ESTIA
Estia regina,
figlia di Crono potente,
che hai la casa
in mezzo al fuoco perenne, grandissimo,
consacra tu
questi santi iniziati nei riti,
rendendoli sempre
fiorenti, molto felici, sereni, puri;
dimora degli dei
beati, forte sostegno dei mortali,
eterna,
multiforme, desideratissima, simile all'erba;
sorridente,
beata, accogli benevolmente queste offerte,
spirando
prosperità e Salute dalla mano carezzevole.
Da Inni Orfici,
ed. Lorenzo Valla, trad. Gabriella Ricciardelli
ESTIA - VESTA
Estia: La Dea del
focolare e del tempio
Estia era la Dea
del focolare, o più precisamente, del fuoco che arde su un
focolare rotondo. È la meno nota fra le divinità
dell'Olimpo: insieme all' equivalente divinità romana,
Vesta, fu raramente rappresentata da pittori e scultori con sembianze
umane, ma la sua presenza si avvertiva nella fiamma viva, posta al
centro della casa, del tempio e della città. Il simbolo di
Estia era un cerchio. I suoi primi focolari erano rotondi e
così i suoi templi. Né abitazione né
tempio erano consacrati fino a che non vi aveva fatto ingresso Estia,
che, con la sua presenza, rendeva sacro ogni edificio. Era una presenza
avvertita a livello spirituale come fuoco sacro che forniva
illuminazione, tepore e calore.
Genealogia e
mitologia
Estia era la
primogenita di Rea e di Crono, e quindi sorella maggiore degli
dèi delI’Olimpo della prima generazione e zia
nubile di quelli della seconda.
Per diritto di
nascita era una delle dodici maggiori divinità dell'Olimpo,
dove tuttavia non abitava, cosicché non protestò
quando Dioniso crebbe d'importanza e la sostituì nella
cerchia dei dodici.
Poiché
non si coinvolse nelle storie di guerra che hanno tanta parte nella
mitologia greca, è la meno conosciuta fra le
divinità greche più importanti.
Era tuttavia
tenuta in grande onore e a Lei venivano destinate le offerte migliori
che i mortali presentavano agli Dèi.
La breve
mitologia di Estia è riferita in tre inni omerici. Viene
descritta come 'la venerabile vergine Estia', una delle tre dee che
Afrodite non riesce a sottomettere, a persuadere, a sedurre o anche
soltanto a 'risvegliare a un piacevole desiderio'.
Infatti Afrodite
fece sì che Poseidone e Apollo si innamorassero di Estia, ma
lei aveva fatto giuramento di restare vergine e così li
respinse entrambi.
Immagini di Estia
su vasi e sul fregio del Partenone
Rituali e culto
A differenza
delle altre divinità, Estia non era nota per i miti e le
rappresentazioni che la riguardavano: la sua importanza stava nei
rituali simbolizzati dal fuoco.
Perché
una casa diventasse un focolare, era necessaria la sua presenza. Quando
una coppia si sposava, la madre della sposa accendeva una torcia sul
proprio focolare domestico e la portava agli sposi, nella nuova casa,
perché accendessero il loro primo focolare. Questo atto
consacrava la nuova dimora.
Dopo la nascita
di un figlio, aveva luogo un secondo rituale estiano. Quando il neonato
aveva cinque giorni, veniva fatto girare intorno al focolare, come
simbolo della sua ammissione nella famiglia.
Allo stesso modo,
ogni città-stato greca, nell' edificio principale, aveva un
focolare comune dove ardeva un fuoco sacro. E in Ogni nuova
comunità che veniva fondata si portava il fuoco sacro dalla
città di origine per accenderlo nella nuova.
Così,
ogni volta che una coppia o una comunità si accingevano a
fondare una nuova sede, Estia li seguiva come fuoco sacro, collegando
la vecchia residenza con la nuova, forse come simbolo di
continuità e di interdipendenza, di coscienza condivisa e
d'identità comune.
Varie
rappresentazioni di Vesta in ambito romano
Più
tardi, nell’antica Roma, Estia fu venerata come la dea Vesta.
Qui il suo fuoco
sacro univa tutti i cittadini in un'unica famiglia. Veniva custodito
dalle Vestali, che dovevano incarnare la verginità e
l’anonimato della Dea. In un certo senso, ne erano la
rappresentazione umana, sue immagini viventi, al di là di
ogni raffigurazione scolpita o
pittorica.
