso di solidarietà con le altre donne, la
cui compagnia considera irrinunciabile e i cui diritti
difende a spada tratta. Per questa ragione è stata
presa a modello da molti movimenti femministi.
Nei confronti degli uomini ha un atteggiamento
cameratesco, ma senz'altro non cade preda di
innamoramenti e fascinazioni. Il gemello Apollo, dio
del sole, può essere visto come la sua controparte
maschile: lui il sole, lei la luna.
Il suo amore per la natura selvaggia, per i luoghi
incontaminati e gli animali liberi fanno di lei anche
un modello di donna ecologista, impegnata nella lotta
per la salvaguardia dell'ambiente.
Artemide non si realizza nella maternità, e
rappresenta un genere femminile che "si basta" e che
trova la sua soddisfazione nell'essere pienamente sè
stessa, nel lottare per ciò in cui crede e nel
contatto con la natura che rappresenta la parte più
selvaggia di noi.
Tuttavia, avendo aiutato la madre a mettere il mondo
suo fratello, è considerata Dea del parto e
protettrice delle partorienti, che la chiamano in suo
aiuto nel momento del bisogno.
Viene infatti rappresentata come dea dalle cento
mammelle, come si vede in questa rappresentazione
dell'Artemide Efesia.
IL RAPPORTO FRA I DIVERSI VOLTI DI ARTEMIDE
di Patricia Monaghan**
Così come ce la mostra l'arte occidentale, Artemide è
la vergine dea lunare che vaga per boschi e foreste
accompagnata dal suo corteo di ninfe, armata di arco e
faretra, evitando gli uomini e uccidendo qualsiasi
uomo che abbia osato guardarla. Ma questa versione a
noi familiare non è che una delle tante identità
assunte da questa complessa dea greca: essa era
infatti anche l'Artemide di Efeso dalle molte
mammelle, un simbolo semi-umano della fecondità e
l'Artemide guerriera, ritenuta protettrice delle
amazzoni. E' problematico comprendere se Artemide sia
stata in origine una dea omnicomprensiva, scissasi in
seguito in due identità distinte, o se invece abbia
acquisito una natura così complessa assorbendo gli
attributti che in precedenza contraddistinguevano le
dee minori, allorchè i suoi fedeli ebbero in mano il
dominio della grecia.
Comunque stiano le cose, Artemide, come Iside o
Ishtar, finì per rappresentare le mutevoli energie
femminili. Da qui nasce la sua contradditorietà: essa
era vergine dedita alla promisquità sessuale; era la
cacciatrice che proteggeva gli animali; era un'albero,
un'orsa, la luna. Artemide era l'immagine della donna,
che, attraversando la propria vita, assume via via
ruoli diversi; era un vero e proprio compendio delle
potenzialità femminili.
In uno dei suoi aspetti Artemide era una ninfa e
governava su tutte le ninfe, una forza elementare il
cui regno erano i boschi, nei quali vige un ordine
tanto diverso da quello umano da apparire a noi come
informe e libero; ma questa libertà è quella della
completa obbedienza all'istinto, che gli animali
possiedono ancora, a differenza degli esseri umani.
Sotto questo aspetto Artemide era la 'Signora della
Selvaggina', la forza dell'istinto che assicura,
attraverso la morte degli individui, la sopravvivenza
della specie.
Come Signora degli animali, era per i Greci
l'invisibile guardiano degli animali selvatici, colei
che uccideva con le sue frecce acuminate chiunque
desse la caccia a bestie gravide o a cuccioli. Un
altro istinto su cui vegliava era quello della
riproduzione, nelle sue manifestazioni del sesso e del
parto; essa seguitò a essere la protettrice delle
partorienti anche nella leggenda più tarda; quando la
sua importanza come dea era ormai oscurata da quella
degli dei maschi, il mito descriveva ancora Artemide
come la gemella (nata prima) del sole (che in origine
non era considerato suo fratello), la quale avrebbe
fatto da levatrice durante la nascita di quest'ultimo.
Artemide era la forza della creazione, colei che le
madri greche invocavano quando le doglie del parto
avevano inizio, trovando un sollievo nella credenza
che essa le assistesse durante il travaglio così come
faceva per qualsiasi femmina animale in procinto di
partorire.
