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WOTAN
(Odino)
Odino (norreno Óðinn, anglosassone Woden, tedesco
Wotan, longobardo Gòdan[1]) è una delle
principali divinità del pantheon norreno, e in particolare
dio della guerra, della magia, della sapienza e della poesia.
Odino dimora ad Ásgarðr, nel palazzo di
Válaskjálf innalzato da lui stesso, dove, seduto
sul trono Hliðskjálf, osserva ciò che
accade in ciascuno dei Nove Mondi. In battaglia brandisce Gungnir, la
sua lancia e cavalca Sleipnir, il suo destriero a otto zampe, nato da
una portentosa unione tra il dio Loki (momentaneamente trasformato in
giumenta) e il cavallo Svaðilfœri.
Figlio di Borr e della gigantessa Bestla, fratello di Víli e
Vé[2], marito di Frigg e padre di molti degli
dèi, tra cui Thor, Baldr, Víðarr e
Váli. Spesso viene inoltre definito "padre di tutti gli
dèi", o addirittura Allföðr ("padre del
tutto").
Come dio guerriero raduna gli eroi morti in battaglia nel Valhalla, gli
einherjar, presiedendo al loro banchetto. Infine Odino
guiderà gli dèi e gli uomini contro le forze del
caos nell'ultima battaglia, quando giungerà il
Ragnarök, la fine del mondo, nel quale il dio sarà
ucciso, inghiottito dal temibile lupo Fenrir, per essere immediatamente
vendicato da Víðarr che ne lacererà le
fauci dopo avergli piantato un piede nella gola.
Un importante tempio di Odino sorgeva ad Uppsala, in Svezia
Odino è la massima divinità degli Asi,
è il padre degli uomini, il dio creatore
Odino è la figura in cui si incarna meglio il concetto di
assoluto e quindi di divinità.
Il suo nome deriva dalla radice indoeuropea *WAT, nella quale
è espresso il concetto di ispirazione e furore.
Odino è figlio di Bestla, una gigantessa, e Borr,
l’essere primordiale. Dalla mescolanza di queste 2 stirpi
nasce Odino, la massima divinità. Nel suo essere
c’è il patrimonio di saggezza e ricchezza dei
giganti e la capacità di avvalersene per i propri fini. Gran
parte della sua saggezza l’acquisì bevendo un
sorso del prezioso liquido dalla fonte del gigante Mímir, ma
in cambio dovette cedere il suo occhio.
Egli è il dio creatore, nei miti della creazione
dà agli uomini spirito e vita, insieme a Vili e
Vé, quindi è considerato padre degli
dèi e degli uomini.
Odino incarna molte potenzialità: è dio benevolo
e soccorrevole, ma anche crudele e vendicativo; il suo temperamento
è ingannevole e imprevedibile. E’ il dio dei vivi,
padre degli dèi e degli uomini; ma è anche il dio
dei morti, dei guerrieri caduti in battaglia. E’ il dio della
magia.
Uno dei miti racconta come egli sottrasse il sacro idromele ai giganti,
che rende poeta chi lo beve: è quindi dio della parola e
della poesia, quindi protettore degli scaldi (gli antichi poeti
scandinavi).
La saggezza di Odino
Essendo il più antico degli dèi e il creatore del
mondo e di tutte le cose, Odino è il signore della sapienza,
conoscitore delle cose antiche e profonde. Egli ha imparato per primo
tutte le arti e in seguito gli uomini le hanno apprese da lui. Tra i
molti epiteti di Odino, parecchi si riferiscono alla sua immensa
sapienza: Fjölnir e Fjölnsviðr ("assai
sapiente"), Sanngetall ("che intuisce il vero"), Saðr o Sannr
("che dice il vero"), Forni ("antico") e Fornölvir ("antico
sacerdote"), cioè conoscitore di tutte le cose dal principio.
La sapienza di Odino è conoscenza, magia e poesia al tempo
stesso. Egli non solo conosce i misteri dei Nove Mondi e l'ordine delle
loro stirpi, ma anche il destino degli uomini e il fato stesso
dell'universo.
Odino ama disputare con creature antiche e sapienti. Sotto le mentite
spoglie di Gágnraðr ("stanco del cammino") si
giocò la vita sfidando a una gara di sapienza il possente
gigante Vafþrúðnir, la cui erudizione era
rinomata in tutti i Nove Mondi, e dopo una serie di domande sul
passato, il presente e il futuro del mondo, a cui il gigante rispose
prontamente, Gágnraðr domandò allora che
cosa avesse sussurrato il dio Odino a Baldr prima che questi fosse
posto sulla pira. Vafþrúðnir a questo
punto lo riconobbe, ma aveva ormai perso la gara.