Le fanciulle
scelte come vestali venivano portate al tempio in età molto
giovane, per lo più quando non avevano ancora sei anni.
Tutte vestite allo stesso modo, con i capelli rasati come neo iniziate,
qualunque cosa le rendesse distinguibili e riconoscibili veniva
eliminata. Vivevano isolate dagli altri, erano onorate e tenute a
vivere come Estia: se venivano meno alla verginità le
conseguenze erano atroci. I rapporti sessuali della vestale con un uomo
profanavano la Dea, e come punizione la vestale veniva sepolta viva in
una piccola stanza sotterranea, priva di aria, con una lucerna, olio,
cibo e un posto per dormire. La terra soprastante veniva poi livellata
come se sotto non ci fosse niente. In tal modo la vita della vestale
(personificazione della fiamma sacra di Estia) che cessava di
impersonare la dea veniva spenta, gettandovi sopra la terra, come si fa
per spegnere la brace ancora ardente nel focolare.
Estia-Vesta ed
Ermes-Mercurio
Estia compariva
spesso insieme a Ermes, messaggero degli dèi, noto ai romani
come Mercurio.
La prima sua
effigie fu una pietra a forma di colonna, chiamata erma. Nelle case, il
focolare rotondo di Estia era posto all'interno, mentre il pilastro
fallico di Ermes si trovava sulla soglia. Il fuoco di Estia provvedeva
calore e santificava la dimora, mentre Ermes rimaneva sulla soglia a
portare fortuna e a tenere lontano il male. Anche nei templi queste due
divinità erano legate l'una all'altra.
Così,
nelle dimore e nei tempIi, Estia ed Ermes erano insieme ma separati.
Ciascuno dei due svolgeva una funzione distinta e preziosa.
Estia provvedeva
il luogo sacro dove la famiglia si riuniva insieme: il luogo dove fare
ritorno a casa.
Ermes dava
protezione sulla soglia della porta ed era guida e compagno nel mondo,
dove la comunicazione, la capacità di orientarsi,
l'intelligenza e la buona fortuna sono tutti elementi assai importanti.
L'archetipo Estia
Estia era la
maggiore delle tre Dee vergini. A differenza delle altre due, non si
avventurò nel mondo a esplorare luoghi selvaggi come
Artemide, o a fondare città come Atena. Rimase nella casa o
nel tempio, racchiusa all'interno del focolare.
A uno sguardo
superficiale, l'anonima Estia sembra avere poco in comune con
un'Artemide dalla vivace intraprendenza o con un'intelligente Atena
dall'armatura dorata. Eppure, qualità fondamentali e
impalpabili accomunavano le tre dee vergini, per quanto fossero diverse
le loro sfere di interesse o le loro modalità d'azione.
Tutte e tre erano “complete” in , se stesse',
qualità che caratterizza la dea vergine. Nessuna di Ioro fu
vittima di divinità maschili o di mortali. Ciascuna aveva la
capacità di concentrarsi su quanto la interessava, senza
lasciarsi distrarre dal bisogno altrui o dal proprio bisogno degli
altri.
Estia
è l'archetipo della concentrazione sul mondo interno.
È il 'punto fermo' che dà senso all'
attività, il punto di riferimento che consente a una donna
di rimanere ben salda in mezzo al caos del mondo esterno, al disordine
o alla consueta agitazione della vita quotidiana. Quando Estia
è presente nella personalità di una donna, la sua
vita acquista un senso.
Il focolare di
Estia, di forma circolare, con il fuoco sacro al centro, ha
là stessa forma del mandala, un'immagine usata nella
meditazione come simbolo di completezza e di totalità. A
proposito del simbolismo dei mandala, Jung ha scritto: “Il
loro motivo di base è l'idea di un centro della
personalità, di una sorta di punto centrale all'interno
dell' anima al quale tutto sia correIato, dal quale tutto sia ordinato
e il quale sia al tempo stesso fonte di energia. L'energia del punto
centrale si manifesta in una coazione pressoché
irresistibile, in un impulso a divenire ciò che si
è; così come ogni organismo è
costretto, quali che siano le circostanze, ad assumere la forma
caratteristica della propria natura. Questo centro non è
sentito né pensato come lo, ma, se così si può
dire, come Sé”.
Il Sé
è ciò che sperimentiamo internamente quando
sentiamo un rapporto di unità che ci collega all' essenza di
tutto ciò che è fuori di noi. A questo livello
spirituale, 'unione' e 'distacco' sono paradossalmente la stessa cosa.
