Demetra [Museo Uffizi Firenze - foto dell'autore webmaster
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DEMETRA
CERERE
Cerere,
sorella di Giove, riceveva grandi onori dagli antichi, poichè
aveva concesso grandi benefici agli uomini. Un tempo gli uomini erano
selvaggi e abitavano nelle selve, vivevano della ( lett.: "con" ) la
carne delle belve : infatti le leggi e la coltivazione dei campi erano
ignorati dagli antichi. Allora la Dea Cerere cambiò con saggio
consiglio le abitudini degli uomini selvaggi ; fu fatta conoscere con
saggia cura la coltivazione dei campi e delle piante. In tale modo gli
uomini raccolsero utili frutti e abbondanti messi e venerarono Cerere
come dea delle messi. In seguito felici situarono stabili dimore nei
villaggi e nelle città.
L'archetipo
Demetra
o Cerere rappresenta l'energia materna per eccellenza, la vera
nutrice
e
protettrice dei giovani e vulnerabili. Non necessariamente è la
madre biologica delle sue creature, poichè sa nutrire con pari
amore anche amici, conoscenti e compagni, che in lei vedono la buona
madre sulla cui spalla si può piangere. Il suo senso protettivo
e la sua determinazione nel difendere sono leggendarie, come l'orsa che
protegge il suo cucciolo. Il suo limite consiste nell'identificarsi
nel
solo ruolo di madre e nella difficoltà a lasciare andare le sue
creature.
La
donna che incarna l'archetipo Demetra ha bisogno di comprendere che,
come
la natura con il ciclo delle stagioni insegna, il cambiamento è
parte del ciclo naturale delle cose, e resistere ad esso significa solo
ristagnare.
La
Dea della fertilità può essere madre di tante creature,
di un figlio, di un animale, di un opera d'arte o di un progetto
creativo. Ma qualsiasi sia l'oggetto del suo amore, deve imparare a
lasciarlo andare, affinchè a sua volta segua
il
suo percorso.
Il
Mito
Antica
Dea greca della natura e delle messi, simbolizza l'energia materna
archetipica.
Dea
di fertilità, presiede al ciclo naturale di morte e rinascita.
Figlia
di Rea e di Crono, Demetra è descritta nell'inno omerico come
sorella maggiore di Zeus, con cui concepì l’adorata figlia
Persefone-Kore.
Ma
un giorno Persefone, fresca come un fiore, scomparve e sua madre non
riuscì a trovarla da nessuna parte. Piangente, Demetra
cercò e ricercò ovunque nelle campagne chiamando a gran
voce questa figlia che le era tanto vicina da sembrare quasi un suo
doppio, la sua infanzia, la sua giovinezza felice. In preda
all’ira Demetra afferrò il suo manto verde-azzurro e quasi
senza pensarci lo fece in minuti pezzi e li sparse tra l’erba
ovunque come fossero spighe di grano. Ma fiori ed erba appassirono ben
presto perché la stessa Demetra era l’origine di ogni
crescita e il suo dolore faceva sì che la sua energia
abbandonasse le piante, che cominciarono ad avvizzire. Fu così
che Chloè (la verde), la gioiosa terra, si trasformò per
la prima volta nella Demetra autunnale, dai colori giallo oro.
La
Dea vagò per la terra morente finchè giunse a una
città vicina ad Atene. Lì, sotto le sembianze di una
vecchia di nome Doso, assunse l’incarico di nutrice preso la
regina di Eleusi Metanira, di cui voleva rendere immortale il figlio
Trittolemo tenendolo sospeso sulle fiamme del focolare. La regina
terrorizzata la scoprì e la Dea in incognito venne riconosciuta.
Demetra restò tuttavia a Eleusi dove sedeva tristemente vicino
ad un pozzo, piangendo la perdita della figlia adorata. Un giorno la
figlia della regina, Baubo, vide la Dea così triste che volle
consolarla. Demetra rifiutava qualsiasi parola di conforto e allora
Baubo, per strapparle un sorriso mise allo scoperto maliziosamente i
propri organi genitali. Sorpresa Demetra ebbe un sogghigno, la prima
risata che la terra moribonda udiva dalla Dea dopo mesi e mesi. Poco
dopo Persefone venne restituita alla madre e la primavera fiorì
nuovamente sulla terra.
Grata
dell’ospitalità ricevuta dagli abitanti di Eleusi, Demetra
insegnò l’arte dell’agricoltura al principe
Trittolemo e in seguito fece di quella città il centro dei suoi
riti misteriosi, i famosi Misteri Eleusini.
Questa
storia greca della grande dea è un’evidente metafora del
volger delle stagioni, ma rappresenta anche un tenero archetipo del
legame tra madre e figlia. Pur essendo una variante del comune mito
mediterraneo che mostra come la terra ami e consumi la sua vegetazione,
questo mito ha di singolare l’accento posto non
sull’amore sessuale tra il figlio che eternamente muore e la
madre, ma sul legame familiare tra la materna Demetra e la sua adorata
figlia Persefone. Questa figlia, la terra durante la primavera, in
realtà era solo un’altra forma della stessa Demetra. In
sicilia l’identità tra Demetra e Persefone era canonica:
entrambe erano chiamate damatres (madri) e venivano raffigurate in modo
indistinguibile. Ma la forma più comune della grande Dea era una
triade di Dee e non una coppia. Molti studiosi hanno setacciato i
più famosi miti di Demetra sperando di trovare il terzo elemento
della triade femminile, la terra invernale, la
vecchia
carica di età, il seme ibernato.
Tempio
di Cerere
In
generale la riflessione si è soffermata su Ecate, che certamente
sembra essere la più simile a una vecchia ta le possibili figure
divine del racconto. In più essa compare nei punti cruciali
della storia, per esempio era l’unica testimone della scomparsa
di Persefone. Dato che difficilmente l’onnisciente terra,
Demetra, poteva ignorare ciò che accadeva sulla superficie,
è ragionevole pensare che Ecate fosse un aspetto della stessa
Demetra in qualità di madre terra.