Un'altra volta, dicendo di chiamarsi Gestumblindi ("l'ospite cieco"),
il dio sfidò un re di nome Heiðrekr ad una gara di
indovinelli. Dopo una serie di quesiti a cui il re rispose senza
difficoltà, Odino gli pose la medesima domanda che
già aveva posto a Vafþrúðnir. A
quella domanda il re cercò di ucciderlo, ma il dio gli
sfuggì trasformandosi in falco.
Odino tiene accanto a sé la testa recisa[3] di
Mímir, fonte inesauribile di conoscenza che gli rivela molte
notizie dagli altri mondi (Völuspá 45). In un'altra
versione (Völuspá 28) dello stesso motivo
mitologico, Odino si cava un occhio e lo offre in pegno a
Mímir per attingere un sorso di idromele da
Mímisbrunnr, la fonte della saggezza che il gigante
custodisce. L'occhio di Odino rimane, quindi, nella fontana e lo stesso
Mímir ne beve ogni giorno l'idromele.[4] Da quella
mutilazione derivano gli epiteti di Bileygr ("guercio") e
Báleygr ("occhio fiammeggiante").
Le rune
Odino conosce i segreti delle rune, le lettere che, incise sul legno,
sulla pietra, sulle lame delle spade, sulla lingua dei poeti, sugli
zoccoli dei cavalli, sono l'origine stessa di ogni conoscenza e di ogni
potere. Odino ottenne questa sapienza, diventando il primo Erilaz,
ovvero il primo "maestro runico", immolando sé stesso in
sacrificio a sé stesso.
Infatti per apprendere l'arte delle rune e della divinazione rimase
appeso a un albero (verosimilmente Yggdrasill[6]) per nove giorni e
nove notti.
Odino, Dio della guerra
Fra le tante figure di divinità guerriere della mitologia
norrena, Odino si distingue per essere Sigrföðr
("padre della vittoria"), perché decide nelle battaglie a
chi debba andare la vittoria, e Valföðr, ("padre dei
caduti"), perché sono suoi figli adottivi tutti coloro che
cadono in battaglia. Con questi due nomi egli distribuisce in battaglia
la vittoria e la morte: entrambi doni graditi ai guerrieri.
Odino è anche il guerriero per eccellenza, che combatte con
le sue arti magiche. Molti dei suoi epiteti ricordano questo suo
aspetto bellicoso: egli è detto Gunnarr ("signore della
battaglia"), Göllnir ("[colui che] è nel
frastuono"), Þróttr ("forte"), Atriðr
("[colui che] cavalca in battaglia"),
Fráríðr ("[colui che] avanza cavalcando").
L'infallibile lancia che egli regge in pugno, che gli è
stata donata dai nani "figli di ĺvaldi", si chiama Gungnir. Con quella
lancia egli iniziò la prima guerra nel mondo, il conflitto
tra Æsir e Vanir. Da allora, alla vigilia delle battaglie la
rivolge verso la schiera alla quale ha decretato la sconfitta. Egli
è detto perciò Dörruðr ("[colui
che] combatte di lancia"), Dresvarpr ("[colui che] scaglia la lancia"),
Geirloðnir ("[colui che] invita con la lancia"), Biflindi
("[colui che] scuote la lancia"). Odino possiede anche un elmo d'oro,
onde per cui è detto Hjálmberi ("[colui che]
porta l'elmo").
Odino appare tremendo ai nemici, poiché è esperto
nell'arte della trasformazione. Ha in guerra il potere di accecare,
assordare o atterrire i nemici, di scatenare il terrore nelle schiere,
di rendere le armi inette a ferire come semplici ramoscelli. Nessuno
può scagliare così forte una lancia nella mischia
senza che lui riesca a fermarla con un solo sguardo. Le sue
capacità guerriere hanno una base magica, in quanto
dipendono dalla sua conoscenza delle rune e degli incantesimi.
Lui stesso sceglie chi proteggere nella mischia, infatti nella Saga
degli Ynglingar 2 si dice che Odino era solito imporre le mani sul capo
dando la benedizione (bjának), e i suoi devoti guerrieri
erano certi di ottenere la vittoria. Mediante questa pratica venivano
infusi di energie divine, che garantivano l'invulnerabilità
e la certezza di uscire sano e salvo dalla battaglia.