L'aspetto di ninfa dei boschi, dopotutto, non
differisce poi molto da quello più noto della Madre
Artemide, il cui grandioso tempio nella città di
Efeso, legata al ricordo delle Amazzoni, era una delle
meraviglie del mondo antico. Lì si ergeva la sua
famosa statua massiccia, costituita da un possente
busto privo di gambe da cui pendeva un gran numero di
mammelle, sovrastato da una testa che reggeva la
corona turrita della città. Questa Artemide era
soltanto una visualizzazione diversa della stessa
energia rappresentata dalla ninfa boschiva: l'istinto
vitale, che spinge a produrre e riprodurre in
continuazione, a divorare e a morire. Vi è una forza
nell'immagine di Artemide Efesia che potrebbe anche
venir percepita come terrificante, tanto appare immane
e disumana.
Dea più adorata della Grecia, Artemide era onorata con
rituali molto popolari, anche se vari, così come vari
erano gli aspettti della dea stessa. A Efeso, nel suo
ricco tempio, Artemide era servita da sacerdotesse
caste, che prendevano il nome di Melisse, o api, e da
sacerdoti eunuchi. A Sparta era Korythalia, venerata
con danze orgiastiche. Le Amazzoni adoravano la madre
della guerra, Astateia, con una danza circolare
durante la quale percuotevano gli scudi e battevano il
suolo con i piedi ricoperti da calzari atti alla
guerra.
Sembra, però, che le feste più popolari in onore di
Artemide fossero quelle celebrate durante le notti di
luna piena, in cui i fedeli si radunavano nel bosco
sacro alla dea e si abbandonavano al suo potere,
facendo baldoria e accoppiandosi senza conoscersi. La
dea preferita della Grecia era dunque la
personificazione della legge naturale, una legge così
diversa da quelle della società, tanto più antica,
forse destinata a durare eternamente.
** dal sito il cerchio della luna
** Da: Le donne nei miti e nelle leggende. Dizionario
delle Dee e delle Eroine, Red Edizioni
RINASCE IL TEMPIO
DI ARTEMIDE !
Chi non conosce il mito delle “7 meraviglie del mondo
antico” ? Ne avrete sentito parlare almeno una volta
nella nostra vita, comunque ricordiamole: i giardini
pensili di Babilonia (l’attuale Baghdad), il Colosso
di Rodi, il mausoleo di Alicarnasso (Turchia), il Faro
di Alessandria d’Egitto, la Statua di Zeus a Olimpia
(Grecia), la Piramide di Cheope a Giza (Egitto) e il
Tempio di Artemide ad Efeso (Turchia). La maggior
parte di queste sono andate purtroppo perdute nel
tempo e tra queste il Tempio di Artemide, che però ora
verrà ricostruito!
Ma cos’era il Tempio di Artemide? Era una immensa
struttura dedicata alla Dea della caccia, della
fertilità e della guerra Artemide (chiamata anche
Diana) situata ad Efeso (una città posta in Turchia a
circa 50 km da Smirne): era una dea vendicativa, molto
bella ed assai forte, e si narra che per placare la
sua furia il Re di Creso della Lidia fece costruire un
tempio a lei dedicato intorno al 550 a.C., sotto la
dinastia achemenide dell’impero persiano. Al suo
interno venne posta la statua della dea, alta oltre
due metri, realizzata in legno di vite e ricoperta di
oro ed argento: il tempio era in marmo e per la sua
costruzione ci vollero ben 120 anni, era lungo 131
metri e possedeva 120 colonne di marmo bianco alte 20
metri, in stile ionico e con elementi decorativi di
animali reali e mitologici come cervi, grifoni e
sfingi.
Nel 356 a.C. il tempio venne distrutto da un incendio
doloso (ad appiccarlo fu Erostrato, un pastore che gli
diede fuoco solo per diventare famoso e passare alla
storia: beh, ci riuscì…!): secondo la leggenda, la
notte dell’incendio la Dea
Artemide non poté proteggere il suo tempio in quanto
era impegnata a sorvegliare la nascita di Alessandro
Magno. Gli abitanti di Efeso ritrovarono poi la statua
di Artemide quasi intatta sotto le rovine: per questo
decisero di innalzare un altro tempio sullo stesso
luogo, che venne fatto ancora più grande e ancora più
bello grazie al lavoro dell’architetto Chersifrone di
Efeso. Ma la malasorte non era ancora finita: nel 262
D.C il tempio venne nuovamente distrutto dai Goti
sotto l’imperatore Gallieno.Ma fu
definitivamente distrutto nel 401 per ordine
del vescovo criminale Giovanni.