Quando ci
sentiamo in contatto con una fonte interna di amore e di luce
(metaforicamente, scaldate e illuminate da un fuoco spirituale), questo
'fuoco' scalda coloro che amiamo e con cui condividiamo il focolare e
ci tiene in contatto con chi è lontano.
Il sacro fuoco di
Estia ardeva sul focolare domestico e nei templi. La dea e il fuoco
erano una sola cosa e univano le famiglie l'una all' altra, le
città-stato alle colonie. Estia era l'anello di congiunzione
spirituale fra tutti loro. Quando questo archetipo permette la
concentrazione sulla spiritualità, l'unione con gli altri
è un' espressione del Sé.
Una coscienza
focalizzata sul proprio mondo interno
L'archetipo Estia
ha in comune con le altre due Dee vergini una messa 'a fuoco' della
coscienza (è la dea del 'focolare'). Tuttavia,
l'orientamento di questa messa a fuoco è diverso. Artemide o
Atena, che sono orientate verso il mondo esterno, si concentrano sul
conseguimento di mete o sulla realizzazione di progetti.
Estia invece si
concentra sull'esperienza soggettiva interna: quando medita, ad
esempio, è completamente concentrata.
La percezione di
Estia avviene attraverso lo sguardo interiore e l'intuizione di
ciò che sta accadendo. La modalità estiana ci
permette di stabilire un contatto con quelli che sono i nostri valori,
mettendo a fuoco ciò che è significativo a
livello personale. Grazie a questa polarizzazione interna noi possiamo
percepire l'essenza di una situazione, intuire il carattere degli altri
e comprenderne il modello di comportamento o il significato delle
azioni. Questa prospettiva interiore dà chiarezza, in mezzo
alla miriade di particolari confusi che si presentano ai nostri sensi.
L'introversa
Estia, quando si occupa di ciò che la interessa
può anche diventare emotivamente distaccata e
percettivamente disattenta a quanto la circonda. In aggiunta alla
tendenza a ritirarsi dalla compagnia degli altri, il suo essere 'una in
sè stessa' è una qualità che ricerca
la tranquillità silenziosa, che si ritrova più di
tutto nella solitudine.
La custode del
focolare
Estia, in quanto
Dea del focolare, è l'archetipo attivo nelle donne che
considerano le occupazioni domestiche un' attività
significativa e non semplicemente 'le faccende di casa'. Con Estia, la
cura del focolare diventa un mezzo attraverso il quale la donna,
insieme alla casa, mette ordine nel proprio sé.
La donna che
è in contatto con questo aspetto archetipico, nello svolgere
le mansioni quotidiane sente nascersi dentro un senso di armonia
interiore.
Attendere alle
cure domestiche è un' attività che induce alla
concentrazione e che equivale alla meditazione. Se dovesse parlare del
proprio mondo interno, la donna Estia potrebbe scrivere un libro
intitolato Lo Zen e l'arte della cura della casa. Si dedica alle
faccende domestiche perché la interessano di per
sé e perché le piace. Trae una pace profonda da
quello che fa, come accade a ogni donna che vive in una
comunità religiosa, per la quale ogni attività
viene compiuta 'al servizio degli Dei'.
Quando Estia
è presente, la donna si dedica ai lavori della casa con la
sensazione di avere davanti a sé tutto il tempo possibile.
Non tiene d'occhio l'orologio, perché non si muove sulla
base di un orario e non 'inganna il tempo'. Si trova quindi in quello
che i greci chiamavano kairos, tempo propizio: 'sta partecipando
àl tempo', e ciò la nutre psicologicamente (come
succede in quasi tutte le esperienze dove perdiamo il senso del tempo).
Mentre smista e ripiega la biancheria, rigoverna i piatti e mette in
ordine, non ha fretta, ed è pacificamente concentrata in
ogni cosa che fa.
Le custodi del
focolare rimangono sullo sfondo mantenendo l'anonimato: spesso la loro
presenza è data per scontata e non sono
personalità che fanno notizia o diventano famose.
La custode del
tempio
Templi di Vesta a
Roma e Vestali con il fuoco sacro.
La maggior parte
delle donne Estia che vivono in un tempio sono anche creature anonime
che partecipano in modo discreto ai riti quotidiani della
spiritualità e alle cure domestiche della
comunità religiosa.
Gli aspetti di
Estia, Dea del tempio e del focolare, si riunificano tutti quando a
casa vengono osservati rituali religiosi.