Quelli a lui devoti confidano in lui e lo invocano come
Sigföðr ("padre di vittoria"), Sighöfundr
("giudice di vittoria"), Sigtýr ("dio di vittoria"),
Sigþrór ("proficuo nella vittoria"), Sigrunnr
("albero di vittoria") e via dicendo. La tradizione riporta molti
esempi di guerrieri che innalzarono sacrifici e invocazioni a Odino per
ottenere il successo in battaglia.
Ma per gli eletti del dio ottenere la vittoria o morire gloriosamente
sono due cose ugualmente desiderabili. I caduti sono a tutti gli
effetti i "prescelti" del dio. Odino li accoglie come suoi figli
adottivi nel Valhalla, dove essi parteciperanno all'eterno banchetto da
lui presieduto. Óðinn è dunque parimenti
invocato come Valföðr ("padre dei prescelti"),
Valtýr ("dio dei prescelti"), Valkjósandi
("[colui che] sceglie i prescelti"), Valþögnir
("[colui che] accoglie i prescelti") e via dicendo. Ad una veggente
risvegliata dal regno dei morti, Odino si presenta come figlio di
Valtamr ("aduso [alla scelta] dei prescelti") , ed anche questo in
verità è un suo appellativo.
È appunto in questo modo, stabilendo a chi tocchi la morte
sui campi di battaglia del mondo, che il dio sceglie i suoi campioni, i
quali formeranno la schiera degli Einherjar, i guerrieri destinati a
formare la sua schiera e lottare al suo fianco nel giorno di
Ragnarök. Essi formano l'esercito infernale di anime guidato
dallo stesso Odino, che in questa guisa è detto
Herföðr ed Herjaföðr ("padre della
schiera"), Hertýr ("dio della schiera"), Herjann ("[signore
della] schiera") ed Herteitr ("lieto della schiera").
Legati al culto di Odino erano le congregazioni dei guerrieri estatici,
gli úlfheðnar ed i berserkr, (letteralmente "lupi
mannari" e i "vestiti d'orso"), i quali, prima della battaglia,
entravano in uno stato di furia, detto berserksgangr, nel quale
cominciavano a ringhiare, sbavare ed a mordere l'orlo degli scudi.
Successivamente si gettavano in battaglia urlando, mulinando spade e
scuri, facendo il vuoto tutto intorno, insensibili al dolore e alla
fatica, per poi crollare esausti.
Odino era anche conosciuto come "signore degli impiccati". Fonti
primarie[7] affermano che ogni nove anni al tempio di Uppsala si
svolgeva un solenne blót (un sacrificio pubblico) nel quale
venivano sacrificati al dio schiavi, criminali ed esemplari maschi di
animali. Il sacrificio avveniva appendendo o impiccando le vittime a
degli alberi, rievocando il sacrificio che il dio compì per
ottenere le rune.
Nella leggenda popolare Odino è alla testa della caccia
selvaggia, un corteo notturno che terrorizza coloro che
malauguratamente lo incontrano.
Odino, Dio della poesia
Il furore spirituale, di cui Odino è il dio, non si
manifesta solo nella battaglia, ma anche nelle composizioni letterarie.
Per questo Odino è anche il dio dei poeti.
Si narra che parlasse sempre in versi e anche che fu lui a dare inizio
nel nord dell'Europa all'arte della poesia, che è potere
soprannaturale non lontano dalla stessa magia, perché tra le
qualità di poeta, vate, profeta e mago non vi è
sostanziale differenza.
Odino rubò ai giganti il sacro idromele che oltre a donargli
la conoscenza delle rune, gli donò anche l'arte poetica. Si
dice che versò parte di quell'idromele sulla Terra,
elargendo agli esseri umani il dono inestimabile del canto.
Odino, Dio della magia
In quanto patrono della magia, Odino pratica spesso il seiðr,
una forma di divinazione che implica comportamenti sessuali giudicati
falsamenti ambigui o vergognosi. Il fratellastro Loki, nella Lokasenna,
lo accusa per questo di avere "modi effeminati".
Secondo il racconto della Saga degli Ynglingar,
Ásgarðr era luogo di sacrifici solenni cui
presiedevano dodici sacerdoti (detti díar o
drótnar) che erano al contempo i capi preminenti cui
spettavano le decisioni e i giudizi. Essi sarebbero poi stati
divinizzati dai loro sudditi. Nel caso di Odino si dice che, sentendosi
prossimo a morire, lasciò la Svezia affermando che sarebbe
tornato nella sua antica patria, chiamata Goðheimr ("paese
degli dèi"), e i suoi seguaci credettero che allora egli
fosse tornato ad Ásgarðr per vivere in eterno.
