...Sto cercando di curare una pagina web
che parli delle ottime pagine
scritte nel 1928 dal Conte Vincenzo Vincenzi da
Piobbetta (ps.
Piobb): "Venere, la magica Dea della carne." Ed,
italiana, Atanòr, Roma
1980.
Venere di Botticelli [NO coprygth da: ]
Nel frattempo di Piobb se ne e' occupato
una mailing list che il bravo
nhmem ha riportato nella sua eccellente Saturnia Tellus
e che io qui
riporto per la sua importanza. Infatti dovremmo
cominciare a meditare
che dirsi pagani e' forse un po' poco: ognuno di noi ha
certamente una
o più divinità di riferimento, e se cominciassimo a
concretizzare
questa nostra particolare affezione forse il n ostro
comune
paganesimo sarebbe più incisivo.
E' merito di Piobb l'aver analizzato, in particolare, la
morale della religione di
Venere-Afrodite, che tanto sviluppo ebbe nel mondo
antico e, in particolare, nella civilta'
greco-romana. Essa e' stata tramandata da sinceri
cultori anche nelle epoche successive, ed
e' oggi, probabilmente, una delle religioni più adatte a
tempi come i nostri, in cui il valore
dell'amore, della bellezza e della sessualita',
unitariamente considerati, viene riscoperto dalla
maggioranza dell'umanità.
Gli esseri umani completamente evoluti non hanno bisogno
di una morale, giacche' la semplice
chiara comprensione degli eventi vissuti costituisce una
perfetta guida di comportamento.
Ma essi sono molto rari e percio' ciascuna religione ha
enunciato una morale che, sfruttando le caratteristiche
naturali dei propri aderenti,
permette loro, secondo le possibilita' di ciascuno, il
massimo sviluppo spirituale.
Le morali delle varie religioni
differiscono tra loro, in quanto ciascuna religione, pur
non
essendo, di solito, preclusa ad alcuno, tuttavia si
rivolge ad un particolare tipo umano, sul
quale ritaglia la propria morale. Infatti, come non e'
possibile chiedere ad un gatto di
comportarsi da cane, cosi non e' possibile seguire una
morale che vada decisamente contro le tendenze naturali
dell'individuo,
le quali non sono per nulla uguali in tutti gli uomini.
Lo
scopo di una morale non e' infatti quella di creare,
negli individui, conflitti interiori che
ne ostacolerebbero lo sviluppo spirituale, ma di
armonizzarne le caratteristiche naturali sia
interiormente, sia nei rapporti con la realtà
esterna.
Erra sicuramente, percio', colui che
ritiene che la morale di una religione possa
essere idonea per tutti gli individui. Come nasce la
morale di una religione? Abbiamo
già visto che essa consiglia i comportamenti piu' idonei
nei confronti dei vari Enti o Piani della realtà,
tenendo appunto presente
le caratteristiche dominanti nei propri aderenti.
Cercheremo di dare qualche ragguaglio.
La morale più conosciuta nell'Occidente degli ultimi
secoli e' quella che Piobb definisce
"cosmologica antropocentrica" (dell'Uomo Universale), ma
che forse ancor meglio potrebbe definirsi morale
ontocentrica, perche' ritiene
piu' importante di tutti l'atteggiamento nei confronti
dell' Essere in se stesso. La morale
probabilmente più nota di questo tipo è quella
della religione cristiana cattolica.
Il comandamento senz'altro più
importante di tale morale e' il primo: "Non avrai altro
Dio fuori di me", in cui sostanzialmente si afferma l
'insignificante importanza dei piani meno
universali dell'essere e si invita a rinunciare ai
piaceri che da questi piani possono derivare.
Un esempio tipico di quest'atteggiamento e' quello nei
confronti della sessualità.
Negata a monaci e sacerdoti, e' concessa a malincuore ai
laici ai soli fini procreativi.
Questo tipo di morale e' idonea a coloro che ritengono
indispensabile ai fini spirituali non
solo il non attaccamento a ciò di cui si fa uso, ma
anche una rinuncia esteriore che limiti
all'indispensabile l'uso medesimo. E' invece inidonea a
coloro che non vedono dissidio tra il piano principiale
dell'essere e quelli successivi,
ma non per questo meno importanti,
giacchè il seme deve pur diventare pianta, perche' la
manifestazione sia completa.
