Neftite

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 Mito di Neftite

L’antica Laus Pompeia era la seconda città più importante della Lombardia. Era un centro abitato solcato da molti fiumi: Adda, Lambro, Sillaro. La pianura nebbiosa spesso formava paludi per lo stagnare delle acque.

E’ proprio da qui che parte la nostra leggenda dedicata alla Dea Mefite, protettrice dei campi e sovrana delle paludi. A lei gli antichi abitanti di Laus avevano dedicato degli altari e delle mense.

Al suo passaggio i campi da aridi divenivano rigogliosi e carichi di frutti, chiunque avesse la fortuna di incontrarla riceveva in dono la facoltà di amare la natura e rispettarla.
Gli abitanti dell’antica Laus, sempre desiderosi di competere con la vicina Mediolanum (Milano) decisero di sfruttare al massimo i campi per avere un grande quantitativo di prodotti (grano, verdure, frutti, erba) da vendere al mercato ed arricchirsi sempre di più. Raccoglievano i prodotti prima che fossero maturi, ne piantavano subito altri, li strappavano in malo modo lasciando pezzi di radice nel terreno. Permettevano che le erbacce invadessero il terreno soffocando i prodotti in crescita.
 
 
La Dea Mefite che viveva tra cielo e terra, si accorse di questa grave situazione e convocò i contadini presso uno dei suoi altari: "Ho visto con profondo dolore - disse - che state lentamente distruggendo, per la vostra ingordigia, i campi di cui sono protettrice, ho quindi deciso di punirvi affinché possiate correggervi. Ad ogni vostra cattiva azione, nei confronti dei campi, invierò un avvertimento che vi sarà di stimolo a non sbagliare più".
 
 
Gli abitanti di Laus spaventati se ne tornarono alle loro dimore. La vita continuò a trascorrere nelle occupazioni quotidiane. Le cose procedevano bene tanto che gli uomini si dimenticarono delle parole di Mefite e ricominciarono di nuovo a maltrattare i campi. Ad ogni frutto mal colto, ad ogni erba maltrattata, e ad ogni radice mal strappata, la dea Mefite, che non aveva dimenticato le sue parole, inviava una pericolosissima zanzara il cui morso portava alla morte. In poco tempo molta parte del bestiame, comprese oche e anatre, venivano trovati senza vita ai bordi dei campi e molte persone giacevano morenti nei letti delle loro case.
 
 
 Dappertutto poi si sentiva un intenso odore di zolfo e di acque stagnanti che indicavano l’avanzare delle paludi le quali invasero i campi non permettendo agli uomini di coltivare. Gli abitanti di Laus si pentirono amaramente per non aver ascoltato le parole della dea e promisero, di fronte ad uno dei suoi altari, di ravvedersi offrendole i pochi animali rimasti. Mefite commossa da quel gesto generoso e sofferto cominciò a piangere così le sue lacrime si trasformarono in pioggia che bagnò i campi risanandoli. Donò terra fertile ai contadini che ripresero le loro attività rispettando e onorando le coltivazioni.

 
Ecco perché la campagna lodigiana è una delle più verdeggianti e rigogliose.

  

Bak

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