La vecchia saggia
e zia nubile
Come sorella
maggiore della prima generazione degli Dèi dell'Olimpo e zia
nubile della seconda generazione, Estia aveva la posizione di un'
anziana onorata.
Si teneva al di
sopra o al di fuori degli intrighi e delle rivalità della
sua divina parentela ed evitava di farsi coinvolgere dalle passioni del
momento. Quando nella donna è presente questo arche tipo ,
gli eventi non hanno su di lei lo stesso impatto che sugli altri.
Quando Estia
è la dea presente, la donna non è 'attaccata'
alla gente, agli esiti, al possesso, al prestigio o al potere. Si sente
completa così com'è. Poiché la sua
identità non è importante, non è
legata alle circostanze esterne, e quindi niente che possa accadere la
esalta o la sconvolge.
Possiede la
libertà interiore dal desiderio concreto, la
libertà dall' azione e dalla sofferenza, libertà
dalla necessità interna ed esterna e tuttavia è
circondata da una grazia di senso, una bianca luce immobile eppure
mobilissima.
Il distacco di
Estia dà a questo archetipo la qualità della
'donna saggia'. È come una donna anziana che abbia visto
tutto e ne sia venuta fuori con lo spirito non offuscato e il carattere
temprato dall' esperienza.
La Dea Estia era
onorata nei templi di tutti gli altri Dèi. Quando Estia
condivide il 'tempio' (o la personalità) con altre
divinità archetipiche, dà a obiettivi e propositi
la sua dimensione di saggezza.
In questo senso,
la donna Era che reagisce con dolore alla scoperta
dell'infedeltà del compagno, se possiede anche l'archetipo
Estia, non sarà vulnerabile come è caratteristico
di quella dea. Gli eccessi di tutti gli altri archetipi vengono
mitigati dal saggio consiglio di Estia, una presenza forte, portatrice
di una verità, di una visione spirituale profonda.
Estia ed Ermes:
dualità archetipica
Il pilastro e
l'anello circolare sono diventati rispettivamente il simbolo del
principio maschile e di quello femminile. Nell'antica Grecia il
pilastro era l'erma che si ergeva fuori della porta di casa e
rappresentava Ermes, mentre il focolare à!l'interno
simbolizzava Estia.
In India e in
altri paesi dell'oriente pilastro e cerchio sono 'accoppiati'. Il
lingam fallico rivolto verso l'alto penetra la yoni o anello, che si
trova sopra di lui, come nel gioco del lancio dei cerchi. Qui, pilastro
e anello si fondono, mentre greci e romani mantennero collegati, ma
separati, questi due simboli che rappresentavano Ermes e Estia.
A sottolineare
ulteriormente questa separazione, Estia è una dea vergine,
che non verrà mai penetrata, è la più
anziana degli Dèi dell'Olimpo ed è anche la zia
nubile di Ermes, che veniva considerato il più giovane tra
loro: un'unione estremamente improbabile.
Dal tempo dei
greci in poi, le culture occidentali hanno messo l'accento sulla
dualità, su una separazione o differenziazione fra maschile
e femminile, mente e corpo, logos ed eros, attivo e ricettivo, che
divennero tutti, rispettivamente, và!ori superiori e
inferiori.
Quando Estia ed
Ermes venivano entrambi onorati presso il focolare domestico e nei
templi, i valori femminili estiani erano, semmai, i più
importanti: alla dea andavano infatti i più alti onori. A
quei tempi la dualità era complementare. Ma da allora, Estia
ha perso valore ed è stata dimenticata. I suoi fuochi sacri
non vengono più custoditi e ciò che rappresentava
non è più onorato. Quando i valori femminili
legati al suo archetipo vengono dimenticati e disonorati, l'importanza
del santuario interno - il viaggio interiore per trovare senso e pace -
e della famiglia come santuario e sorgente di calore, diminuisce o va
perduta. Scompare anche il senso di sottostante legame con gli altri,
così come, negli abitanti di una città, di un
paese o della terra, il bisogno di sentirsi uniti da un vincolo
spirituale comune.
Estia ed Ermes:
unione mistica
A livello
mistico, glin archetipi di Estia ed Ermes sono uniti attraverso
l'immagine del fuoco sacro posto al centro. Ermes-Mercurio era lo
spirito alchemico che veniva immaginato come l'elemento fuoco, un fuoco
considerato fonte di conoscenza mistica e simbolicamente collocato al
centro della terra.
