Athena [bassorilievo-
proritetà privata]
"Pallade unigenita, augusta
prole del grande Zeus, Divina,
Dea
beata, che susciti la guerra, dall'animo forte, indicibile,
di
gran nome, che abiti negli antri, che governi le alture elevate
dei
gioghi montani e i monti ombrosi,
e
rallegri il tuo cuore nelle valli, godi delle armi,
con
le follie sconvolgi le anime dei mortali,
fanciulla
che estenui, dall'animo che incute terrore,
che
hai ucciso la Gorgone, che fuggi i talami,
madre
felicissima delle arti, eccitatrice,
follia
per malvagi, per buoni saggezza;
sei
maschio e femmina, generatrice di guerra,
astuzia,
dalle forme svariate, dracena, invasata,
splendidamente
onorata, distruttrice dei Giganti Flegrei,
guidatrice
di cavalli, Tritogenia, che sciogli dai mali,
demone
apportatore di vittoria, giorno e notte,
sempre,
nelle ore piccole ascolta me che prego,
dà
la Pace molto felice e sazietà e Salute
nelle
stagioni felici Glaucopide, inventrice delle arti, regina molto
pregata."
E'
in questo modo che ci si rivolgeva alla grande Dea vergine Athena negli
Inni Orfici, alla "Regina del cielo" (lo stesso epiteto usato per
Iside), nella mitologia greca, uno dei dodici dèi olimpici,
dea della sapienza, della destrezza e della guerra; identificata dai
Romani con Minerva. Mentre, in un inno Omerico, era questa la
descrizione della Dea:
"Vado
a cantare di Pallade Athena, guardiana della città, la
terribile, colei che con Ares si occupa di azioni bellicose, il
saccheggio di città e del pianto battagliero di guerra; Ella
salva i soldati come essi vengono e se ne vanno. Sii la benvenuta, Dea,
donami fortuna e buona salute."
La
nascita della Dea e il suo ruolo nell'Olimpo
Athena
nacque già adulta dalla testa di Zeus, che aveva inghiottito
la sua prima moglie Meti (consiglio) per paura che gli desse un figlio
a lui superiore.
Efesto
(o Prometeo) aprì la testa del Dio con un'ascia ed emerse
Athena ricoperta da un'armatura (elmo e corazza). L'antico epiteto di
Triteia (nata da Tritone o la piena ruggente) indicherebbe che era
figlia dell'oceano.
Secondo
Omero, Oceano era l'origine di tutte le cose e di tutti gli
Dèi.
Athena
aveva un posto di rilievo nella religione greca. Il suo nome era
invocato, insieme a quelli si Zeus e Apollo, nei giuramenti solenni.
Atene,
che da lei prendeva il nome, era il centro principale del suo culto.
I
nomi delle prime sacerdotesse di Athena - figlie di Cecrope - Aglauro,
Pandroso ed Erse, significano "aria luminosa", "rugiada" e "pioggia".
Secondo
l'opera "Sugli Dèi e il mondo" di Sallustio, la Dea faceva
parte degli Dèi encosmici (Dèi che fanno il
mondo), che vigilavano sul mondo stesso ed era legata all'etere.
I
sacri nomi di Athena
La
Dea aveva diversi epiteti, oltre a Pallade, in cui essa si incontra nei
miti greci: Poliade (della città), Ergane (industriosa) come
patrona dei lavoratori delle arti decorative, Leitis (dea della
bellezza), Peana (guaritrice), Zosteria (della cintura) quando era
armata per la battaglia, Anemotis (dei venti), Promachorma (protettrice
dell'ancoraggio), Pronea (del pronao), Pronoia (provvidenza), Xenia
(ospitale), Larissea (di Larissa), Oftalmitis (dell'occhio), Cissea
(dell'edera), Mantide (di Aiace), Aitia (sula), Agoraia, Nike
(vittoria) per il suo tempio speciale sull'acropoli di Atene, Parthenos
(vergine), Promachos (che lotta in prima fila) che ha ispirato la
statua di Fidia. Altri ancora: Glaucopide (da Glaukopis, "dagli occhi
lucenti"), Alalcomeneide, Minerva Cecropia, Alea, Apaturia, Armata,
Colocasia, Crisia, "Dai giusti meriti", Guerriera, Itonia, Lafria,
Madre, Narcea, Onga. Un altro epiteto era forse Coronide (cornacchia),
che poi venne
usato
per designare la donna messa incinta da Apollo da cui nacque Asclepio;
questo perché gli Ateniesi negarono sempre che Athena avesse
mai avuto figli, e quindi alterarono il mito (secondo Robert Graves).
Il
carattere della Dea
Athena
non era interessata al sesso; una volta, si racconta nelle Metamorfosi
di Ovidio (e come si leggerà più avanti), Efesto
provò a violentarla ma lei riuscì ad evitarlo;
nonostante questo, lui eiaculò sulla sua gamba; il seme
cadde sulla terra e fecondò Gaia (sempre la Dea) che
rifiutò questo figlio. Allora Athena lo raccolse (si
chiamava
Erittonio, tradotto spesso come "molta terra") in un cesto e lo diede
alle figlie di Cecrope (più tardi, Atena avrebbe punito
Aglauro per aver guardato il contenuto del cesto contro
lavolontà della Dea). Erittonio crebbe e divenne quarto Re
di Atene.
Athena
aveva un ruolo importante nell'agricoltura. La stagione della semina si
apriva in Attica con tre rituali sacri di aratura, due dei quali in
onore di Athena inventrice dell'aratro. Inoltre, era stata Athena ad
insegnare come attaccare i buoi al giogo e sempre lei aveva dato agli
uomini l'albero d'olivo, così come aveva inventato i dadi a
scopo divinatorio (che poi entrarono nell'uso popolare, anche se l'arte
augurale rimase prerogativa dell'aristocrazia sia in Grecia che a
Roma), le briglie, il telaio.
Festività
a lei dedicate
Sue
feste principali erano le Panatee (che nei miti greci si raccontano
essere state inventate in suo onore da Teseo), in origine feste della
mietitura, poi dedicate ai doni intellettuali della dea. Altre
festività erano le seguenti: Quinquatro: 19-21 marzo;
nascita: 23 marzo; 19 giugno. In Grecia: Grandi Panatee ogni 4 anni;
Panatee a luglio; Procaristerie 21 marzo; Callinterie fine Aprile;
Plinterie inizio maggio; Eiseterie, Sinecie, Pianepsie 21 settembre;
Arreforie inestate; Agraulie e Niceterie ad Atene; Alee a
Tagea,Diisoteria in Attica; Ellotiche a Corinto; Niceforie a Pergamo
ogni 3 anni; Tonee ad Argo.
Iconografia
e animali sacri a Pallade
Nell'arte,
Athena è spesso raffigurata con scudo, lancia e con in mano
la testa sanguinante di Medusa. Sacri alla dea erano l'olivo, il gallo,
la civetta - in età classica tarda - animale poi definito
demoniaco e ricollegabile alle streghe (essendo notturno) ed in quanto
esse erano adoratrici di Diana; la cornacchia/corvo (che ritroviamo
anche al fianco di altre divinità, oltre ad Apollo, anche
nel nord, presso i Germanici - vedi Odino - ma anche come compagno di
Dee celtiche come Rhiannon e Morrigan); il serpente (in quanto essere
ctonio e legato alla capacità di divinare) ed, infine, la
capra (animale anch'esso legato a tante divinità antiche: un
esempio su tutti Pan), con cui spesso era rappresentata.
A
lei sono state dedicate grandi opere d'arte, essendo la
divinità per eccellenza dell'Acropoli: pensiamo al Partenone
(da "Parthenos", "Vergine"), il tempio più armonioso e il
più celebre di tutti i templi della Grecia.
Fu
edificato per volere di Pericle tra il 447 ed il 432.
L'edificio,
costruito in marmo pentelico, presenta, dopo il pronao, la sala sacra
il cui lato maggiore misura100 piedi attici. Qui si custodiva una
celebre statua, scolpita da Fidia, che riproduceva la Dea; era un
simulacro in oro ed avorio, alto 12 metri. Oltre a questa sala, poi, vi
era quella in cui era custodito il tesoro di Atene e tutti i suoi
documenti più importanti. Inoltre, l'architrave del tempio
era decorato con scene tratte dalla mitologia e dalla guerra vinta
contro i Persiani, (sempre lavoro di Fidia); sul frontone orientale la
scena della nascita di Athena, mentre nel lato opposto la sua sfida con
Poseidone.
Altri
rilievi rappresentano scene delle feste Panatee (gran parte di tutto
questo si può vedere al British Museum di Londra).
Altra
opera di Fidia era un bronzo alto circa 9 metri rappresentante Athena
guerriera presso Propilei, l'ingresso monumentale
all'estremità occidentale dell'Acropoli. Sempre ad Athena
era
dedicato il mitico Palladio, statua che si credeva essere caduta dal
cielo, di cui si prendeva cura una famiglia sacerdotale di Atene; si
credeva che finché la statua fosse rimasta al sicuro,
sarebbe stato lo stesso per la città. All'inizio si trovava
ad Ilio (Troia) ma poi, caduta la città, si racconta sia
stata portata via da Ulisse e Diomede o da Enea.
Atene,
Roma ed Argo, dichiaravano tutte di possedere il vero Palladio.
Athena
compare in Omero, Virgilio, Inni Omerici, Pausania, Ovidio, Eschilo e
Sofocle. Nella letteratura posteriore è citata come Minerva
[dagli Etruschi chianata MENERVA].
Infine,
prima di citare i miti in cui Pallade appare, possiamo dire che Athena
è presente anche in "Paradiso perduto" di Milton, in cui la
sua nascita viene a rappresentare la nascita del Peccato dalla testa di
Satana.
Ma
ora lascio la parola ai miti in cui essa è protagonista, o
semplicemente appare, tenendo conto di una cosa. Ne "I miti greci- dei
ed eroi in Omero", così come in "LaDea Bianca", Robert
Graves parte dal presupposto che spesso i miti nascondano, in
realtà, non solo simboli spirituali, ma anche avvenimenti
storici ben precisi.
Uno
di questi è sicuramente l'avvento del patriarcato, vincente
sul matriarcato, da un certo momento in poi e cioè, secondo
lui, soprattutto dalle invasioni achee alla fine del XIII secolo avanti
Cristo, e in modo definitivo con l'arrivo dei Dori.
La
genealogia divenne patrilineare, ma non solo: tutto questo cambiamento
a livello sociale ebbe ripercussioni sul sistema religioso, facendo
sì che, dopo un lungo periodo in cui le divinità
femminili avevano avuto, come dire, la meglio, si giunse al sistema
olimpico che venne visto come un compromesso fra la tradizione ellenica
e quella pre-ellenica, in cui si avevano sei Dèi e sei Dee
capeggiati da Zeus ed Era, creando un Concilio divino simile a quello
babilonese.
Ma,
come dice Graves nell'introduzione ai suoi Miti Greci: “dopo
una rivolta della popolazione pre-ellenica, descritta nell'Iliade come
una cospirazione contro Zeus, Era fu subordinata al marito, Athena si
dichiarò "tutta per il padre" e Dioniso, spodestando Estia,
assicurò alle divinità maschili la preponderanza
nel Concilio.
Tuttavia
le Dee, sia pure in minoranza, non furono mai estromesse come accadde a
Gerusalemme(…)".
Inoltre,
egli sostiene che certi miti non siano semplici fantasie, ma dogmi
teologici: ad esempio, il fatto che Athena nascesse dalla testa di Zeus
aveva almeno tre interpretazioni contrastanti:
“1)
Athena era nata per partenogenesi da Meti, vale a dire era la
più giovane persona della trinità che faceva capo
a Meti, dea della saggezza.