Tale morale, considerando il caso specifico del
Cristianesimo, e' storicamente derivata da
quell'altra che Piobb definisce "cosmologica
teocentrica", perche' considera sommamente
importanti gli atteggiamenti verso il Dio Personale. Una
morale di questo tipo e' la morale
della religione ebraica, che solo apparentemente ha un
decalogo identico a quello della religione cristiana.
Qui l'accento e' posto sul secondo comandamento: "Non
nominare il nome di Dio invano e non farti immagine di
me".
Questo comandamento
è così importante che gli antichi sacerdoti ebraici non
rivelarono mai apertamente le vocali
del nome di Dio, cosi che oggi si disputa se tale nome
sia Jheovha o Jhavhe'.
Nell'ambito cristiano tale comandamento e' scaduto di
importanza , giacche' proibisce solo la bestemmia o al
più il coinvolgere Dio
in discorsi frivoli. Inoltre e' cessato il divieto
relativo alle immagini, altro segno evidente di un
cambio di prospettiva.
Seguendo Piobb e modernizzando un po' il suo linguaggio,
enunceremo ora il decalogo della religione di Venere e
poi lo esamineremo partitamente.
DECALOGO MORALE DEL PIACERE E DELL'AMORE
1) Ricercherai il piacere ed eviterai il dolore.
2) Rispetterai tutte le forme di amore e non dirai male
di nessuna.
3) Amerai, e vivrai l'amore come una preghiera.
4) Ricercherai gli amori superiori.
5) Ricambierai l'affetto di tuo padre e quello di
tua madre, quello dei tuoi familiari e dei tuoi
amici e ricambierai l'amore del tuo compagno/a.
6) Eviterai di credere che un amore terreno sia eterno.
7) Genererai.
Amerai la specie umana, adoperandoti per renderla
migliore.
9) Tratterai tutti gli uomini come se fossero tuoi
fratelli.
10) Amerai te stesso, senza dimenticare gli altri tuoi
doveri.
Esaminiamo i precetti singolarmente, lasciando al
lettore il compito di approfondire, leggendo
direttamente il testo di Piobb,
le correlazioni con il mito di Venere, che ci limitiamo
ad accennare.
1) Ricercherai il piacere ed eviterai il dolore. Questo
primo precetto si riferisce ai doveri
verso il piano dell'esistenza generale. Il fatto
d'essere, cioe' il manifestarsi della coscienza
creatrice, è un atto di per se' gioioso e del tutto
scevro di sofferenza. E' assolutamente
naturale, percio', che gli esseri viventi ricerchino ciò
che è piacevole e rifuggano da
ciò che è doloroso. Il termine piacere va inteso nella
sua accezione più generale sia, cioè, come piacere dei
sensi,
sia come stato interiore derivante dall'armonia generale
dell'essere.
Come si evita il dolore?
Il dolore nasce sempre dal venir meno di qualcosa cui
siamo attaccati.
Il modo migliore di estinguerlo e' percio' vivere il
piu' possibile senza attaccamento. Nelle dodici puntate
del mito di Venere,
saltando i primi due
episodi (Nascita di Venere e Matrimonio con Vulcano),
corrispondenti ai due enti non
manifesti (vedi quanto si è già detto sulle dodici
tavole delle legge che si riducono a
dieci) questo precetto corrisponde all'adulterio di
Venere con Marte.
2) Rispetterai tutte le forme di amore e
non dirai male di nessuna.
Il secondo precetto si riferisce ai doveri verso i
principi universali dell'essere (vero, bello,
bene), che riteniamo attuarsi pienamente nel Dio
Personale. L'atto di amore e' vero,
perchè è effettiva conoscenza del piacere; e' bello
perche' e' l'espressione piu' alta dei
sentimenti estetici umani; e' bene infine, perche' ha
per conseguenza un esperienza
gratificante, oppure la moltiplicazione dell'umanità,
ovvero la perpetuazione delle leggi
di creazione (anche in senso magico).
Queste caratteristiche sono proprie di tutte le forme di
amore, che quindi sono tutte ugualmente rispettabili.
Il secondo precetto corrisponde, nel mito di Venere,
alla cattura di Venere e Marte, mentre
sono in amplesso, da parte di Vulcano e alla loro
esposizione alla vista degli altri Dei.
3) Amerai, e vivrai l'amore come una
preghiera.
Il terzo precetto si riferisce ai doveri verso le forze
cosmiche, che, nel loro insieme,
costituiscono il serbatoio generale della natura creata:
esse sono il legame che unisce tutto ciò che è dotato di
vita
(anche solo potenzialmente come le particelle della
chimica) all'assoluto.
