Hermes ingenui [No Coprygth licenza C.C.]
HERMES
Hermes (che i romani chiamarono Mercurio) è il giovane dio greco
messaggero degli dei, da cui prende il nome (e tutto il simbolismo) il
pianeta Mercurio.
Protettore dei mercanti, del commercio, degli atleti ed anche dei
ladri, il mito ci racconta di una figura divina molto diversa dalle
altre, e decisamente più divertente.
Numerosi sono i racconti dove spiccano l’arguzia ed il notevole
senso dell’umorismo di Hermes, qualità che lo resero
particolarmente amato anche dallo stesso padre, Zeus. In altri racconti
risulta una figura secondaria, ma al contempo cruciale nei momenti
più importanti.
Astrologicamente, Mercurio rappresenta le facoltà intellettive,
la curiosità di conoscenza, la comunicazione e il suo regno
è la mente, il pensiero.
È la funzione intellettiva, che ha a che fare con la
razionalità ed in sé stessa è essenzialmente
amorale.
Da ciò derivano l'astuzia, il calcolo, l'opportunismo, ma anche
il senso dell'umorismo, ed un distacco dalle cose e dai sentimenti che
favorisce lo spirito critico.
Le sue sedi all'interno dello zodiaco sono nel segno dei Gemelli, della Vergine e dello Scorpione (dove è esaltato).
In esse leggiamo i vari passaggi che cogliamo nel mito, dalla
superficialità dell'aria, alla capacità di sintesi della
terra, alla profondità dell'acqua.
Di seguito riportiamo i racconti più importanti, ed i collegamenti ai relativi simboli astrologici.
Le caratteristiche
Occhi vispi e curiosi, il Dio nasce già fanciullo e tale rimane,
poiché Mercurio ha a che vedere con la freschezza,
l’incoscienza, la giocosità e tutte le caratteristiche,
più o meno buone, di quella fase della vita che chiamiamo
giovinezza.
Egli indossa sandali alati, un cappello a falda larga (che può
renderlo invisibile) e una verga d'oro con serpenti intrecciati (con
cui può addormentare o risvegliare gli umani).
E' dunque una specie di folletto, dotato di poteri un po' magici.
La nascita
La sua nascita è frutto di uno dei tanti amori extraconiugali
del prolifico Dio degli Dei, che innamoratosi della ninfa Maia, le fece
numerose visite notturne, come narra il quarto inno omerico …
" lui, il rapido messaggero degli dei, nato da Maia,
che in amore si diede a Zeus, la ninfa dalle trecce stupende.
Era onesta e stava lontana dalla compagnia degli dei,
abitava in grotta ombrosa, dove spesso di notte
il Cronide veniva a trovare la ninfa dalle trecce stupende,
mentre Era s'abbandonava al dolce sonno"
L’invenzione della lira
E’ al mondo solo da poche ore e subito dà prova della sua
vivacità e inquietudine: la madre lo lascia dentro la culla ed
esce, e lui si alza immediatamente e comincia a guardarsi intorno,
dando subito prova della tipica curiosità mercuriale.
Esce e la prima cosa che incontra è una tartaruga, con cui
subito inizia a dialogare, e a chiedere di tutto (dove vai,
perché vai così piano, perché ti porti la casa
appresso, ecc.). Poi la uccide e con il guscio ne fa una cassa
armonica, la copre di pelle di bue, aggiunge due bracci fatti con corna
d'ariete, tende su tutto delle corde fatte di budella di pecore ed ecco
inventata la lira, probabilmente il primo strumento musicale.
Hermes è curioso, comunicativo, sa subito trarre profitto dalle
situazioni, ma come risulta evidente dal racconto, l’etica non
è il suo forte, e neppure la sensibilità.
Infatti Mercurio è un pianeta d’aria, e come tale si
incarica di comunicare, di interagire, stabilire contatti, ma non di
“sentire”, qualità che appartiene all’elemento
acqua.
Il furto delle mucche di Apollo
Con l’inquietudine che lo caratterizza, Hermes fa una passeggiata
e arriva su un altopiano sotto il quale c’è una radura
dove pascolano le mucche di suo fratello Apollo. Subito gli viene in
mente di giocargli uno scherzetto: fascia tutti gli zoccoli delle
mucche, le fa camminare all’indietro e le chiude in una grotta
cancellandone tutte le impronte con le frasche. Si chiude nella grotta
anche lui e inizia a ridere pensando alla faccia di Apollo quando si
sarebbe accorto.
Non contento, gli viene in mente di fare uno scherzo a tutti gli Dei, e
così ruba il cinto magico di Afrodite e la folgore di Zeus e poi
divertito osserva gli Dei che litigano tra loro.