2)
Zeus inghiottì Meti, vale a dire gli Achei soppressero il
suo culto e attribuirono il monopolio della saggezza a Zeus come Dio
patriarcale.
3)
Athena era figlia di Zeus, vale a dire gli Achei fedeli a Zeus
risparmiarono i templi di Atena purché i suoi devoti
accettassero la suprema sovranità di Zeus.
La
leggenda di Zeus che inghiotte Meti, con quel che segue, fu
probabilmente illustrata sulle pareti di un tempio; come l'erotico
Dioniso (un tempo nato da partenogenesi da Semele) nacque da una coscia
di Zeus, così l'intellettuale Athena nacque dalla sua testa.
Se
taluni miti ci appaiono a prima vista confusi è
perché il mitografo ha deliberatamente o accidentalmente
errato nell'interpretare un sacro affresco o un dramma rituale. Ho
chiamato tale processo "iconotropia" e se ne possono trovare esempi in
tutte le letterature sacre che abbiano codificato la radicale riforma
di antiche fedi."
Una
nota ancora: utilizzo qui gli stessi titoli dati ai miti da Graves, nel
caso si volessero ritrovare i riferimenti nel testo originale.
Un
mito filosofico della creazione
Il
mito narra che dall'unione tra mare e fiumi nacquero le Nereidi; ma non
esistevano gli uomini mortali, allora Athena diede il consenso a
Prometeo (figlio di Giapeto) di formarli ad immagine e somiglianza
degli Dèi impastando creta ed acqua del Panopeo ( fiume
della Focide ); ed Atena soffiò in loro la vita.
Quindi:
Atena diede la vita agli esseri umani in uno dei miti greci sulla
creazione.
Le
cinque età dell'uomo
Qui
si dice che l'istitutore di Athena fu Alalcomeneo (il primo uomo che
visse in Beozia), lo stesso che fu consigliere di Zeus quando ebbe una
contesa con Era. In realtà, Alalcomeneo ("protettore")
è un personaggio fittizio, ci dice Graves: il suo nome
proviene dall'epiteto di Athena come "Alalcomeneide" (in Iliade IV 8 ),
protettrice della Beozia; quindi, questo significherebbe che questa
figura avrebbe voluto indicare, dogmaticamente e dal punto di vista
patriarcale, che nessuna donna, neppure una dea, avrebbe potuto
diventare sapiente senza l'aiuto di un uomo e quindi che la Dea della
Luna e la luna stessa erano state create da Zeus.
La
nascita di Athena
Ci
sono diverse versioni del mito. Secondo la tradizione Pelasgica, Athena
sarebbe nata presso il lago Tritonide, in Libia, dove fu raccolta e
nutrita da tre ninfe della regione che vestivano di pelle di capra.
Da
fanciulla, per errore, avrebbe ucciso la sua amica di giochi Pallade
durante un combattimento per scherzo, armata di lancia e scudo, e per
questo, in segno di lutto, avrebbe aggiunto al proprio nome l'epiteto
Pallade. Poi, avrebbe fatto un viaggio verso la Grecia, passando da
Creta, e avrebbe vissuto in Atene, presso il fiume Tritone, in Beozia.
Questo
mito, secondo Graves, ci spiega le origini libiche della dea Athena,
come già aveva fatto Platone che l'aveva riconosciuta in
Neith, Dea libica, appunto.
Il
combattimento sarebbe stato un combattimento annuale, in cui si
sarebbero impegnate le sacerdotesse vergini di Neith per il titolo di
Gran Sacerdotessa. Anche l'abito, di pelle di capra, era tipico delle
donne libiche.
Per
l'uccisione di Pallade: è una tarda versione patriarcale
data da Apollodoro, che punta sulla paternità di Zeus verso
Atena (lui avrebbe protetto la figlia contro la sorellastra Pallade,
che era figlia di Tritone ). Però, l'egida (la sacca magica
di pelle di Capra di Atena) era già della Dea molto tempo
prima che Zeus si attribuisse la paternità di Atena.
In
Erodoto, poi, si dice che certe grida di trionfo che a lei erano
dedicate (olou, olou) erano già di origine libica.
Infine,
"Tritona" significa "la terza regina", il membro più anziano
della triade, la madre della fanciulla che combatté contro
Pallade e che poi divenne ninfa.
Zeus
e Meti
Per
alcuni, Athena sarebbe figlia di un gigante alato a forma di caprone,
di nome Pallade, che poi avrebbe cercato di violentarla; ma lei sarebbe
riuscita a strappargli le ali applicandole alle proprie spalle e usando
la sua pelle per farsi l'egida; per questo avrebbe come epiteto
Pallade. Per altri, l'egida sarebbe fatta con la pelle della Gorgone
Medusa (scorticata da Atena dopo che Perseo la ebbe decapitata). Per
altri sarebbe figlia di un certo Itono (re di Itone nella Ffiotide) e
che Athena avrebbe ucciso per errore Iodama, figlia del re, facendole
vedere la testa della Gorgone (quindi, tramutandola in sasso) mentre
oltrepassava il recinto sacro. Per altri, Athena sarebbe figlia di
Poseidone ma la Dea lo rinnegò, chiedendo di essere adottata
da Zeus, che accettò.
Mentre
il mito sacerdotale narra che Zeus inseguisse vogliosamente la
Titanessa Meti che prese varie forme per sfuggirgli; alla fine fu
raggiunta e fecondata. Un oracolo disse che sarebbe nata una figlia, e
che se Meti avesse concepito una seconda volta, sarebbe nato un figlio
maschio che avrebbe spodestato Zeus.
Allora,
mentre giaceva con lei, Zeus inghiottì Meti (che da allora
sembra desse consigli a Zeus dal suo ventre). A tempo debito, Zeus ebbe
una forte emicrania, lungo il lago Tritone, ma giunse Ermete che
capì quale fosse il problema. Egli chiamò Efesto
o Prometeo e questi aprì la testa del Dio con un'ascia.
Così,
nacque Athena, adulta ed armata di tutto punto, urlando.
Questa
narrazione eliminerebbe le origini matriarcali di Athena, rendendola
figlia del patriarcato. Infatti, il mito parla della saggezza come di
un attributo maschile; ma fino a quell'epoca, solo la Grande Dea era
stata saggia.
Esiodo
avrebbe così conciliato tre fattori contrastanti:
a
) Athena era nata da partenogenesi dalla titanessa Meti, legata a
Mercurio, alla saggezza e alla sapienza;
b
) Zeus, inghiottendola, ne avrebbe acquisito la saggezza (quindi gli
Achei soppressero il culto dei Titani e attribuirono il monopolio della
saggezza a Zeus);
c
)Athena era figlia di Zeus (cioè gli Achei insistettero
perché gli Ateniesi riconoscessero il supremo potere
patriarcale di Zeus).
Quindi,
Atena diventa qui la fedele interprete di Zeus e nega la discendenza
matriarcale. Al suo servizio officiano sacerdoti e non sacerdotesse.
Per
l'epiteto Pallade, Graves dice che la parola "vergine" non si addice
molto ad un gigante alato; forse questa versione del mito nasce da una
rappresentazione delle nozze rituali della dea (Atena Latria) e un
re-caprone, avvenute dopo il combattimento rituale contro la rivale.
L'usanza
libica del matrimonio col caprone, ci dice Graves, si diffuse
nell'Europa del nord e si ritrovò nelle maschere di
Calendimaggio.
Il
rifiuto di Poseidone come padre forse è dovuto a qualche
sovvertimento di governo nella città di Atene, mentre per
quanto riguarda Itono (uomo-salice) si può dire che gli
Itoni sostenevano di aver onorato Atena molto prima degli Ateniesi (il
salice le sarebbe stato sacro nella Fftiotide).
Per
quanto riguarda l'egida, era sacra presso i libici, rappresentava la
tunica di castità delle fanciulle e l'uomo che l'avesse
strappata contro la loro volontà sarebbe stato messo a morte
(ecco perché il volto della Gorgone su quella di Athena che
forse, più che uno scudo, poteva essere una fodera da
applicare su un disco sacro). Inoltre, sembra che Athena fosse non solo
la Dea principale di Atene, ma anche di Argo, Sparta, Troia, Epidauro,
Trezene, Feneo (località pre elleniche).
Carattere
ed imprese di Poseidone
Anche
qui appare Athena. Perché? Proprio perché ebbe da
scontrarsi con il Dio del mare. Siccome egli cercava sempre di
conquistarsi delle terre, un giorno ebbe delle pretese sull'Attica e
addirittura scagliò il suo tridente in Atene dando origine
ad un pozzo d'acqua marina. Poco dopo,durante il regno di Cecrope,
Athena prese possesso dell'Attica in modo più generoso,
piantando l'ulivo vicino a questo pozzo, ma Poseidone, arrabbiato, la
sfidò a duello; Athena avrebbe accettato, se non fosse che
Zeus evitò lo scontro, volendo giudicare i due. Vennero
giudicati nel tribunale olimpico con Cecrope testimone; le Dee
appoggiavano Atena, gli Dèi Poseidone, ma per maggioranza fu
Athena a vincere il governo dell'Attica, poiché aveva fatto
il dono migliore alla terra. Ma Poseidone, furente, allagò
la pianura triasia dove sorgeva la prima Atene (la città di
Atena) e allora la Dea si trasferì in quella che fu la
futura Atene.
Per
placare il Dio, le donne ateniesi rinunciarono al voto e fu proibito
agli uomini di portare il cognome della madre, come invece si era fatto
fino ad allora. Inoltre, Poseidone contese ad Athena anche un'altra
terra, Trezene, e allora Zeus la fece dividere equamente tra i due, ma
essi non ne furono affatto contenti. Inoltre, Poseidone si vantava di
aver inventato le briglie, ma in realtà questa è
un'invenzione di Athena.
Carattere
e natura di Afrodite
Qui
si narra del fatto che le Moire diedero ad Afrodite un solo compito
divino, quello cioè di fare l'amore; ma un giorno Athena la
sorprese che tentava di usare il telaio, rischiando quindi di usurpare
le sue prerogative.
Afrodite
chiese perdono e da quel momento non lavorò mai
più.
Carattere
ed imprese di Ares
Anche
Ares si scontrò con Athena, perdendo miseramente.
La
Dea lo sconfisse, infatti, ben due volte in battaglia, in quanto
più agile di lui.
Carattere
ed imprese di Apollo
Ecco
il racconto di come Apollo uccise il satiro Marsia, che era seguace
della Dea Cibele.
Un
giorno Athena si costruì un flauto doppio con ossa di cervo
e lo suonò ad un banchetto degli Dèi.
In
quel momento, Era ed Afrodite cominciarono a ridacchiare e lei non
capiva come mai, visto che la musica piaceva agli altri. Allora,
andò a suonarlo in un bosco della Frigia, vicino ad un
ruscello, ma quando si guardò riflessa suonare, si vide
gonfia e paonazza, così orribile che scagliò
lontano il flauto maledicendo chi l'avesse raccolto. Marsia fu la
vittima della maledizione: trovò per caso il flauto e subito
lo suonò. La maledizione lo avrebbe portato ad essere
scorticato vivo da Apollo durante una gara musicale.
Carattere
e imprese di Efesto
Nelle
note, Graves ci spiega che "ad Atene, Efesto e Athena abitavano i
medesimi templi e il nome di Efesto può considerarsi una
correzione di hemerophaistos, "colui che brilla durante il giorno"
(vale a dire il sole), mentre Athena è la Dea-Luna "quella
che splende di notte", patrona dei fabbri e di tutte le arti meccaniche.
Pochi
sanno che ogni attrezzo, arma o utensile dell'età del bronzo
aveva poteri magici e che il fabbro era ritenuto una specie di mago.