Da allora è rimasto distrutto, fino ad
oggi…
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Artemide greci
- Diana romani
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Fino ad oggi perché ora c’è l’intenzione di
ricostruire l’immenso tempio : la “Artemis Culture,
Arts and Education Foundation” di Selcuk (Turchia) ha
infatti un ambizioso progetto per la ricostruzione
dell’edificio, al quale parteciperà in prima linea
Atilay Ileri, l’ideatore della Fondazione, il quale
insieme a ricercatori austriaci ed architetti svizzeri
sta studiando da 10 anni a questo progetto faraonico,
affermando: “Quando il tempio sarà ricostruito non
sarà una copia o un’imitazione del Tempio di Artemide
originale, ma sarà il Tempio stesso” . La Fondazione
ha già trovato 150 milioni di euro per i lavori: tra i
vari materiali, ci vorranno 25.000 metri cubi di marmo
dello stesso tipo della costruzione originaria!! Per
seguire l’intero lavoro verrà istituita una
commissione che sarà costituita sorteggiando
rappresentanti tra 196 Paesi che compongono le Nazioni
Unite e che presidierà alla scelta delle sculture che
adorneranno il tempio: ogni rappresentante
proporrà due scultori della propria nazione, ciascuno
dei quali realizzerà un’opera che dovrebbe andare a
decorare le strutture di base delle colonne del tempio
e che dovranno ispirarsi a due pensieri di Eraclito di
Efeso che dicono “La guerra è padre di ogni cosa” e
“Ogni cosa fluisce e nulla è eterno” (sono state
scelte frasi di Eraclito in quanto Diogene Laerzio
nella sua “Raccolta delle vite e delle dottrine dei
filosofi” racconta che Eraclito volle depositare il
suo libro nel tempio di Artemide). Alla fine una
giuria sceglierà le sculture che verranno poi poste
alla base delle colonne, mentre le altre verranno
esposte nel parco antistante il tempio. Inoltre, una
volta terminati i lavori, il laboratorio dei lavori
diventerà una scuola internazionale di arte statuaria
mentre Selcuk diventerà il centro mondiale della
scultura.
Ne è molto soddisfatto l’archeologo e storico italiano
Luciano Canfora, intervistato Cristina Nadotti per il
quotidiano La Repubblica (che aveva dedicato un
articolo all’argomento venerdì 14 novembre 2008):
secondo lui, considerato che finora il governo turco
non aveva mai mostrato particolare interesse per il
recupero di queste opere, probabilmente ora questo
nuovo progetto potrebbe dare lustro e visibilità alla
cultura greca in terra asiatica. E, direi, all’arte in
generale.
Per informazioni http://www.selcuk.edu.tr/english
.
Paolo di tarso a Efeso
A Efeso Paolo senza ritegno si mette a predicare
vicino al tempio della Dea accanto
agli argentieri efesini(che vendevano statuette
della Dea ) e alla folla devota
ad Artemide provocando così prima malumori
e poi ira che sfocia in un tentativo di
linciaggio dello stesso Paolo e dei suoi
collaboratori e amici.
Alla guida dei fedeli di Artemide nei tumulti che
seguiranno si pone Demetrio
che desidera la morte di paolo e dei suoi
sostenitori.
Demetrio si rende conto del fastidio che la
predicazione di p
Paolo generava fra
la gente distogliendo
gli Efesini da
Artemide, venerata per il culto della fertilità quindi
guida la cattura di Gaio e Aristarco, due
collaboratori di Paolo, che
sono trascinati per i capelli nel teatro che
contiene, ancora oggi, circa 25.000 persone di fronte
ad una folla inferocita. Paolo
piagnucolando fa memoria di quest’avvenimento
nella lettera ai Corinzi: "Se soltanto per ragioni
umane a Efeso io avessi combattuto contro le belve, a
che mi gioverebbe?" (1 Cor 15,32). Il riferimento in
2Cor 1,8-10 lascia supporre che, per poco, sfugge ad
una morte certa. Probabilmente in questa
occasione Aquila e Priscilla, (due suoi amici)
per salvarlo, hanno rischiato la loro testa (Rm
16,3-4). Paolo è costretto a fuggire per salvarsi
la vita.
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