Quindi ritorna a casa, la porta si è chiusa ma lui si trasforma
in fluido (la capacità di trasformazione, il principio di
alchimia mercuriale) ed entra infilandosi nella culla,
come un bambino innocente.
Ma la vigile mamma subodora l'imbroglio e gli predice un sacco di botte
da parte di Apollo. Lui, sgranando gli occhi, finge di non sapere
nulla.
Intanto Apollo, accortosi della sparizione della mandria, ma fuorviato
dal trucco di Hermes, si arrovella per venire a capo dell'enigma,
finché non viene messo sulla traccia giusta da un vecchio
contadino che ha visto passare il piccolo Hermes con le bestie. Apollo
si precipita alla grotta di Maia, ma Hermes ha nascosto tanto bene i
capi di bestiame che Apollo non riesce a produrre le prove del reato.
Infine Apollo, esasperato dalla sceneggiata del fratello, strappa
Hermes dalla culla e lo porta sull'Olimpo, dove al cospetto di Zeus
rinnova furente le sue accuse contro il neonato fanciullo che insiste a
protestarsi innocente.
La scena ha del comico e infatti Zeus sbotta in una sonora risata, ma
impone a quel piccolo manigoldo di restituire ad Apollo la mandria.
Siccome davanti all'onnipotente Zeus non si può mentire, Hermes
porta Apollo al nascondiglio dei buoi, ma astutamente fa come per caso
intravedere la cetra ad Apollo, il quale ne rimane talmente entusiasta
che in cambio di essa lascia ad Hermes la mandria. Anzi, va ancora
più in là, e gli promette eterna amicizia. Prima
però, per precauzione, gli fa promettere con un solenne
giuramento che mai più gli avrebbe rubato qualcosa di suo. Con
Hermes non si sa mai, meglio andare sul sicuro!
In questo divertente mito si colgono numerosi simboli e funzioni
del pianeta: Hermes prima di tutto non si lascia sfuggire le occasioni,
le coglie al volo, con una rapidità sorprendente, ed ha una
notevole capacità di negoziazione, come dimostra lo scambio con
Apollo.
Appare evidente come la destrezza mercuriale, il furto, non è
qualcosa che nasce da una reale progettazione, ma da uno sfruttamento
dell’occasione, specie se non c’è dietro una grande
struttura etica.
Leggiamo poi la funzione dell’adattamento, perché nel
mitologico furto agli dei c’è la metafora di prendere
qualcosa da ognuno di loro, che è una capacità
tipicamente mercuriale: l’adattarsi alle circostanze.
Anche la bugia, specie quella legata la divertimento, non tanto alla
falsità (che è più plutoniana) è una cosa
tipicamente mercuriale.
Il prendere in giro, prendersi gioco, degli altri, di sé stessi e un po’ anche della vita.
La capacità di sdrammatizzare, quella cosa che tante volte aiuta
a risolvere i problemi, semplicemente osservandoli da un’altra
angolatura, da una prospettiva più distaccata, per scoprire che
si può prendersi un po’ meno sul serio, si può
persino ridere di noi, e giocare, come fanno i bambini, per i quali
tutta la vita è gioco.
Dio degli oratori
Per volgere un'occasione a proprio profitto, occorre spesso avere una
facile parlantina. Perciò, Hermes è anche il patrono
degli araldi, imbonitori e oratori e aiuta sotto questo profilo
mercanti e innamorati, magari non sempre sinceri!
È Hermes che a Pandora "infuse in petto l'eloquio brillante, le
menzogne e gli astuti discorsi, giusta il volere di Zeus dal cupo
fragore e infine le diede voce l'Araldo divino" (Esiodo, Le opere e i
giorni, 77 e ss.).
Hermes ha anche qualcosa di magico: possiede la cappa che lo rende
invisibile, la bacchetta magica che addormenta o risveglia gli uomini,
nonché i calzari alati.
Egli giunge come uno spirito: improvvisamente è presente.
"È entrato Hermes" si soleva dire quando in una riunione calava
un improvviso silenzio.
In considerazione delle sue qualità magiche da un lato e della
sua destrezza dall'altro, si finì per ascrivere ad Hermes
l'invenzione dell'alfabeto, dei pesi e delle misure.
Non c'è dubbio che una delle più importanti funzioni
mercuriali è la comunicazione, dunque l'oratoria, ma anche la
scrittura, il linguaggio ed ogni forma di comunicazione verbale e non,
senza trascurare il gusto per il pettegolezzo!