Così, delle tre persone della triade Lunare di Brigit, la
prima patrocina i poeti, l'altra i fabbri e la terza i medici. Quando
la dea fu detronizzata, il fabbro fu innalzato a divinità
(…)."
Carattere
ed imprese di Athena
Ecco
come la descrive Graves: "Athena inventò il flauto, la
tromba, il vaso di terracotta, l'aratro, il rastrello, il giogo per i
buoi, la briglia per i cavalli, il cocchio, la nave. Fu la prima ad
insegnare la scienza dei numeri e di tutte le arti femminili, come il
cucinare, il filare e il tessere. Benché dea della guerra,
essa non gode delle sanguinose battaglie, come invece accade ad Ares e
a Eris, ma preferisce appianare le dispute e far rispettare la legge
con mezzi pacifici. Non porta armi in tempo di pace e qualora ne abbia
bisogno le chiede in prestito a Zeus. La sua misericordia è
grande. Se nei processi che si svolgono all'Aeropago i voti dei giudici
sono pari, essa di solito aggiunge il proprio per ottenere
l'assoluzione dell'accusato. Ma se si trova in tempo di guerra non
perde mai una battaglia, sia pure contro lo stesso Ares,
perché più esperta di lui nell'arte strategica; i
capitani accorti si rivolgono sempre a lei per avere
consiglio."
Sia
tra i Titani che tra i Giganti ci sarebbero stati dei pretendenti per
Athena, ma lei rifiutò ogni proposta di matrimonio.
Durante
la guerra di Troia, addirittura, la Dea chiese ad Efesto di fabbricarle
un'armatura per non dover chiedere in prestito quella di Zeus che era
neutrale. Lui non volle farsi pagare e le disse che l'avrebbe fatto per
amore… Athena non capì la frase e quando si
presentò nella fucina del Dio, Efesto cercò di
violentarla.
Il
punto è che Efesto era vittima di uno scherzo, di solito non
si comportava così: Poseidone gli aveva detto che Athena
stava venendo alla fucina, col consenso di Zeus, per fare l'amore con
lui. Athena si divincolò da Efesto ma lui eiaculò
sulla sua coscia, sopra il ginocchio. La Dea si ripulì con
della lana che buttò a terra (cadde proprio su Atene)
fecondando così la Madre Terra che era là in
visita. Madre Terra si rifiutò di avere un figlio ottenuto
così da Efesto, non volle accudirlo, e allora se ne
occupò Athena. Chiamò il bimbo Erittonio e per
evitare che Poseidone potesse ridere di tutta questa burla, lo nascose
in un cesto che affidò ad Aglauro, figlia maggiore di
Cecrope, re di Atene, perché se ne prendesse cura lei.
Anche
Cecrope era figlio della Madre Terra e come Erittonio (alcuni dicono
che ne fosse il padre) era metà uomo e metà
serpente; fu il primo re a riconoscere i diritti di
paternità.
Egli
portò molti cambiamenti in Atene e aveva una moglie e tre
figli: Aglauro, Erse e Pandroso. Esse vivevano in una casa
nell'Acropoli. Una sera, di ritorno da una festa sacra, mentre
portavano a turno il cesto di Atena sulla testa, giunse Ermete che
offrì oro ad Aglauro per farlo entrare nella stanza di Erse,
la più giovane, di cui era innamorato. Aglauro prese l'oro
ma non fece nulla per aiutare il Dio poiché, per mezzo di
Athena, essa era diventata gelosa di Erse. Allora, Ermete
entrò con violenza in casa, trasformò Aglauro in
pietra e violentò Erse. Dopo la nascita dei due loro figli,
Erse divenne curiosa e volle vedere il contenuto del cesto di Aglauro,
con la madre e l'altra sorella. Vedendo un fanciullo con la coda di
serpente al posto delle gambe, si spaventarono talmente tanto da
gettarsi giù dall'Acropoli.
Quando
Athena seppe la notizia da un corvo, rimase talmente dispiaciuta che le
cadde dalla mani un'enorme roccia verso l'Acropoli (oggi il monte
Licabetto ) ed inoltre mutò in nero le piume del corvo che
erano bianche e proibì per sempre che i corvi si posassero
sull'Acropoli. Da quel momento, Erittonio si rifugiò
nell'egida di Athena dove lei lo allevò come un vero figlio.
Da adulto, Erittonio divenne Re di Atene, instaurò il culto
di Athena ed insegnò la lavorazione dell'argento.
La
sua immagine fu posta nel cielo nella costellazione dell'Auriga in
quanto introdusse il carro trainato da 4 cavalli.
Per
quanto riguarda questo mito, c'è da dire che Graves parla
del problema verginità in una nota: per gli Ateniesi, Athena
doveva essere per forza vergine, poiché questo indicava
l'inespugnabilità della città stessa.
Allora,
modificarono "i miti secondo i quali Poseidone e Borea le avrebbero
fatto violenza, negando così che Efesto l'avesse messa
incinta di Erittonio, Apollo e Licno (lampada). Fecero derivare il nome
di Erittonio da "erion" (lana) oppure da "eris" (contesa) e "chtonos"
(terra) ed inventarono il mito della sua nascita per spiegare la
presenza, in pitture arcaiche, di un fanciullo serpente che sbuca
dall'egida della Dea.
La
parte di Poseidone nella nascita di Erittonio fu probabilmente molto
più semplice e diretta: se no, perché mai
Erittonio avrebbe dovuto introdurre ad Atene il cocchio a quattro
cavalli di Poseidone?"
Inoltre,
sempre per il rapporto tra Erittonio ed Athena, Graves dice anche
questo: "Athena fu in origine la triplice dea e quando la figura
centrale, cioè la Ninfa, venne soppressa e i miti che la
riguardavano vennero attribuiti ad Afrodite, Orizia ed Alcippe (dee
legate
all'amore
sensuale, n.d.r.) rimasero soltanto la Vergine vestita di una pelle di
capra, e patrona della guerra, e la Vegliarda, che ispirava oracoli e
presiedeva a tutte le arti. Erichtonius è forse una forma
dilatata da Erechtheus che significa "dalla terra dell'erica"
anziché "molta terra" come comunemente si interpreta. Gli
Ateniesi lo rappresentavano come un serpente dalla testa umana
perché era l'eroe o il fantasma del re sacrificato che
rendeva noti i desideri della Vegliarda. Sotto questo aspetto di
Vegliarda, Athena era assistita da una civetta e da un corvo. L'antica
famiglia reale di Atene si vantava di discendere da Erittonio e da
Eretteo, i suoi membri si chiamavano Eretteidi, usavano portare
serpenti d'oro come amuleti e tributavano un culto ad un serpente sacro
sull'Eretteo. Ma Erittonio era anche un vento fecondatore che soffiava
già dai monti coperti d'erica, e una copia dell'egida di
Athena veniva donata a tutte le coppie di giovani
sposi
ad Atene per assicurare fertilità alla sposa."
Inoltre,
tornando alla faccenda di Agraulo, sembra che questo nome fosse uno dei
tanti appellativi della Dea-Luna e, quindi, anche di Athena.
Per
quanto riguarda la cacciata dei corvi dall'Acropoli, è una
variante mitica della cacciata di Crono (che significa "corvo"), quindi
rappresenta la vittoria della religione olimpica. Il corvo che cambia
colore da bianco a nero, invece, può collegare Atena ad una
dea gallese, Branwen, "corvo bianco", che era sorella di Bran. Ed uno
degli appellativi di Athena era "Coronide". Athena, ci racconta Graves,
è modesta come Artemide ma ancor più generosa: ad
esempio, quando Tiresia la sorprese nuda al bagno, non lo fece sbranare
come invece fece Artemide con Atteone, ma gli pose sugli occhi le mani
accecandolo e rendendolo chiaroveggente.
L'unica
volta che davvero Athena si comportò con invidia fu con
Aracne, una principessa di Colofone, in Lidia, molto esperta in
tessitura, più della Dea stessa.Quando porsero alla Dea il
mantello intessuto da Aracne con le immagini degli amori degli
Dèi, non trovandovi errori, Atena si infuriò e lo
distrusse. La principessa allora si impiccò ad una trave,
impaurita ed avvilita, e a quel punto la dea la trasformò in
ragno e tramutò la corda in ragnatela; in questo modo la
ragazza si salvò arrampicandovisi.
Secondo
Graves, questa sfida tra Athena ed Arachne potrebbe essere letta
storicamente come una rivalità commerciale tra gli Ateniesi
e i Lido-Cari che erano di origine cretese ed avevano la supremazia sul
mare.
Se
posso esprimere la mia opinione, penso anche che il mito del ragno
possa ricollegarsi ad un lato della Dea particolare (quindi Arachne
sarebbe un'ulteriore manifestazione della Dea), ovvero quello del mondo
infero/inconscio, il luogo in cui si muovevano nel passato gli
sciamani. E' il lato più femminile, lunare ed irrazionale di
lei che forse il patriarcato ha voluto cancellare rappresentando nel
mito l'ira di Athena verso Aracne. Nel testo "La sapienza di Avalon" di
Brian Bates esisteva, nella mitologia germanica, una Dea Ragno, Le-
Hev- Hev che avrebbe insegnato al pretendente sciamano i misteri a lui
rivolti una volta che avesse accettato di farsi portare nel mondo degli
spiriti da un grosso ragno durante uno stato di coscienza alterato.
Una
tradizione simile si trovava in una tribù delle Nuove Ebridi
dove esisteva addirittura una danza del labirinto legata a questa Dea,
una creatura-ragno che nell'inglese moderno viene anche chiamata
"Incubo". Ed inoltre, il ragno, la sua tela, si ricollega al Wyrd, al
destino ed alle Norne o Parche.
Zagreo
In
questo mito, Graves ci racconta di come Zeus generò in
segreto un figlio da Persefone, chiamato Zagreo. Quando i Titani-
nemici di Zeus- cercarono di mangiare addirittura il bambino, Atena
interruppe il tremendo pasto poco prima della fine e, dopo essersi
impadronita del cuore di Zagreo, lo rinchiuse in una figura di gesso
nella quale soffiò la vita, facendo di Zagreo un immortale.
I
figli del mare
Athena
è legata anche alle Gorgoni: Stimo, Curiale e Medusa. Un
tempo esse erano donne bellissime, ma una notte Medusa giacque con
Poseidone e Athena, infuriata poiché avevano avuto il
rapporto sessuale in uno dei suoi templi, trasformò la
Gorgone in un mostro alato con occhi fiammeggianti, denti lunghi da cui
sporgeva la lingua, unghie di bronzo e serpenti al posto dei capelli;
era così orribile che impietriva con lo sguardo. Quando
molto più avanti Teseo uccise Medusa decapitandola, e dopo
che dal suo corpo furono usciti i corpi dei figli di Poseidone
(Crisaore e Petaso), Athena ne applicò la testa alla sua
egida. Altre versioni raccontano che l'egida della Dea fu fatta con la
pelle della Gorgone che Athena le strappò di dosso.
Più avanti, Graves ci parla anche delle Graie (Enio,
"guerresca"; Panfredo, "Vespa"; Dino, "Terribile"), sempre legate al
mare, così come le Arpie, che probabilmente erano
rappresentazioni dell'Athena arcaica, cioè la
triplice
dea nella veste di distruttrice.
La
rivolta dei Giganti Durante la rivolta dei Giganti contro l'Olimpo,
arrabbiati perché Zeus aveva confinato nel Tartaro i loro
fratelli Titani, Athena si rese indispensabile. Come?
Siccome
Era profetizzò che i Giganti non sarebbero mai stati uccisi
da un dio ma solo da un umano che vestisse di pelle di leone (e solo se
avesse trovato, prima dei Giganti stessi, un'erba che lo avrebbe reso
invulnerabile che crescesse in un luogo segreto), Zeus chiese aiuto
alla Dea e la mandò a chiedere soccorso ad Eracle (l'uomo
con la pelle di leone).