L'uomo raggiunge il piano di tali forze in varie maniere
(estasi, preghiera, amore etc)
a seconda della religione che pratica e quindi del
gruppo di tali forze cui vuole indirizzarsi.
Poiche' nella religione di Venere la forza più
importante e' l'attrazione universale,
il modo più diretto per comunicare con tale forza e'
l'amore.
Nel mito, questo precetto del decalogo corrisponde alla
nascita di Antero.
4) Ricercherai gli amori superiori.
Il quarto precetto si riferisce ai doveri dell'uomo
verso il principio vitale. La vitalita'
ha molta importanza nel meccanismo dell'attrazione
affettiva: senza di essa l'amore
non si manifesta. I minerali dotati solo di una
vitalita' potenziale (che si attualizza solo
quando vengono assimilati da un essere vivente) non
amano: in essi l'attrazione produce soltanto la coesione
delle particelle
subatomiche e atomiche e l'affinità chimica. Tali forze
attrattive si riscontrano in tutti gli esseri e
costituiscono una forma rudimentale di amore,
ma non si identificano con l'amore propriamente
detto, che è presente solo negli esseri viventi.
Anzi piu' e' evoluto l'essere vivente e maggiore e' la
sua capacità di amare.
Nei batteri , in cui la riproduzione avviene per vie non
sessuali, l'amore si manifesta nel cosiddetto fenomeno
della coniugazione,
in cui due batteri, entrati in contatto, si scambiano
una parte del proprio patrimonio genetico,
ricavandone, a quanto sembra, una maggiore vitalita'.
Nei vegetali, l'amore è collegato sì ai meccanismi
procreativi, ma conserva la funzione
di accrescere la vitalità ,determinando prima la
fioritura e poi la fruttificazione. Negli
animali, l'amore influenza buona parte dell'attività ,
ma e' tuttavia legato a periodi
di fregola. Quanto più l'animale e' superiore, tanto
piu' si manifestano sentimenti di affetto, oltreche'
istinti soltanto sessuali.
Ma e' solo nell'uomo che l'amore, su questa terra,
raggiunge l'apice : esso diventa indipendente da periodi
di fregola, giacche' l'uomo può amare sessualmente in
qualunque periodo;
diventa indipendente dalla procreazione, giacche' l'uomo
puo', con vari metodi, procreare o meno.
Diventa indipendente dalla sessualita' e dai rapporti
parentali, giacche' l'uomo sa amare anche in assenza di
intenzioni sessuali
o di vincoli di parentela o amicizia. L'uomo superiore
poi riesce
persino ad amare i suoi nemici.
In altri termini la vitalita' accresce la capacita' di
amare e, viceversa, pia' l'amore e' elevato e più
accresce la qualita' della vita,
donde il quarto precetto. Esso, nel mito di Venere, ha
corrispondenza con l'episodio in cui la dea fugge da
Tifone, alla ricerca di un amore superiore.
5) Ricambierai l'affetto di tuo padre e
quello di tua madre, quello dei tuoi familiari e dei
tuoi amici e ricambierai l'amore del tuo compagno/a.
Questo precetto riguarda i doveri verso il piano
dell'universo.
Nell'armonia generale di esso, l'amore o attrazione
esercita uno dei principali compiti e ciascuna delle sue
modalita',
come l'amore umano, vi contribuisce per la sua parte.
L'amore non soddisfatto tende a cagionare dolore e
percio' a sminuire l'armonia dell'universo;
di qui il precetto di non contrariare gli affetti che
normalmente si presentano.
Nel mito, questo precetto corrisponde all'innamoramento
di Venere per Adone. Ella lo segue in ogni luogo ove
egli va.
6) Eviterai di credere che un amore
terreno sia eterno.
Questo precetto riguarda i doveri verso il sistema
solare. Il sistema solare (forze
astrologico-planetarie) pur lasciandoci una certa
autonomia, stabilisce per cio' che e' umano
l'instabilità e il mutamento.
Percio' non bisogna attaccarsi all'amore terreno come se
fosse eterno. Nel mito questo precetto corrisponde alla
morte di Adone: la dea innamorata sopravvvive al suo
amante che viene ucciso.