Nell'antichità
Nonostante nell'immaginario comune Odino sia spesso considerato la
divinità principale del pantheon norreno, la sua preminenza
è databile solo nei secoli più tardi del
politeismo del Nord Europa, dove comunque non risulta largamente
diffusa. Si ipotizza che il culto di Odino provenga dalla Danimarca, da
dove, intorno al IV secolo , si sia diffuso nella penisola scandinava,
più in Svezia che in Norvegia. Assenti sono invece tracce
del culto di Odino in Islanda dove pare (anche tramite lo studio dei
toponimi) che fosse di gran lunga prevalente il culto di Thor. Si
suppone che gli emigrati scandinavi che colonizzarono l'Islanda fossero
specialmente devoti, oltre che a Thor, anche a divinità
agricole come Freyja e Njörðr, e che abbandonarono la
penisola per contrasti con il re Haraldr Hárfagri (Harald
Bellachioma), fervente cultore di Odino.
In generale, essendo Odino un dio della guerra e della magia, era
particolarmente caro ai guerrieri e agli individui più
marginali della società, dove invece gli agricoltori e i
proprietari di fattorie preferivano divinità dell'ordine
come Thor o della fertilità come Freyja o Freyr. Odino fu
dunque particolarmente venerato durante l'epoca vichinga, dai giovani
che compivano le spedizioni di saccheggio lungo le coste dell'Europa
settentrionale.
Sacrifici umani
Raramente, prima o dopo dei combattimenti, si usava sacrificare
prigionieri a Odino. È possibile che l'uomo di Tollund,
ritrovato nello Jutland nudo e impiccato insieme ad altri sia uno di
questi casi. Nel caso specifico dei sacrifici umani a Odino, erano
usate tecniche come l'impiccagione, l'impalamento su lance acuminate o
la messa al rogo. La Orkneyinga saga cita un ulteriore (e inconsueto)
rituale, la cosiddetta aquila di sangue consistente nella separazione e
successiva apertura delle costole dalla colonna vertebrale.
Proscrizione da parte del Cristianesimo
Nel corso della cristianizzazione la venerazione nei confronti delle
divinità norrene e con esse di Odino non fu completamente
estinta. Continuarono ad esistere come icone diaboliche o maligne,
un'altra strategia consistette nella progressiva sostituzione delle
divinità pagane con figure cristiane.
Un ulteriore traccia del proseguimento della tradizione della mitologia
norrena sono gli incantesimi di Merseburgo nei quali viene citato
Woutan.
A partire dalla seconda metà del XX secolo una nuova
religione neopagana che si rifà alla tradizione norrena
dell'antichità ha cominciato a diffondersi; tale culto
è stato denominato Etenismo. Una denominazione della
religione etena, l'Odinismo, è particolarmente incentrata
sulla figura di Odino.
Le origini dell'Odinismo sono da ricercarsi nell'opera dell'australiano
Alexander Rud Mills il quale, negli anni Trenta fondò una
prima Chiesa odinista. Oggi è religione riconosciuta
ufficialmente in Islanda, Norvegia e Danimarca, ma il culto
è presente in modo organizzato anche in Gran Bretagna,
Francia, Belgio, Olanda, Germania, Nord America e altri. Esistono
gruppi di credenti anche in Italia supportati dalla Comunità
Odinista; i suoi membri si rifanno alla religione ancestrale dei
Longobardi praticando l'Odinismo e promuovendo la difesa delle risorse
naturali.
Odino nella cultura moderna
Ad Odino è stata intitolata la regione pianeggiante di Odin
Planitia, situata sulla superficie di Mercurio.
Odino compare anche come personaggio in Sandman, il celebre fumetto di
Neil Gaiman. Contrariamente all'iconografia tradizionale, qui Odino
viene rappresentato privo della sua caratteristica lunga barba. Calza
in testa un cappellaccio che gli nasconde gli occhi, si appoggia ad un
bastone ed è accompagnato da Thor e dall'infido Loki.
Odino compare come personaggio nei fumetti della Marvel Comics, in
particolare nella collana The Mighty Thor (Il Mitico Thor), dove
vengono narrate le avventure di Thor, che viene citato come "il figlio
prediletto di Odino". In effetti Odino interviene spesso nei fumetti
per aiutare il figlio e alla sua morte il potere e la saggezza di Odino
passano proprio a Thor. Formalmente inferiore al Dio della cultura
giudaico-cristiana (che in questi fumetti prende il nome di Supremo),
ne riprende e condivide tuttavia diverse funzioni.