Chiese
poi ad Elio, Selene ed Eos di non brillare per un po'. Alla debole luce
delle stelle, Zeus vagò in una regione indicatagli da
Athena,
trovò l'erba magica a la portò sull'Olimpo.
Così,
gli Dèi poterono affrontare la battaglia.
Non
solo. Athena diede indicazioni ad Eracle durante lo scontro,
così come fu l'unica delle divinità a tenere
testa a Porfirione, uno dei Giganti, durante il combattimento. Alla
fine, comunque, vinsero gli Olimpi e quando i Giganti superstiti si
rifugiarono sulla terra, gli Dèi li inseguirono ed Atena
scagliò un grande masso contro Encelado che venne colpito,
appiattendosi e divenendo l'isola di Sicilia.
Tifone
Quando
Tifone, figlio della Madre Terra e del Tartaro, attaccò gli
Dèi per vendicare i Giganti, tutte le divinità
olimpiche scapparono, tranne Atena: lei rimproverò Zeus per
la sua codardia finché questi non decise di scagliare una
folgore contro Tifone, oltre a colpirlo col falcetto di cui si era
servito per castrare Urano.
Atlante
e Prometeo (Titani) Si racconta che prometeo fosse presente alla
nascita di Athena grazie alla sua saggezza e che la Dea gli
insegnò l'architettura. Ed ecco, poi, il mito di Prometeo:
un giorno, a Sicione, ci fu una disputa riguardo alle parti di un toro
sacrificato che si dovevano offrire agli Dèi e sulle parti
che gli uomini potevano tenere per sé. Prometeo fece da
arbitro e scuoiò e smembrò il toro, ricucendo la
sua pelle in modo da formare due sacche.
Una
sacca la riempì con tutta la carne dell'animale e la nascose
sotto lo stomaco (boccone meno buono), l'altra conteneva le ossa,
nascoste sotto uno strato di grasso. Quando le presentò a
Zeus, il Dio si ingannò scegliendo la sacca con il grasso e
le ossa (che da quel giorno fu la porzione per gli Dèi), ma
punì Prometeo privando gli uomini del fuoco. Allora,
Prometeo corse da Athena: lei lo fece entrare di nascosto nell'Olimpo,
così che l'uomo poté rubare il fuoco e riportarlo
sulla terra. Zeus si vendicò facendo incatenare Prometeo ad
una roccia, facendogli mangiare il fegato (che si rigenerava
continuamente) da un avvoltoio. Non volendo ammettere che di vendetta
si trattasse, Zeus fece circolare la voce che Athena avesse chiamato
sull'Olimpo Prometeo perché aveva una relazione con lui.
Secondo
Graves, riguardo a questa presunta relazione, è possibile
che gli Ateniesi, volendola negare, abbiano identificato - ad Atene,
almeno - Prometeo con Efesto, del quale si narrava la stessa leggenda
in quanto lui ed Atena condividevano lo stesso tempio sull'Acropoli.
Asclepio
Sappiamo
che Apollo fu amante di Coronide (figlia di Flegia, re dei Lapiti), e
dovendosi recare a Delfi le lasciò in custodia un corvo
dalle penne bianche. Quando il corvo partì per avvertire il
Dio che la donna lo stava tradendo con Ischi (figlio di Elato), Apollo,
che aveva già divinato il tutto, maledisse il corvo per non
aver accecato l'amante della donna e da allora le sue piume sono
divenute nere. Vi sono anche altre versioni del mito. Fatto sta che
Coronide era incinta di Apollo; il bimbo che nacque dalla loro unione
era Asclepio, cresciuto dal padre e allattato da una capra. Il ragazzo
imparò da Apollo e da Chirone (il centauro)a curare: guariva
i malati e ricevette da Atena in dono due fiale contenenti il sangue
della Gorgone Medusa.
Il
sangue estratto dal lato sinistro di Medusa serviva per resuscitare i
defunti, mentre la parte destra poteva dare la morte istantanea.
Secondo alcuni Athena e Asclepio si divisero il sangue.
Asclepio
lo avrebbe usato per salvare vite umane, mentre la Dea per scatenare le
guerre. Tra l'altro, due gocce del sangue Atena le aveva date anche ad
Erittonio: una per uccidere, l'altra per curare e aveva fissato al
corpo di serpente del fanciullo due fiale con bende d'oro. Per quanto
riguarda questa relazione tra Coronide e Apollo: Graves ci dice che la
Dea Atena ricevette l'appellativo di "Coronide" per via del corvo
oracolare (per cui: non poteva essere vergine, se era lei Coronide,la
quale aveva giaciuto con Apollo).
L'altro
appellativo era "Igea", dovuto alle sue capacità curative.
Ella usava vischio ("ixias", parola legata ad Ischi, che significa
"forza" e ad Issione, "il forte nativo").
Il
vischio nell'Europa orientale è un parassita della quercia
ed "Esculapio", il nome latino di Asclepio, che significa "colui che
pende dalla quercia esculenta" (cioè il vischio),
può forse essere la forma più antica delle due.
Il
vischio veniva identificato con i genitali della quercia e quando i
Druidi lo staccavano lo facevano con un falcetto d'oro come fosse una
evirazione simbolica. Come dice Graves, in antichità si
pensava che il liquido appiccicosa del vischio fosse lo sperma della
quercia, dotato di grandi capacità curative.
Enea
scese negli Inferi con un ramo di vischio in mano, come ricorda Frazer
nel "Ramo d'oro", per poter tornare nel mondo dei vivi.
Il
fatto che Athena distribuisse ad Asclepio e ad Erittonio il sangue
della Gorgone fa supporre, secondo l'autore, che questo tipo di culto
fosse custodito dalle sacerdotesse e che chi cercasse di scoprirne il
segreto fosse punito con la morte (la testa della Gorgone è
un forte monito). Secondo lui, il sangue del re della quercia
sacrificato, o del fanciullo che lo sostituiva (vedi scontro tra re del
vischio e re dell'agrifoglio di cui Graves parla anche in "La Dea
Bianca"), veniva probabilmente distribuito durante il sacrificio con il
succo di vischio. N.B. sia Erittonio che Asclepio hanno una forma
serpentina, quindi sono eroi oracolari; parecchi serpenti, dice Graves,
erano allevati nel tempio di Asclepio, poiché erano simboli
di rigenerazione (i serpenti cambiano pelle ogni anno).
La
capra che allatta Asclepio è forse la Dea-Capra Athena (si
ricordi la sua egida in cui si rifugia Erittonio). Per la maledizione
del corvo: essa è comune sia ad Apollo che ad Athena; questo
perché, secondo Graves, quando Athena venne vista come
Vergine e leale figlia di Zeus, dovette seguire l'esempio di Apollo e
maledire il corvo che un tempo le era caro.
©
2005 Questo è un testo scritto da Xenia per il quaderno
Labrys n.2- Imbolc 2005,
Bibliografi
e fonti:
Enciclopedia
delle religioni Garzanti; Milano,2000
Anthony
S. Mercatante, Dizionario universale dei miti e delle leggende; CN, 2003
Robert
Graves, I miti greci (Vol. I-II); (edizione speciale per Il Giornale
tratto da Longanesi, 1963); TN.
Robert
Graves, La dea bianca (Azzate, 1998)
Inni
Orfici,a cura di Gabriella Ricciarelli/Fondazione Lorenzo Valla;
edizione Arnoldo Mondadori.
Losapevi
dell'arte, Eroi e Dèi dell'antichità (prima e
seconda parte, volumi 5 e 6); Roma, 2004
Le
grandi civiltà del passato, Vol.3, Antica Grecia (a cura di
Furio Durando ); Milano, 2004
La
Grande storia dell'arte, vol.15, Arte Greca;Roma 2003
Brian
Bates, La sapienza di Avalon- alle fonti del pensiero celtico; Bergamo,
1998.
I
grandi musei del mondo, volumi 3 (Louvre, Parigi) e 17 (British museum,
Londra);Milano,
Omero,
Odissea; edizione Mondolibri s.p.a; Milano, 2003;
Brian
Bates, La sapienza di Avalon – alle fonti del pensiero
celtico; ed. Rizzoli; Bergamo,1998;
La
Grande storia dell'arte, Arte greca;( vol.15 ); gruppo editoriale
l'espresso; Roma,2003;
Art
dossier n. 128: Simbolismo, a cura di Maria Teresa Benedetti; ed.
Giunti; Prato,1997;
Dei
Eroi legati ad Atena : la Dea Bianca
Europa
e Cadmo
In
questo mito si racconta di come Cadmo, figlio di Agenore (a sua volta
figlio di Libia e Poseidone) e di Telfassa (o Argiope) eresse un
simulacro di Athena a Tebe.
Cadmo
disse ai compagni con cui era giunto là, che si doveva
sacrificare una vacca ad Athena e disse loro di attingere acqua
lustrale presso una fonte di Ares.
Ma
egli non sapeva che la fonte fosse custodita da un serpente che
morsicò gli uomini; Cadmo si vendicò
schiacciandogli la
testa con una pietra. Non appena ebbe fatto il sacrificio, la Dea
apparve e lo lodò per ciò che aveva fatto e gli
ordinò di piantare sottoterra i denti del serpente. Dopo che
lo
ebbe fatto, gli uomini che erano morti balzarono in piedi.
Cadmo
e Armonia
Qui
si racconta del primo matrimonio di mortali a cui parteciparono gli
Dèi dell'Olimpo, cioè del matrimonio di Cadmo ed
Armonia,
figlia di Afrodite e di Ares.
Athena
aveva affidato la regione della Boezia a Cadmo che aveva espiato 8 anni
di servizio come schiavo presso Ares per aver ucciso il serpente alla
fonte. Altre versioni raccontano che Athena gli diede in sposa Armonia
quando si recò in Samotracia. Athena donò alla
sposa una
veste aurea che le conferiva una dignità divina ed una serie
di
flauti.
Belo
e le Danaidi
In
questo mito si parla delle 50 figlie di Danao ( figlio di Re Belo
regnante di Chemmi, nella Tebaide ), chiamate Danaidi. Alla morte di
Belo, il nostro temette un complotto da parte dei fratelli e quando un
oracolo gli diede ragione e disse che il gemello Egitto voleva
uccidergli le figlie, Danao decise di fuggire dalla Libia, che egli
governava. Ed ecco entrare in scena Athena che lo aiutò a
costruirsi una nave per sé e per le figlie; fu per questo
che
poi Danao dedicò alla Dea una statua a Rodi, dove
passò
per andare verso la Grecia.
Eaco
Questo
mito parla di Eaco, figlio generato da una donna, Egina, e da Zeus.
Eaco regnava su Enone, sull'isola chiamata da lui Egina. Si racconta
che fu lui a chiamare la nuova gente con cui ripopolò
l'isola
"Mirmidoni" (formiche) in occasione di un ringraziamento a Zeus.
Ma
altri raccontano che i Mirmidoni furono così chiamati in
onore
di Re Mirmidone, la cui figlia Eurimedusa fu sedotta da Zeus sotto
forma di formica e, da allora, le formiche sarebbero sacre in
Tessaglia.
Altri
narrano, invece, di una Ninfa chiamata Mirmece che, quando vide la sua
compagna Athena inventare l'aratro, si vantò di averlo
inventato
lei per prima; per punizione, venne trasformata in formica dalla Dea.
Atamante
In
questo mito viene citata una donna, Ino, sorella di Semele - la donna
da cui Zeus ebbe Dioniso.
Ino
avrebbe aiutato la sorella a nascondere il piccolo Dioniso dall' ira
della moglie di Zeus, Era.