Dio della soglia
Accade in seguito che Zeus si rende conto che non può seguire
tutti i suoi regni e tutte le diatribe tra gli dei, e così
decide di concedere ad Hermes la possibilità di spaziare tra i
vari suoi regni. Per questo egli diventa re dei confini, che lui
è l’unico a poter superare. Allo stesso modo diventa Dio
della soglia e signore di tutte quelle fasi della vita in cui siamo ad
un passaggio, per esempio da bambino ad adulto, come se si fosse su un
ponte.
A Hermes erano dedicate lungo le vie e sui crocicchi le Erme, colonne
quadrangolari portanti in cima la sua testa. In origine si trattava di
mucchi di sassi, ai quali ogni viandante ne aggiungeva uno; la colonna
al centro era in principio un simbolo fallico, ma piuttosto come segno
di potenza che di fecondità (per quanto Hermes s'interessasse ad
amori e amanti, non lo faceva sotto l'aspetto puramente sessuale, ma
per combinare i casi).
Ma quei mucchi di sassi avevano anche uno scopo pratico: indicavano la
giusta via e indicare la via è un altro dei compiti di Hermes.
È Hermes che accompagna Priamo attraverso le linee greche quando
questi si reca da Achille per implorarne la restituzione della salma di
Ettore.
È lui che dà utili informazioni ad Ulisse, quando questi si precipita da Circe per vendicare i compagni.
È nuovamente lui che porta Era, Atena e Afrodite da Paride affinché aggiudichi il pomo alla più bella.
Va detto che Hermes era anche un estimatore del bel sesso; infatti
quando Efesto intrappolò Afrodite ed Ares dopo averli colti in
frangrante, esponendoli alla pubblica gogna, tutti gli dei e le dee
(specialmente Era!) si dimostrarono indignati di fronte al divino
tradimento, mentre Hermes fu l’unico che, indicando Ares disse:
Beato lui, quanto vorrei essere al suo posto! Si racconta che Afrodite,
apprezzando questo complimento, si sia poi concessa ad Hermes e ne
sarebbe nato l'Ermafrodito.
Nel divino incarico di indicatore delle vie e di messaggero cogliamo la
funzione mercuriale di comunicatore. Mercurio infatti mette in
comunicazione con l'altro da sè, ma fa da ponte anche tra l'Io
ed altre istanze quali il Super-Io e l'inconscio. Allo stesso modo
mette in comunicazione la nostra funzione razionale con quella
intuitiva e creativa.
Guida delle anime
Hermes è però anche colui che accompagna le anime dei
morti all'Ade, meritandosi per questo l'epiteto di Psicopompo
("accompagnatore, guida delle anime").
Anche in questo caso la sua funzione è doppia: riaccompagna quei
pochi che hanno avuto il permesso di ritornare alla luce, come
Persefone o Euridice.
Per la sua dimestichezza con gli Inferi è chiamato anche Ctonio.
Di fatto egli è l’unico cui è concesso di scendere
nel regno di Ade, per portare la parola di Zeus e riportare le
impressioni, poiché Zeus legiferava ma non conosceva le reazioni
a ciò. Per cui attraverso Hermes, Zeus acquisisce molta
più saggezza, perché integra alle sue capacità
anche la visione del dettaglio mercuriale.
Si crea dunque questo scambio tra i due mondi che rappresenta la vera
funzione mercuriale di interazione tra le diverse nostre parti.
La sua funzione di accompagnatore nel regno degli inferi, insieme a
Persefone, ne racchiude il simbolismo di psicopompo, ossia colui che ti
accompagna nel profondo per trovare ciò che in superficie non si
trova.
I suoi figli
Dal momento che Hermes era uno sfruttatore delle occasioni propizie,
non deve meravigliare il fatto che generò numerosi figli senza
mai contrarre matrimonio. In genere i suoi figli gli somigliano:
Autolico è un ladro e spergiuro matricolato, che per di
più rende invisibile quanto tocca (ma, forse, non è che
un'allusione alle sue mani lunghe); Mirtillo per una notte d'amore
è pronto a tradire il suo padrone; Echione fa l'araldo degli
Argonauti. Altri figli di un certo rilievo sono Eudoro e Dafni.
Dall'incontro con Afrodite nacque invece l'Ermafrodito.
l mito di Ermafrodito propone la fusione degli opposti, tema tanto caro al mercuriale segno dei Gemelli.
Conclusioni
Appare evidente dai racconti mitologici che lo riguardano, che Hermes ha un che di estraneo alla cerchia degli dei olimpici.
Come dice Omero si alzò al mattino, appena nato e subito
costruì la lira con il guscio di una tartaruga. La stessa sera
rubò i buoi del divino fratello Apollo.