Un'interpretazione moderna e molto particolare di Odino si ha nel libro
L'isola di Odino, della scrittrice danese Teller Janne. Qui la
divinità norrena è una sorta di candido
vecchietto (pur sempre divino), che, separato dai suoi due corvi, perde
la memoria e si trova in balìa delle assurdità
della società contemporanea, dove viene addirittura
scambiato per Babbo Natale.
Il XII arcano maggiore dei Tarocchi rappresenta un uomo appeso a testa
in giù ad un albero per un piede. Il suo significato
esoterico è quello del mutamento o dell'iniziazione. Anche
se la tradizione popolare lega questa carta a Giuda Iscariota
è difficile non notare le somiglianze con la storia di Odino
come narrata nella Hávamál.
In inglese, il nome del terzo giorno della settimana, "Wednesday"
(ossia, il mercoledì), deriva dal nome anglosassone di
Odino: Woden; "Wednesday" è, pertanto, "il giorno dedicato
ad Odino". Nelle lingue scandinave, allo stesso modo, il terzo giorno
della settimana deriva dalla stessa divinità: "Onsdag" in
norvegese, svedese e danese significa appunto il giorno (dag) di Odino
(Ons, forma al genitivo e abbrievata di Odino).
Paolo Diacono nella sua Historia Langobardorum scrive che è
stato Wotan ad inventare il nome Longobardi: infatti, questa
popolazione nomade di origine scandinava, si chiamava in
realtà "Winnili" o "Winniler". Il libro medievale narra che
i Winnili assediati dai Vandali in una regione del nord della Germania,
nell'imminenza della battaglia, cercando protezione dal dio Wotan, si
presentarono di fronte al sole nascente per farsi riconoscere. Le donne
dei Winnili vedendo la loro inferiorità numerica rispetto ai
nemici, per far credere al dio che i guerrieri fossero più
numerosi di quanto in realtà erano, si legarono i loro
lunghi capelli intorno al viso, come fossero lunghe barbe. Quando Wotan
in persona li vide, ne fu colpito ed esclamò, in antico
tedesco: "Langbärte!" ovvero "Lunghe barbe!", da cui la
latinizzazione in "Longobardi".
La figura di Odino compare anche in una storia disneyana disegnata da
Carl Barks e pubblicata col titolo "Uncle Scrooge: Mythic Mystery" (Zio
Paperone e il pianeta Valhalla).
Odino è uno dei personaggi principali del romanzo American
Gods di Neil Gaiman dove per buona parte della storia si fa chiamare
Wednesday.
Odino compare nella celebre saga per PlayStation Final Fantasy;
è una delle evocazioni disponibili, particolarmente
distruttiva. Nell'undicesimo capitolo (online) esso appare come nemico
da affrontare in un evento chiamato appunto Einherjar, insieme a molti
altri nemici con nomi riferiti esplicitamente alla mitologia norrena.
Un errore è stato fatto nel mettere anni prima che l'evento
Einherjar fosse implementato nel gioco, la lancia di odino (Gungnir).
Il nome della lancia che Odino usa nel gioco è Valkyrie's
Fork, Gungnir non è minimamente relazionata all'evento di
Odino. Durante la battaglia inoltre Odino parla dicendo diverse frasi,
esempio della frase mentre viene sconfitto: "Ahahahahahaha! Fate Hath
Smiled Upon the Sons of Men. Let us Return to Asgarth, Slepnir. But as
long as Thine Hearts yet Festereth with the Corruption of Rage, I Shalt
ne'er Perish. Farewell, Einherjar!"
Nel film Attila flagello di Dio con Diego Abatantuono i personaggi si
rivolgono al dio Odino.
Nel manga "Die Ragnarok'" di Jun Shindo, Odino appare, evocato dal
protagonista, armato della sua lancia, della quale si serve per
uccidere il demone Alastor.
Il gruppo Epic Metal italiano Holy Martyr cita Odino nella loro canzone
"Hatred Is My Strength
Odino appare nel videogioco per PC Age of Mythology come
divinità principale della civiltà norrena. Offre
la possibilità di esplorare con i suoi due corvi (che
ritornano automaticamente se uccisi) e dona il potere divino "Caccia
grossa" che permette di duplicare gli animali da cacciare.
Simbolo della sua potenza regale è l’anello
Draupnir, a lui donato dai nani. Altro dono dei nani fu la sua lancia
Gungnir. Egli possiede anche un elmo d’oro e uno scudo.
Per i suoi appellativi ricorda il Dio Mercurio dei Romani: egli
è il Dio dei viandanti, dei viaggi e del commercio.
Il mercoledì è detto in norreno il giorno di
Odino: ódinsdagr
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