In
una nota riguardante a questo racconto, Graves ci spiega che Ino
è anche chiamata Gorgopide (volto arcigno), che era un
appellativo di Athena.
Tra
l'altro, la povera Ino, a causa delle trame di Era, finisce per
suicidarsi buttandosi dal monte Moluride sul quale stava un tale
Scirone che precipitava i viandanti in mare. Questo Scirone, ci dice
Graves, porta il nome del bianco parasole (o paraluna) che veniva
portato in processione in onore di Athena; mentre la roccia Moluride
egli ipotizza che potesse essere un promontorio da cui venissero
buttati giù il re sacro o i suoi sostituti in onore della
Dea
Luna Atena/Ino.
Forse
il parasole si usava per rallentare la caduta.
Perseo
Qui
si parla dell'eroe Perseo, figlio di Danae e Zeus, sceso su di lei
sottoforma di pioggia d'oro. Egli venne cresciuto da Re Polidette, dopo
che suo fratello ebbe trovato un'arca - col bimbo e la madre - lasciata
su un fiume dal padre di Danae.
Sembra
che Polidette volesse sposare a forza Danae e che Perseo si opponesse;
anche se altri raccontano che questo Re Polidette riuscì
subito
a sposare Danae e che avesse cresciuto Perseo nel tempio di Athena.
Fatto sta che, nella prima versione del mito, pur di evitare che il Re
sposi sua madre, Perseo pensa di fargli, come dono di nozze con
un'altra donna (che il re finge di voler sposare al posto di Danae) la
testa della Gorgone Medusa e glielo dice. Il re sembra esserne
contento.
Athena,
sentendo il dialogo tra i due, ed essendo nemica dichiarata di Medusa
(avendola lei stessa trasformata nel mostro che è)
accompagna
Perseo nell'impresa. Prima lo porta nella città di
Dietterione,
nell'isola di Samo, dove oggi si vedono i simulacri delle tre Gorgoni,
perché Perseo possa distinguere Medusa dalle sorelle; poi
gli
consiglia di non guardare mai negli occhi direttamente Medusa, ma la
sua immagine riflessa, e per questo gli dona uno scudo lucente.
Perseo
va nel posto giusto, trova le Gorgoni addormentate tra le statue di
persone e animali pietrificati da Medusa; poi, egli fissa lo sguardo
sulla Medusa riflessa nello scudo, Athena guida la sua mano e con un
solo colpo di falcetto decapita la Gorgone. A questo punto, dal
cadavere del mostro escono il cavallo alato Pegaso e il guerriero
Crisaore, con una falce dorata in mano. Perseo non sa che Poseidone
aveva generato precedentemente questi esseri in Medusa all'ombra di un
tempio di Athena.
Alla
fine, seppellisce sotto un tumulo di terra la testa della Gorgone nella
piazza di Argo.
Per
quanto riguarda Medusa, si racconta che fosse la bellissima figlia di
Forco che oltraggiò Atena e guidò in battaglia i
Libici
del lago Tritonide.
Bellerofonte
Bellerofonte,
figlio di Glauco e nipote di Sisifo, fu il personaggio che dovette
cercare di catturare Pegaso, il cavallo dallo zoccolo lunato (quindi
legato alla dea Lunare). In quel periodo, Pegaso, che di solito stava
sul monte Elicona, si trovava sull'Acropoli presso una delle fonti, la
fonte Pirene; Bellerofonte, rintracciandolo, gli passò sopra
il
capo una briglia d'oro, dono di Atena. Altri però dicono che
Athena consegnò a Bellerofonte il cavallo già
imbrigliato
ed altri ancora che fu il padre suo Poseidone a consegnarglielo
(successivamente, Bellerofonte uccise la Chimera con l'aiuto di Pegaso).
Come
ci spiega Graves, il mito di Bellerofonte che domina Pegaso (il cavallo
della Luna usato nei riti propiziatori della pioggia) con l'aiuto di
una briglia fornitagli da Athena, lascia supporre che il candidato a
diventare il re sacro fosse incaricato dalla Triplice Musa ("dea della
montagna") o dalla sua rappresentante, di catturare un cavallo
selvaggio; allo stesso modo Eracle, più avanti,
cavalcò
Arione (essere lunare che sta in alto).
Graves
aggiunge poiche a giudicare da certi riti primitivi danesi e irlandesi,
la carne di questo cavallo venisse mangiata in modo sacrale dal re dopo
la sua rinascita simbolica dalla dea della montagna con la testa di
giumenta (una forma di Divinità femminile che si ritrova,
tra
l'altro, in molte altre culture: pensiamo ad Epona o a Rhiannon, dee
celtiche legate sempre ai cavalli).
Per
l'autore, questa parte del mito può ricordare anche la
conquista
dei santuari della Dea della montagna ad Ascra, sul monte Elicona e a
Corinto, compiuta dagli invasori elleni. Un evento analogo si
rispecchia nella leggenda di Poseidone che usa violenza all'arcade
Demetra dalla testa di cavalla generando in lei il cavallo lunare
Arione; inoltre, è sempre Poseidone a usare violenza a
Medusa,
generando in lei Pegaso.
Gli
amori di Minosse
In
una nota riguardante il mito di Minosse, Graves ci dice che sembra che
a Creta il culto della capra precedesse il culto del toro (che si
ritrova anche in molte pitture parietali nella Creta Minoica) e che
Pasifae (che si innamora del toro, con cui genera il Minotauro), in
origine, si unisse al re-capro. Si parla qui di una donna, Britomarti,
che per sfuggire alla violenza che le voleva usare Minosse, scappando,
si gettò in mare (venne salvata poi dai pescatori). Per
questo
venne divinizzata da Artemide con il nome Dittinna. Ma altri suoi nomi
sono Afea (La signora del lago) e Lafria. Lafria (colei che conquista
il bottino), il nome dato a Dittinna nell'Isola di Egina, era anche
l'appellativo della Dea-capra Atena che si narra fosse stata assalita
dal caprino Pallade che essa scuoiò servendosi poi della sua
pelle per farsi l'egida.
L'epiteto
"Lafria" ci fa supporre, dice Graves, che la Dea fosse l'inseguitrice e
non l'inseguita.
Teseo
e Medea
In
questo mito si parla della gelosia di Medea, seconda sposa di Egeo
(padre di Teseo) verso il figliastro (Teseo era figlio di Egeo ed Etra:
quando il bambino nacque, Egeo non lo seppe subito e così si
prese come sposa Medea pensando che con le sue arti magiche gli potesse
dare un figlio; evidentemente, temeva di non poter avere figli con
l'altra moglie).
In
una nota, Graves ci parla della tribù di cui forse facevano
parte sia la Grande Sacerdotessa di Atena ad Atene, sia la Grande
sacerdotessa di Era: la tribù del leone ( di cui entravano a
far
parte i re sacri per adozione ). Ma non solo: come Era aveva il cuculo
come animale di origine totemica, Athena aveva, oltre alla civetta,
anche l'aquila marina (nell'Odissea)e la rondine; mentre quando veniva
rappresentata a fianco di Apollo prendeva le forme di un avvoltoio
(nell'Iliade) e, se era accanto ad Era, come colomba. Su un vaso
ateniese del 500 a.C. venne rappresentata anche come allodola. Il
nostro ci spiega anche che fino all'epoca classica esisteva una
cerimonia in cui gli iniziati della tribù della civetta si
travestivano come questo animale e dovevano cercare di catturare i loro
uccelli totemici in una cerimonia parecchio complicata.
Edipo
Qui
si narra del cieco Tiresia, il veggente più famoso della
Grecia
a quei tempi, che aiutò anche Edipo con i suoi vaticini.
Alcuni
dicono che Athena, dopo aver accecato Tiresia perché
inavvertitamente l'aveva vista fare il bagno, si lasciò
commuovere dalle lacrime della madre di lui e, preso il serpente
Erittonio dalla sua Egida, gli ordinò : "Lava le orecchie di
Tiresia con la tua lingua affinché egli possa intendere il
linguaggio profetico degli uccelli".
Inoltre,
la Dea donò al nostro un bastone di corniola per reggersi.
I
sette contro Tebe
Nel
mito si narra di cosa accadde a Tebe dopo la cacciata e la morte del re
Edipo.
I
due figli, Polinice e Eteocle, gemelli, si erano divisi i periodi in
cui regnare.
Ma
accadde che Eteocle, con una scusa, non volle smettere di regnare e
fece cacciare il fratello. Così come venne bandito dalla
città un altro uomo, Tideo, con l'accusa di aver ucciso
volontariamente il fratello (anche se lui diceva che fosse stato un
incidente). Questi due, Polinice e Tideo, erano pretendenti alla mano
delle figlie del Re Adrasto, regnante di Argo. I due sposarono le
figlie del re per diventare i principi di Argo, ma prima del loro
insediamento il re disse che voleva marciare su Tebe, per conquistare
quel regno. Venne fatta una spedizione di 7 campioni: Polinice, Tideo e
5 uomini di Argo. Durante la guerra, un tebano, Melanippo,
ferì
Tideo al ventre; Atena era molto affezionata a Tideo e quando lo vide a
terra morente si affrettò a chiedere a Zeus un filtro
miracoloso
che l'avrebbe risanato subito. Ma Anfiarao, uno dei 7 campioni, odiava
Tideo che aveva spinto la gente di Argo a questa guerra ed allora, con
ingegno, corse da
Melanippo
e gli tagliò la testa gridando: "Questa è la tua
vendetta!" e diede la testa a Tideo. Poi, gli disse: "Spacca il cranio
e inghiottine il cervello": Tideo obbedì e Athena, che
arrivava
in quel momento con il filtro, lo rovesciò a terra fuggendo
disgustata.
Il
processo ad Oreste
Qui
si parla del processo fatto ad Oreste a seguito dell'assassinio,
perpetrato da lui con la complicità della sorella Elettra,
contro la madre Clitemnèstra ed il suo amante, Egisto,
poiché essi avevano ucciso il Re Agamennone - sposo di
Clitemnèstra e padre di Oreste ed Elettra ( i quali avevano
voluto vendicarlo ).
Durante
questo processo, Athena diede una mano ad Oreste, avendone sentito le
suppliche nel suo nuovo territorio troiano, lo Scamandro; giunse ad
Atene e raccolse i più nobili tra i cittadini e i giudici
per
giudicare quel caso di omicidio. Oreste venne difeso da Apollo mentre
le Erinni (che erano personificazioni dei rimorsi di coscienza e
perseguitavano chi avesse commesso una grave "hybris") fecero la parte
delle accusatrici. Siccome la votazione dei giudici si chiuse alla
pari, Athena si dichiarò dalla parte di Agamennone - il
vendicato - dando il suo voto decisivo in favore di Oreste che venne
prosciolto.
Le
Erinni placate
Qui
si racconta che, a seguito dell'aiuto ricevuto dalla Dea, Oreste
dedicò un altare ad Atena Guerriera; ma le Erinni
insoddisfatte
minacciarono di rendere sterile l'Attica, con la conseguente morte
della popolazione. Allora Athena cercò di placarle
adulandole:
finse di ammettere che le Erinni fossero più sagge di lei e
propose loro di stabilirsi in una grotta nei pressi di Atene, dove
sarebbero state onorate da una grande quantità di devoti; la
Dea
promise loro altari, sacrifici, libagioni e anche primizie dopo ogni
matrimonio che si fosse celebrato e per la nascita di ogni bambino ecc.