Estia ed Ermes
rappresentano le idee archetipiche dello spirito e dell' anima.
Ermes
è lo spirito che accende l'anima. In questo senso,
è come il vento che soffia sulla brace sotto cui cova il
fuoco, al centro del focolare, e che fa alzare la fiamma.
Allo stesso modo,
le idee possono infiammare sentimenti profondi e le parole possono dare
espressione a ciò che fino allora era rimasto inesprimibile
e illuminare ciò che era stato percepito in modo oscuro.
Tratto da: J:
Shinoda Boolen, Le Dee dentro la Donna, Astrolabio
dal sito
http://www.ilcerchiodellaluna.it
http://lavianelbosco.blogspot.com/2008/10/le-vestali.html
LE VESTALI
Il culto della
Dea Vesta, presente nella mitologia greca col nome di Estia, la
divinità del focolare domestico, dea della casa e della
patria, fu introdotto in Italia, secondo la leggenda, da Enea, che
l’avrebbe instaurato a Lavinio, da dove poi Numa Pompilio
l’avrebbe trasferito a Roma. Vesta è
però generalmente ritenuta una divinità italica
di origine locale. Il suo culto consisteva principalmente nel mantenere
acceso il fuoco sacro alla dea, il quale aveva un carattere simbolico.
Nel suo tempio,
secondo gli storici romani, non c’era alcuna sua statua,
né immagini che la raffigurassero. A partire però
del I secolo a.C. si ritrovano alcune sue raffigurazioni, che la
dipingono con una fiaccola accesa in una mano, o mentre sorregge un
bambino. E’ allora identificata con la Vergine Madre che i
Romani ritenevano essere loro protettrice particolare, la cui potenza
sarebbe durata quanto il sole.
Vestali si
chiamavano le sue sacerdotesse, che dovevano perennemente tenere acceso
il fuoco sacro. Numa ne istituì quattro, poi Tarquinio
Prisco ne portò il numero a sei. Nei primi tempi venivano
elette dai re, poi dal Pontefice massimo tra le bambine di famiglie che
non avevano commesso peccati. Tra i sei ed i dieci anni entravano nel
collegio sacerdotale addetto al tempio della Dea, e vi dovevano
rimanere per trent’anni.
Facevano solenne
voto di castità e di non lasciare mai senza fuoco il sacro
focolare, che era il simbolo della potenza romana. Per dieci anni
servivano come novizie, per altri dieci come ministre del culto e per
gli ultimi dieci come maestre delle novizie.
Custodivano
inoltre dei simboli misteriosi all’interno della Casa delle
Vestali, forse i Penati ed il Palladio. Le Vestali godevano di numerosi
privilegi, fra i quali il non dover sottostare alla patria potestas.
Occupavano posti distinti nelle cerimonie pubbliche e nelle riunioni
solenni; potevano salvare dalla pena di morte i condannati che avessero
incontrato mentre venivano condotti al supplizio; la vestale colpevole
dell’estinzione del fuoco sacro veniva frustata dal Pontifex
maximus – che aveva un rapporto di tipo maritale con le
vestali -, oppure, se violava il voto di castità, veniva
sepolta viva. Compiuto il trentesimo anno di sacerdozio, potevano
ritornare alle proprie famiglie e sposarsi. Il loro collegio era
presieduto dalla virgo vestalis candida.
Indossavano una
lunga veste bianca con una piccola tunica di lino (carbasus). Durante
le cerimonie aggiungevano un lenzuolo di panno bianco (amictus), orlato
tutto intorno; i capelli venivano tenuti stretti sul capo da una benda
di lana bianca (infula) legata con un nastro (vitta).
Le Vestalia, le
feste di Vesta, erano celebrate il 9 giugno. Si pregava la dea
perché concedesse alla famiglia abbondanza di pane. Si
conducevano per la città degli asini, gli animali a lei
sacri, adorni di ghirlande e collane di pane. Si ornavano in questo
modo anche i mulini, che per quel giorno rimanevano chiusi. Numerose
matrone andavano scalze al tempio della Dea per portarle doni votivi.
Nel foro romano
erano collocati il Tempio del Focolare, di forma circolare che
ricordava quella della capanna italica, e la Casa delle vestali,
sicuramente uno dei più antichi edifici romani di cui ci sia
rimasta traccia.
Le vestali
potevano raccogliere l’acqua ad una fonte ben precisa, per
non correre il rischio di commettere peccato.
di Andrea Zoia
|