Egli è il Briccone divino, cui sono concesse cose che a nessun
altro verrebbero perdonate. Infatti gli altri Dei, Apollo compreso, lo
considerano una simpatica canaglia e non lo puniscono, riconoscendo in
lui più la voglia di scherzare che quella di fare danni.
Mercurio è maestro nella capacità d'improvvisare, e di
adattarsi all'ambiente circostante secondo la legge del vantaggio
egocentrico, come i bambini.
Nella sua prima sede, Gemelli, lo vediamo infatti incarnare in toto il
simbolismo del Puer, il piccolo che non cresce, dotato di ali con cui
si muove bene nell’aria ma quando scende a terra è
claudicante. E' un fanciullo versatile, vivace, molto astuto, dotato di
grande capacità di pensiero e di apprendimento rapidissimo, ma
la mancanza di terra rende difficile l'impatto con la realtà,
che è sempre deludente. La mente del Mercurio in Gemelli infatti
è rapida, acuta, sempre in movimento, ma ha difficoltà
nel trattenere le cose, nell’elaborazione e nella memorizzazione.
In Vergine invece è proprio questo che acquisisce, poichè è costretto a scendere a terra.
Qui le sue potenzialità vengono raffinate, è costretto ad
approfondire, a far funzionare le cose insieme, come vuole la Vergine.
Se in Gemelli nulla può essere trattenuto, qui non si butta
niente e mercurio diventa selettivo al massimo, discriminante ed anzi
addirittura deve imparare a lasciare andare ciò che non serve
davvero. Qui nella sua sede in vergine acquisisce
l’importantissima funzione di mettere insieme la mente con il
corpo per farli funzionare entrambe, in armonia.
E' qui che acquisisce il Caduceo mercuriale, ossia la verga sacra
attorno a cui sono avvolti due serpenti, che ha il potere di
addormentare o risvegliare i mortali.
Il Caduceo è l'emblema dell'equilibrio tra istinto e ragione. E'
qui che assume le sue qualità di intermediario e realizza il
compito di messaggero tra gli dei e gli uomini.
Qui l'intelligenza si fa logica e il Puer assume le qualità di
saggezza del Senex (Saturno), da cui acquisisce consapevolezza e
capacità di approfondimento.
Il terzo passaggio di Mercurio è in Scorpione, dove il pianeta
si trova in esaltazione. Ed è qui che fa il grande salto di
qualità: dopo aver unito il sopra con il sotto, inizia a
prendere in considerazione che queste cose non sono separate.
Qui incontra Ade (Plutone), e scende nelle profondità per poi
risalire, assumendo la funzione di psicopompo, ossia colui che coglie i
contenuti dell'inconscio profondo per
portarli a galla, a livello di coscienza, affinchè possano essere elaborati.
Il Mercurio in Scorpione infatti è un investigatore che scava
per scoprire la verità, senza mai fermarsi alla superficie delle
apparenze.
Qui perde alcune caratteristiche che prima aveva, tra cui la
capacità di comunicare all’esterno, ed è più
attratto dalla comunicazione interiore.
Diventa uno stratega, un giocatore di scacchi che tende a indagare nell’altro senza voler essere scoperto.
Acquisisce anche una memoria infallibile, purtroppo sintonizzata
soprattutto sui dolori, che non riesce a dimenticare, tantomeno a
perdonare.
Queste sono le tre sedi principali di Mercurio: Gemelli, Vergine e
Scorpione. Al di là di esse, a seconda del segno in cui si
troverà, e della sua posizione all'interno del tema oroscopico,
questo pianeta ci informerà sul modo in cui la persona esprime
le sue funzioni intellettive, sul suo grado di adattabilità,
sulla qualità della sua comunicazione sia interiore che rivolta
all'esterno, mentre gli aspetti con gli altri pianeti metteranno in
luce eventuali capacità o blocchi che rendono più o meno
agevoli le importanti funzioni di questo pianeta che è al
servizio del Sole, ovvero dell'Io.
Testo di Manuela Caregnato
curiosità:
Maia è una figura della mitologia romana e, in particolare,
un'antica Dea della fecondità e del risveglio naturale in
primavera.
Ogni 1º maggio, Vulcano le offriva in sacrificio una scrofa
gravida, in modo che anche la terra fosse gravida di frutti. Non si
conosce il motivo per il quale vi sia un'affinità col Dio del
fuoco.
Il nome maggio deriva probabilmente dal nome della Dea e dal fatto che
la sua festività fosse collocata il primo giorno del mese. Anche
il nome maiale pare sia giunto alla lingua latina ("sus maialis") e
quindi a quella italiana dal suo.
Originariamente era la Da dei campi (Bona Dea).