Se avessero accettato, nessuna casa ateniese che non onorasse le Erinni
avrebbe potuto prosperare: ma esse, in cambio, dovevano impegnarsi ad
invocare i venti favorevoli per la flotta della città e
messi
abbondanti e matrimoni fecondi, estirpando la razza degli empi,
cosicché ad Atene fosse assicurata la vittoria in guerra. Le
Erinni accettarono l'offerta. Da quel
giorno
esse, invocate col nome di Venerande, lasciarono Atene e vennero
celebrate dal popolo. Solo tre delle Erinni, però, avevano
accettato la proposta di Athena. Le altre continuarono a perseguitare
Oreste.
Ifigenia
in Tauride
In
seguito alle Erinni che non accettarono l'idea di Athena, Oreste
andò a Delfi minacciando di suicidarsi se Apollo non lo
avesse
liberato dalle persecutrici. La Pizia, allora, gli disse di partire per
andare fino al Mar Nero e che si sarebbe liberato dal tormento se egli
si fosse impadronito della statua lignea di Artemide nel Chersoneso, in
Tauride, per riportarla ad Atene (o, in un'altra versione,
nell'Argolide).
Fatto
sta che, una volta trovata la statua, mentre cercava di metterla in
mare con l'aiuto di altri, tra cui anche Ifigenia (che egli credeva
morta in un sacrificio) un vento improvviso li scagliò verso
la
riva rocciosa e sarebbero tutti morti se Atena non avesse pregato
Poseidone di placare il mare.
Poco
dopo, nel suo viaggio di ritorno, Oreste si fermò nell'isola
di
Sminto. Athena, comunque, aiutò Oreste anche cercando di
placare
il re della Tauride, Toante (figlio di Arianna e Dioniso) che avrebbe
voluto punire i fuggiaschi - Oreste e compagnia bella - che stavano
fuggendo con la statua.
Alla
fine Oreste riuscì ad uccidere Toante e a giungere sano e
salvo
a Micene con il simulacro della Dea, e le Erinni lo lasciarono stare.
Altri
dicono che sia giunto a Rodi, ma si racconta anche che Atena sia
apparsa ad Oreste dicendogli di andare a Braurone, dove la statua
avrebbe dovuto essere messa nel tempio di Artemide Tauropolo e placata
col sangue sgorgato dalla gola di un uomo. Athena designò
Ifigenia come sacerdotessa di quel tempio, dove sarebbe vissuta fino
alla morte. Le offerte al rito avrebbero dovuto comprendere anche gli
abiti delle ricche matrone morte di parto.
La
giovinezza di Eracle
Qui
si parla di Eracle, figlio di Alcmena e di Zeus.
Per
paura della gelosia di Era, Alcmena lasciò il bimbo in un
campo;
su istigazione di Zeus, Athena portò a passeggiare Era
proprio
in quel luogo.
Athena,
fingendo sorpresa, disse ad Era: "Guarda, mia cara, che bimbo
eccezionalmente robusto!", prendendo il bimbo tra le braccia. Athena
convinse Era, che aveva il latte, ad allattare la creatura.
Il
piccolo Eracle si attaccò al petto della Dea con tale forza
che
lei staccò il bimbo da sé facendo schizzare del
latte nel
cielo, dando origine alla Via Lattea. Era disse che il bambino era un
mostro e lo disprezzò, ma ormai, avendo bevuto il di lei
latte,
Eracle era immortale ed Athena ridiede con gioia il bimbo ad Alcmena.
La
seconda fatica: l'idra di Lerna
Qui
si parla di come Athena aiutò Eracle contro il mostro idra.
Quando
Eracle giunse a Lerna, lei gli indicò la tana del mostro.
Dietro
consiglio di Athena, Eracle costrinse l'idra ad uscire dalla tana
tempestandola di frecce infuocate e poi l'assalì trattenendo
il
fiato.
La
sesta fatica: gli uccelli Stinfali
In
questa avventura dell'eroe, Athena gli diede una mano nel cacciare gli
uccelli sacri ad Ares che avevano becchi, artigli e ali di bronzo ed
erano divoratori di uomini; essi vivevano lungo la palude Stinfalia.
Mentre Eracle indugiava incerto sulla riva della palude, Athena gli
donò un paio di nacchere di bronzo (o un sonaglio),
fabbricate
da Efesto; Eracle cominciò a battere l'una contro l'altra e
gli
uccelli si alzarono in volo, pazzi di terrore.
A
questo punto, il nostro eroe li uccise a dozzine.
In
una nota legata al mito, Graves ci dice che, benché Athena
continui ad aiutare Eracle, questa fatica non fa parte, a suo parere,
di quelle prove che precedevano le nozze sacre (sempre nell'ottica dei
riti matriarcali) ma glorifica Eracle come il risanatore che scaccia i
demoni delle febbri, identificati come uccelli di palude.
La
dodicesima fatica: la cattura di Cerbero
Qui
si narra di quando Eracle dovette scendere nel Tartaro (gli Inferi) per
catturare il cane a tre teste, Cerbero, dopo essersi prima fatto
iniziare ai misteri Eleusini per prepararsi all'impresa.
Nella
sua discesa al Tartaro fu accompagnato da Athena e da Ermete; ed ogni
volta che egli era esausto, la Dea lo confortava. E fu grazie al suo
aiuto che riuscì, una volta sconfitto Cerbero, ad
attraversare
sano e salvo lo Stige.
La
conquista dell'Elide
Al
ritorno dalle fatiche, Eracle mosse guerre al re dell'Elide, che
odiava.
Alla
prima guerra non vinse, ma nella seconda sì. Dopo averla
messa a
ferro e fuoco, Eracle decise di ripopolare la città e le
vedove
dei guerrieri elei, che furono obbligate a giacere con i soldati di
Eracle, pregarono Athena perché potessero rimanere incinte
al
primo rapporto: la Dea esaudì questa preghiera ed in segno
di
gratitudine le donne alee fondarono un santuario ad Athena Madre.
La
conquista di Pilo
Dopo
aver attaccato l'Elide, Eracle attaccò la città
di Pilo
che si era schierata con Elide. Athena si schierò con lui,
mentre Pilo fu protetta da Era, Poseidone, Ade e Ares.
Mentre
Athena teneva occupato Ares, Eracle affrontò Poseidone,
vincendo
su di lui. Poi aiutò Athena contro Ares, vincendolo e
ferendolo
gravemente. La battaglia andò avanti parecchio. Athena lo
aiutò anche a salvarsi da Periclimeno, l'Argonauta, che
trasformandosi in aquila rischiò di accecare Eracle.
Per
quanto riguarda questo mito, Graves ci spiega che probabilmente questo
racconto potrebbe essere un altro episodio dell'invasione achea del
Peloponneso avvenuta nel XIII° secolo.
Era,
Poseidone, Ade e Ares, cioè le divinità
più
antiche, danno il oro aiuto ad Elide; le più giovani, come
Atena, nata dalla testa di Zeus, ed Eracle come figlio di Zeus, si
oppongono ad esse.
Auge
In
questo mito si racconta di come Eracle, ubriaco, sembrava avesse fatto
violenza alla principessa e sacerdotessa di Athena, Auge (anche se
alcuni narrano che forse l'incontro tra i due fosse voluto da
entrambi).
Un
rapporto sessuale, tra l'altro, avvenuto proprio nel tempio della Dea.
In
una nota legata al racconto, Graves ci dice probabilmente, questa
violenza alla sacerdotessa, possa far identificare questa Athena con
Neith o Anatha, una Dea lunare orgiastica le cui sacerdotesse si
univano ogni anno col re sacro per assicurare un buon raccolto.
Questa
usanza, ci dice, sopravvisse in parte anche nel tempio di Ercole a Roma
- dove la moglie del Dio si chiamava Acca - e a Gerusalemme dove ,
prima delle riforme religiose dell'Esilio, pare venisse celebrato il
matrimonio sacro ogni anno, a settembre, tra il gran sacerdote che
rappresentava Geova e la Dea Anatha. I figli divini che nascevano da
queste unioni diventavano gli Spiriti del Grano dell'anno successivo;
Athena Alea, infatti, era una Dea del grano patrona dei mulini.
Deianira
In
questo mito si narra di come Eracle corteggiò Deianira,
figlia
di Dioniso. Ella non era interessata al matrimonio. E secondo Graves,
anche per il suo amore per la guerra, Deianira poteva essere una
personificazione della pre-olimpica Athena, dea delle battaglie.
Eracle
a Trachine
Eracle
si stabilì per un po' di tempo a Trachine e dopo questo
periodo
e varie altre avventure, si spostò a Itono, nella Ffotide,
dove
vi era un antico tempio di Athena. Qui incontrò Cicno,
figlio di
Ares e Pelopia, che offriva grandi premi a chi si sfidasse con lui in
una gara al cocchio. Ai perdenti egli tagliava le teste e le appendeva
sul tempio del padre Ares (n.b. questo Cicno, però, non
è
lo stesso Cicno che Ares ebbe a Pirene e che poi divenne cigno).
Siccome
Cicno razziava le mandrie del tempio di Delfi, Apollo spinse Eracle ad
accettare la sfida. Eracle si presentò con la corazza d'oro
donatagli da Athena, con l'auriga Iolao (mentre l'auriga di Cicno era
Ares). Ma la Dea lo avvertì che, nonostante avesse avuto da
Zeusa la facoltà di uccidere Cicno, a lui sarebbe spettato
solo
di difendersi da Ares e, anche se vittorioso su Cicno, non avrebbe
dovuto spogliarlo dell'armatura né dei cavalli.
Atena,
poi, salì sul cocchio di Eracle, scrollò l'egida
e fece
scattare in avanti il cocchio. Eracle riuscì ad uccidere
Cicno e
poi affrontò Ares: il Dio scagliò su di lui la
sua
lancia, ma Athena la deviò; Ares venne ferito e alla fine
venne
portato svenuto da Athena sull'Olimpo.
Secondo
Graves, il fatto che Athena salga sul cocchio di Eracle, significa che
essa rappresenta la sposa del nuovo re sacro (Eracle, appunto).
La
riunione degli Argonauti
Qui
si parla del viaggio verso la Colchide da parte di Giasone e degli
Argonauti per riprendere il Vello D'oro e portarlo in terra di Iolco.
Athena stessa ornò la prua della nave Argo con una figura di
buon auspicio, intagliata in una quercia di Dodona sacra al padre Zeus.
La
conquista del Vello d'oro
Qui
si parla di come Era e Athena pensarono di aiutare il loro protetto
Giasone nella conquista del vello; alla fine chiesero aiuto ad Afrodite
la quale ebbe l'idea di fare innamorare Medea di Giasone, con l'aiuto
di Eros. Il tutto perché Medea, grande maga, lo avrebbe
potuto
facilitare con le sue arti magiche. Ed in effetti, così fu;
addirittura, grazie a lei, ultima erede del re di Corinto, Giasone
poté regnare per dieci anni sulla città.
La
fondazione di Troia
Troia
o Ilio non si è sempre trovata dove pensiamo noi.
All'inizio,
dopo che un oracolo disse a Dardano di non fondare una città
sulla collina Ate, dove invece lui avrebbe voluto, poiché se
no
sarebbe stata una città disgraziata, venne costruita alle
pendici del monte Ida, chiamandosi Dardania.
Dardano,
uno dei re di questa prima città, venne a sapere da un
oracolo
che, finché la dote di sua moglie fosse rimasta sotto la
protezione di Athena, la città che stava per fondare sarebbe
stata invincibile. Dardano aveva diversi figli, tra cui Ilo che aveva
vinto la gara di lotto ai giochi in Frigia; il Re Frigio gli diede
anche una mucca pezzata e gli consigliò di fondare una
città là dove la mucca si fosse stesa.
Così
fece: la mucca si stese a dormire sulla collina di Ate e là,
Ilo fondò la sua Ilio.