7) Genererai Questo precetto si
riferisce ai doveri dell'uomo
verso la natura terrestre. La natura esige dall'uomo una
partecipazione attiva
all'evoluzione terrestre. Ricercando il proprio
benessere e badando a non distruggere il proprio
habitat,
l'uomo trasforma e fa evolvere positivamente la
terra. Nel mito, questo
precetto si riferisce all'unione di Venere con Mercurio,
ricco e considerato, da cui nasce
Cupido, il suo figliolo prediletto.
Occorre tener presente che la generazione può avvenire
tanto sul piano materiale quanto su quello sottile della
terra.
Ricordiamo, a tal proposito, che, come indico' Platone,
in metafisica si distingueva Afrodite Pandemia dalla più
importante Afrodite Urania e che, nel culto, parimenti
la Dea era venerata sia come Genitrice sia come
Callipigia ("dalle belle curve"),
che sono gli equivalenti terreni di quegli aspetti
metafisici e alludono alle due possibilità di
generazione.
Se qualche cristiano sta
scandalizzandosi per l'attributo "Callipigia", rifletta
sulla frase che accompagna spesso le
effigi della Madonna Nera: "Nigra sum, sed Formosa"
(Cantico dei Cantici I,5) e rifletta non solo sui
significati del "Nigra",
ma anche sul fatto che non fu usato l'aggettivo
"Pulchra" (cioè "bella" in senso generale), ma "Formosa"
("dalle belle forme"), termine del tutto equivalente a
"Callipigia".
Amerai la specie umana, adoperandoti per renderla
migliore. Questo precetto si riferisce al comportamento
verso la specie umana.
Venere e' la Dea della bellezza tanto materiale che
spirituale.
Perciò il suo seguace s'ingegnerà di abbellire la
propria specie, a partire da figli e allievi, sia
fisicamente, sia interiormente.
Nel mito, questo precetto corrisponde alla
glorificazione di Venere, in seguito al giudizio di
Paride,
che la sceglie appunto perchè è la piu' bella tra le
Dee.
9) Tratterai tutti gli uomini come se
fossero tuoi fratelli.
Questo precetto si riferisce al comportamento verso la
societa' umana.
L'attrazione e', fra tutte le forze universali, quella
che ha il maggior compito nella societa'.
Sotto la forma dell'amore
umano, essa riunisce le famiglie; sotto quella
dell'amicizia , unisce i gruppi amichevoli;
sotto quella della solidarietà e della fraternita'
costituisce le citta', le provincie, le regioni,
gli stati e gli organismi pluristatali.
Considerare tutti gli uomini come fratelli permette al
singolo di cooperare con l'intera societa'.
Nel mito, questo precetto corrisponde alla guerra di
Troia, nella quale Venere e' coinvolta;
l'episodio mostra efficacemente cosa succede quando gli
uomini dimenticano che il principale motore degli
aggruppamenti
sociali e' la fraternita' e vogliono vedere in essi solo
la realizzazione dei propri interessi particolari.
10) Amerai te stesso, senza dimenticare
gli altri tuoi doveri.
Questo ultimo precetto si riferisce al comportamento
verso se stesso.
L'amore di se', come abbiamo detto, rappresenta il piu'
importante dei precetti di questo morale
ed e' presupposto da tutti i nove precetti precedenti.
Quando l'uomo si detesta, finisce col trascurarsi
moralmente e fisicamente; quando, invece, ha cura di se
stesso,
si evolve in tutte le direzioni.
Solo la cura di se stessi permette quella degli altri,
soprattutto sul piano spirituale.
Altrimenti si diventa simili a ciechi che guidano altri
ciechi. Tuttavia, se pervertito, l'amore di se' conduce
all'egoismo piu' bieco;
ciò si evita, tenendo presenti gli altri precetti.
Nel mito, questo precetto corrisponde alla risalita di
Venere al cielo dell'Olimpo.
Caro lettore, se gentilmente ci hai seguito fin
qui e scruti il tuo intimo, la morale di Venere
ti sembrerà familiare oppure estranea alla tua
indole. Nel secondo caso, significa che ti si
confà maggiormente un'altra tra i dieci tipi di
morale di cui ti abbiamo parlato ed e' quindi in
altra direzione che dovrai cercare. Nel primo
caso, e' segno invece che la morale di Venere
e' quella che si confa' alla tua indole. Mettila
in pratica e godine i benefici; trasmettila a
coloro che hanno un indole simile alla tua.
In entrambi i casi, impara ad accettare che altri
uomini abbiano una morale diversa dalla tua.