Tracciato
il solco che segnava i confini della città, Ilo
pregò
Zeus perché gli desse un segno e il mattino dopo
trovò
davanti alla tenda un oggetto di legno, per metà sepolto
nella
terra e coperto di erbacce. Questo oggetto era il Palladio, un
simulacro senza gambe alto tre cubiti, fatto da Athena in memoria della
sua compagna di giochi libica Pallade.
Pallade
(nome che poi Athena aggiunse al suo) reggeva una lancia nella mano
destra e una rocca e un fuso nella sinistra. Il suo petto era coperto
dall'egida. Athena pose prima il simulacro sull'Olimpo, accanto al
trono di Zeus, dove gli furono tributati grandi onori; ma quando la
bisnonna di Ilo, la Pleiade Elettra, fu violata da Zeus e
insozzò il simulacro con il suo tocco, Atena - furibonda -
scaraventò lei e il simulacro sulla terra. Apollo, allora,
consigliò ad Ilo di aver cura della Dea caduta dal cielo
così la città sarebbe stata protetta,
poiché la
forza e il potere, disse, accompagnavano sempre la Dea ovunque.
Ilo
obbedì all'oracolo ed innalzò sulla cittadella un
tempio che ospitasse il simulacro.
Anche
se altri raccontano che il tempio fosse già in costruzione
quando la statua discese dal cielo come dono della Dea.
Si
dice che un giorno, quando il simulacro si trovava ancora in mano ai
troiani, Ilo si precipitò tra le fiamme del tempio per
salvarlo
e rimase accecato; ma in seguito, riuscì a placare Athena e
recuperò la vista.
Paride
ed Elena
Qui
si parla dell'amore famoso tra Paride ed Elena che portò
alla
guerra di Troia. Perché Zeus e Temi fecero scoppiare la
guerra
di Troia? Diciamo che il motivo è poco chiaro.
Ma
la decisione era già stata presa molto tempo prima, quando
la
Dea Eris gettò la mela d'oro della discordia con la scritta
"Alla più bella" sul tavolo del banchetto di nozze tra Peleo
e
Teti. Zeus non volle saperne di appianare la discussione tra Era,
Athena ed Afrodite e lasciò che Ermete guidasse le tre Dee
sul
monte Ida dove Paride, figlio di Priamo e di Ecuba (regnanti di Troia),
avrebbe fatto da arbitro.
C'è
però da fare una premessa su Paride: poco prima della sua
nascita, Ecuba sognò che questo bambino avrebbe portato alla
rovina Ilio. E vi fu anche una profezia che disse che si dovevano
uccidere tutte le principesse troiane e i loro figli nati in un certo
giorno.
In
quel giorno anche Ecuba partorì, ma Priamo
risparmiò loro
la vita. Insomma, Priamo, invece che uccidere egli stesso il figlio,
diede questo compito ad un pastore, Agelao, che non ne ebbe cuore e
abbandonò il bimbo sul monte Ida dove venne allattato da
un'orsa
(che fosse la Dea?).
Avendo
visto questo prodigio, il pastore se lo portò a casa
crescendolo
come un figlio. Crebbe e divenne una persona leale come si vide in una
gara di tori con Ares: Paride aveva promesso che il vincitore avrebbe
ottenuto una corona d'oro e in effetti, quando Ares vinse, Paride
onestamente lo premiò.
Questo
piacque agli Dèi e per questo fu scelto lui come giudice
della
sfida tra le Dee. Quindi: quando Era, Atena e Afrodite giunsero con
Ermete sul monte, si trovarono questo giovane a giudicarle; subito le
fece spogliare per osservarle. Atena chiese che Afrodite si togliesse
la cintura magica che faceva innamorare tutti gli uomini di lei, mentre
Afrodite volle che Atena si togliesse l'elmo perché
così
sarebbe stata più brutta.
Ognuna
di loro cercò di "corromperlo": Era con il potere e la
ricchezza, Athena con la bellezza, la saggezza e la vittoria di tutte
le battaglie; ma nessuna delle due ebbe la meglio. Queste due cose non
gli interessavano.
Afrodite,
invece, gli promise Elena, la donna più bella della Grecia e
moglie di Menelao, dicendogli che Eros lo avrebbe accompagnato a Sparta
per farla innamorare di lui. Subito Paride diede a lei la mela,
facendosi così odiare da Era e Atena che se ne andarono
complottando la distruzione di Troia.
La
prima riunione in Aulide
Nel
mito si narra, oltre che di Paride ed Elena e dei re greci, anche del
giovane Achille, cresciuto da Chirone e sorvegliato con ammirazione sia
da Artemide che da Athena fin dalla giovane età. Inoltre, si
parla anche di Aiace, figlio di Telamone re di Salamina, secondo solo
ad Achille e suo cugino.
Costui
era molto tracotante e credeva di non aver bisogno dell'aiuto degli
Dèi, attirando su di sé la loro ira. In una
occasione,
mentre Athena lo incitava in guerra, lui le gridò di
allontanarsi e di incitare gli altri perché lui ce la faceva
benissimo da solo. Questo comportamento lo avrebbe portato alla morte.
La
pazzia di Aiace
Quando
Teti, madre di Achille, decise di assegnare le armi del figlio - dopo
la sua morte - al più valoroso dei Greci, soltanto Aiace e
Ulisse, che avevano coraggiosamente difeso, spalla a spalla, il
cadavere di Achille, si fecero avanti. Mentre i due si vantavano di
grande imprese in battaglia, Agamennone mandò una spia a
sentire
cosa dicevano in proposito i nemici. Una giovane lodò Aiace
per
aver trascinato via il cadavere di Achille dal campo di battaglia
mentre un'altra, per ispirazione di Athena, lo denigrò e
lodò Ulisse.
Quindi,
le armi andarono a lui. Aiace fu così accecato dall'ira che
decise di vendicarsi la sera stessa: ma Athena lo colpì con
una
crisi di pazzia ed egli si aggirò furibondo con la spada in
mano
tra le mandrie e le greggi razziate a Troia.
Fece
un vero macello di questi animali. Recuperato il senno,
però,
cadde nella disperazione più cupa; lasciando la moglie e il
figlio Eurisace, e con la scusa di doversi bagnare nel mare per
sfuggire all'ira di Athena e trovare un pezzo di terreno incolto dove
seppellirvi la spada, si suicidò.
Il
fratello Teucro, tornato da lontano, rischiò di essere
ucciso
per il macello fatto da Aiace e andò a cercare il fratello
poiché Calcante (profeta) gli disse che egli era stato fatto
impazzire da Athena.
Lo
trovarono già morto.
Alcuni
ritengono, però, che il litigio tra Ulisse ed Aiace fosse
sorto
per decidere chi dei due dovesse tenere il Palladio che avevano rubato
da Troia dopo la caduta della città.
Sembra
poi che il figlio di Eurisace, Fileo, diventato cittadino ateniese,
offrì la sovranità su Salamina ad Athena.
Il
cavallo di legno
Fu
Athena ad ispirare l'idea del cavallo di legno ai Greci ed anzi fu lei
stessa a dirigerne la costruzione. Fu Epeo, nato codardo a causa di una
falso giuramento fatto da suo padre su Athena in passato, a costruire
il cavallo di legno di faggio, vuoto all'interno, con una porticina su
un lato e sull'altro la scritta che diceva che il cavallo era
consacrato ad Athena.
Priamo
e i figli, vedendo che era un tributo alla Dea, proposero di portarlo
nella città (per non essere sacrileghi verso di lei)
causando
così quella che sarebbe stata la distruzione di Troia.
Il
sacco di Troia
Durante
il saccheggio della città, avvennero cose davvero orribili,
come
ad esempio il tentativo di violenza da parte del piccolo Aiace su
Cassandra, rifugiatasi nel tempio di Athena pur di salvarsi: per non
essere trascinata via, ella si attaccò alla statua della Dea
obbligando Aiace a rimuovere anche la statua e facendo adirare Atena.
Alla
fine, Aiace venne punito per questo atto: si narra che la stessa Atena
lo polverizzò con un fulmine preso in prestito dal padre
Zeus.
L'ira
di Pallade ricadde, poi, su quelle che erano le terre governate da
Aiace, cioè Locri Opunzia.
L'oracolo
delfico disse ai sudditi di quelle terre che sarebbero stati
perseguitati dalla carestia e dalla pestilenza se non avessero mandato
due fanciulle a Troia ogni anno per duecento anni.
Da
quel giorno, hanno fatto questo le cento famiglie più
illustri
di Locri: si facevano sbarcare di nascosto le fanciulle (estratte a
sorte) a notte fonda sul promontorio Reteo in stagioni sempre
differenti e venivano introdotte nel tempio di Athena, tramite il
cunicolo segreto già usato a suo tempo da Ulisse e Aiace per
rubare il Palladio.
Se
le ragazze venivano trovate dai troiani, essi le uccidevano, ma una
volta entrate nel tempio erano salve. Venivano tosate, portavano abiti
da schiave e facevano lavori umili nel sacro recinto finché
un
paio di altre fanciulle non davano loro il cambio.
Questo
è un caso storicamente accertato, dice Graves.
Sembra
che la Ilio di Priamo fosse stata colonizzata in parte da Locresi, una
tribù pre - ellenica di Lelegi.
Essi
godevano del diritto ereditario del privilegio di fornire ad Athena una
certa quantità di sacerdotesse; lo continuarono a fare per
molti
anni dopo la fine della guerra di Troia. Questa "maledizione" di Athena
durò mille anni ed ebbe termine nel 264 a.C.
Le
peregrinazioni di Odisseo
Durante
il viaggio di ritorno verso Itaca, Athena aiuta Odisseo in vari
momenti. Uno di questi avviene quando l'eroe lascia l'isola di Calipso:
la Dea crea un vento che placa le onde ( all'insaputa di Poseidone )
davanti ad Ulisse e due giorni egli può così
approdare
all'isola dei Feaci.
Il
ritorno di Odisseo
Al
suo arrivo ad Itaca, Ulisse non riuscì a riconoscere la sua
isola a causa della nebbia in cui l'aveva avvolta Atena.
La
Dea gli si presentò sottoforma di pastorello ed
ascoltò
il suo lungo racconto. Ulisse narrò di essere cretese,
fuggito a
bordo di una nave dopo aver ucciso il figlio di Idomeneo e abbandonato
sulla spiaggia contro la sua volontà.
Egli
chiese al pastorello che isola fosse quella e Athena, ridendo, gli
accarezzò la guancia dicendogli: "Sei un meraviglioso
bugiardo,
se già non conoscessi la verità ti avrei creduto.
Ciò che mi sorprende è tuttavia che tu non mi
abbia
riconosciuto. Io sono Athena. I Feaci ti sbarcarono qui per mio ordine.
Mi spiace che tanti anni siano passati prima che io potessi ricondurti
a casa ma non osavo offendere mio zio Poseidone aiutandoti in modo
troppo palese."
La
Dea gli consigliò, poi, di nascondere le ricchezze donategli
dai
Feaci e lo trasformò in un povero mendicante, portandolo
alla
casa del porcaro Eumeo, fedele ad Ulisse.
Atena
era appena giunta da Sparta dove Telemaco (il figlio di Odisseo) si era
recato per chiedere notizie del padre a Menelao.
E
questo perché c'era il problema dei Proci, i principi che
volevano prendere in sposa Penelope ed occupare il trono di Ulisse.
Essi si erano messi d'accordo per uccidere Telemaco al suo ritorno da
Sparta.
Per
questo, Athena lo aveva fatto ripartire in gran fretta da
là.
Contemporaneamente al viaggio di Telemaco, quindi, Ulisse venne
ospitato da Eumeo e, finché Athena non gli diede il suo
consenso, non disse niente sulla vera sua identità. Poi, al
ritorno di Telemaco,si scoprì anche col figlio.
Successivamente,
Eumeo guidò nella sala dei banchetti Ulisse dove Telemaco
finse
di non conoscerlo. Apparve così Atena (invisibile a tutti
tranne
che ad Ulisse) che consigliò al nostro di aggirarsi in mezzo
ai
tavoli mendicando cibo per rendersi conto di che razza di uomini
fossero i pretendenti: essi erano avari ed avidi.
Più
avanti, Ulisse/mendicante parlò con Penelope: egli le
raccontò di aver incontrato Odisseo, e contemporaneamente
Penelope ordinò alla vecchia nutrice di lavargli i piedi. La
vecchia (Euriclea), riconobbe la ferita alla coscia di Ulisse e
lanciò un urlo di sorpresa: ma lui la prese per la gola
pregandola di non dire nulla, mentre Penelope non si accorse di niente
poiché Athena aveva distratto la sua attenzione.
Durante
la strage fatta da parte di Odisseo e Telemaco contro i Proci, poi,
Athena - in veste di rondine svolazzò sulla sala
finché
tutti i pretendenti giacquero morti all'infuori dell'araldo e
dell'aedo; non avendogli fatto del male direttamente, Ulisse li
risparmiò (anche perché le loro persone erano
sacre).
Dopo
di ciò, il giorno successivo si avvicinò un
gruppo
costituito dai parenti dei Proci uccisi che volevano affrontare Odisseo
, il quale si trovò ad essere aiutato dal padre Laerte; la
lotta
sembrava andare a favore di Ulisse, ma Atena intervenne e propose una
tregua.
Athena:
la Dea Bianca
Il
libro "La Dea bianca" parla moltissimo di Athena, mettendola in
relazione con altre divinità provenienti da differenti
culture;
inoltre, potremmo dire che il libro tragga il suo titolo da un momento
dell'Odissea in cui la Dea Bianca Ino (Athena) appare ad Ulisse in
difficoltà in mare (Odissea, Libro V, 313-364).
L'idea
di una Dea Bianca si ritrova, poi, in tanti miti diversi; pensiamo alle
cerve bianche che rappresentavano la Dea o alla scrofa bianca, la Dea
celtica Kerridwen.
Il
bianco, insomma, è uno dei colori della Dea un po' ovunque.
Diciamo che nel libro di Graves vi sono alcuni passaggi interessanti;
alcuni sono presenti anche nel testo "I miti greci" dello stesso
autore, cose che sono già state dette, mentre altre possono
essere aggiunte per completare il discorso.
Nel
capitolo: "Cane, capriolo, pavoncella", Graves ci parla del culto di
Bran (Dio Irlandese) che mostra molti elementi simili ad Asclepio, il
quale era legato al corvo, poiché sua madre era Coronide
(cornacchia), probabilmente epiteto di Atena a cui questo animale era
sacro in origine.
Suo
padre era Apollo, il cui animale sacro era sempre il corvo. Per cui,
viene sostenuta l'ipotesi che in realtà Asclepio fosse
figlio di
Athena. Tanto è vero che fu proprio lei a donare ad Asclepio
il
sangue della Gorgone per guarire. Più avanti, nel capitolo
"La
Dea bianca", il nostro ci dice che la relazione che Asclepio, Dio della
medicina, aveva con Atena poteva essere quella che c'era tra Iside e
Thoth, Esmun con Istar, Diancecht con Brigit, Odino con Freya e Bran
con Danu: un rapporto di "subalternità", in quanto era
grazie
alla Dea che egli poteva svolgere la sua funzione.
In
un capitolo successivo, "L'alfabeto arboreo (1 )", l'autore ci parla
del salice, pianta sacra alla Dea della luna ed ai poeti. "Il salice"
– dice - "è l'albero degli incantesimi, il quinto
albero
dell'anno ( secondo il calendario celtico Beth-Luis-Nion - n.d.r.), e
cinque (V) era il numero sacro alla dea-Luna romana Minerva (che
condivide con la Dea Indiana Kali, - n.d.r.).
Il
mese va dal 15 aprile al 12 maggio e a metà di questo
periodo
cade la festa di Calendimaggio (30 Aprile-1° Maggio, festa di
Beltane; - n.d.r.) famosa per le sue baldorie orgiastiche e la rugiada
magica.
E'
possibile che portare in processione rami di salice la domenica delle
Palme, festa mobile che di solito cade agli inizi di Aprile, sia
un'usanza che propriamente appartiene all'inizio del mese del salice.
Sempre
riguardo a questo, più avanti, ne "Il sacro e ineffabile
nome di
Dio", si parla del calendario etrusco, adottato dai romani durante la
Repubblica, che "era ordinato per "nundina" o periodi di otto giorni,
in greco "ogdoadi" e anche qui egli riparla del numero 5 legato a
Minerva.
Il
discorso continua: "Possiamo identificare Minerva con Carmenta,
perché a Roma le si attribuiva l'invenzione delle arti e
delle
scienze e perché durante la sua festa, i Quinquatria, si
mettevano in acqua barche decorate di fiori fatte probabilmente di
legno d'ontano. Quinquatria significa "le cinque sale", presumibilmente
cinque stagioni dell'anno, e le si celebrava cinque giorni dopo la
festa primaverile dell'Anno Nuovo della dea calendariale Anna Perenna
(di cui si parlerà dopo - n.d.r.).
E'
quindi possibile che i cinque giorni fossero quelli che restano dopo la
divisione dell'anno in cinque stagioni di 72 giorni ciascuna (si
ricordi che il 5 e il 72 sono numeri sacri anche nel sistema
Beth-Luis-Nion)".
Nel
capitolo "La canzone di Amergin" si parla delle già citate
origini Libiche di Atena (cosa che sosteneva già Erodoto, il
quale la collegava alla dea Neith), del suo essere una dea-capra e
anche del fatto che la Dea fosse patrona dell'arte augurale.
In
"Palamede e la Gru", invece, si parla del suo ruolo nell'uccisione, da
parte di Perseo, della Gorgone, nemica della Dea.
Sembra
che in realtà, la gente di Argo, nel periodo di Pausania,
descrivesse Medusa come un'affascinante regina libica decapitata dal
loro antenato Perseo in seguito ad una battaglia e che pertanto, dice
Graves, la si possa identificare con la dea serpente libica Lamia
(Neith), tradita da Zeus e diventata rapitrice e divoratrice di
bambini. Quindi, indirettamente, dovrebbe essere Athena stessa,
divenuta secondaria dopo la venuta del patriarcato.
Perseo,
prima di andare ad uccidere Medusa, si prepara e va delle tre
Graie/Moire (che avevano come animale sacro il cigno o, probabilmente,
la gru) le vecchie sorelle velate delle Gorgoni, che avevano fra tutte
un solo occhio e un solo dente. Sottratti loro l'occhio e il dente, si
prepara con le armi donategli da Atena (lo specchio) e da Ermes (un
falcetto d'oro) e dai sandali alati come quelli di Ermes ottenuti dalla
tre Ninfe.
Sia
le Graie che le Ninfe sarebbero aspetti della Dea triplice: come Dea
del fato e dell'amore.
Secondo
Graves questo racconto nasconde altro, in modo piuttosto complesso
(descrivere qui il suo ragionamento sarebbe assai difficile), ovvero la
scoperta dell'interpretazione del volo degli uccelli e
dell'interpretazione dell'alfabeto inventato da Carmenta/Athena da
parte del Dio, discorso collegato all'interpretazione che l'autore fa
del Beth Luis Nion. Inoltre, egli sostiene (come già aveva
fatto
J.E. Harrison) che non sia mai esistita una vera Gorgone, ma che essa
fosse un tipo di maschera indossata dalle sacerdotesse della dea
portate per spaventare i profani; i sibili da loro emessi
spiegherebbero il perché dei serpenti. Analogamente nella
Grecia
antica, dice Graves, "si usava mettere una maschera della Gorgone sugli
sportelli dei forni e delle fornaci per spaventare gli spiriti che
avrebbero potuto aprirli e rovinare la cottura." Nello stesso capitolo
si spiega poi che la Gru era un animale sacro ad Atena.
In
"Il dio dal piede di toro", invece, si parla della civetta, sacro alla
dea, che la accomuna alla Dea Lilith assiro - babilonese, poi
demonizzata nei miti ebraici come la prima donna di Adamo - una donna
sessualmente libera e che non voleva essere a lui sottomessa - divenuta
un demone succube che torturava nel sonno i bambini, simile alla megera
Annis succhia - sangue nel folklore britannico.
In
"Una conversazione a Pafo nel 43 d.C.", invece, si disquisisce del
perché il nome Pallade (Pallas) di origine maschile (e che
si
ritrova nei miti greci come nome di molti eroi maschi e delle stirpe
dei Pallantidi) sia potuto divenire un nome della dea.
L'ipotesi
è che essa sia divenuta un androgino.
Graves
dice: "Ci sono parecchi esempi di questo genere: Sin , la
divinità lunare dei Semiti, Baalith in Fenicia, il persiano
Mitra. All'inizio si tratta di una divinità femminile e
onnipotente, poi compare un dio altrettanto potente e i due o diventano
gemelli, com'è successo ad Artemide, quando
accettò di
dividere Delo con Apollo di Tempe, oppure vengono fusi in un'unica
divinità bisessuale.
Così
l'inno orfico celebra Zeus a un tempo padre e Vergine Eterna.
(…)", come nell'inno orfico ad Atena, dove la si descrive
come
"maschio e femmina".
Graves
continua: " E Varrone (…) scrivendo della Trinità
Capitolina, dichiara (…) che insieme formano un solo dio:
Giunone è la Natura in quanto materia, Giove la Natura in
quanto
impulso creativo e Minerva la Natura in quanto mente che tale impulso
dirige. (…) spesso Minerva impugna la folgore di Giove; e
dunque
se Giove è la Vergine Eterna, Minerva è
analogamente il
Padre Eterno. (…)
Minerva
è universalmente identificata con Pallade Athena, dea della
Saggezza. Athena sta a Pallade come Minerva sta a Giove: è
la
sua metà migliore." Inoltre, continua: "una
divinità
bisessuale rimane naturalmente casta, a giudicare almeno nel caso di
Minerva" che viene vista come la Dea che vorrebbe "redimere" il
Padre/Alter ego maschile Zeus dalla sua… libertà
sessuale.
In
"Le acque dello Stige", Graves parla della dea pelasgica Anna Perenna,
"Anna Perenne", che nei Fasti di Ovidio si dice venisse considerata da
alcuni come la dea Lunare Minerva e che fosse legata alla triplice
figura Ana, Badb, Macha; quest'ultima, come dea mortifera, era legata
alla cornacchia come Atena (come anche la Morrigan ecc.; un'altra cosa
che ci fa capire che Athena era in origine anche Dea della Morte).
Graves
si riferisce qui ad un altro autore, E. M. Parr, che sosteneva che
"An” in sumero significasse "cielo" e che secondo lui la dea
Athena era un altro tipo di Anna, ossia Athenna, inversione di Anatha,
o la Neith libica.
In
"L'unico tema poetico" si parla di un ulteriore epiteto della dea,
"Peonia", da cui nascerebbe il nome del fiore selvatico omonimo, tipico
del Mediterraneo, che sboccia solo all'equinozio di primavera e perde
presto i suoi petali.
©
2005 Questo è un testo scritto da Xenia per il quaderno
Labrys n.2- Imbolc 2005,
sito:
http://www.ilcerchiodellaluna.it
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Bates, La sapienza di Avalon – alle fonti del pensiero
celtico; ed. Rizzoli; Bergamo,1998;
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Grande storia dell'arte, Arte greca;( vol.15 ); gruppo editoriale
l'espresso; Roma,2003;
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dossier n. 128: Simbolismo, a cura di Maria Teresa Benedetti; ed.
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http://www.paleothea.com/SortaSingles/Athena.html
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