Cultura della Religione Egizia -

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    Da "Dizionario dei Simboli e delle Divinita' Egizie" di Manfred Lurker edito: Ubaldini Editore
    Roma
Osiris
Osiris (Osiride)

STORIA CULTURALE E RELIGIOSA D'EGITTO

Durante l'ultima glaciazione la valle del Nilo era probabilmente una regione paludosa
scarsamente popolata. A causa della graduale espansione dei deserti nordafricani, trib
di nomadi, seguendo le fonti d'acqua, raggiunsero la fertile striscia del Nilo, dove
vennero in contatto con culture agricole del Neolitico. Una delle pi antiche culture
rurali prende il nome da Merimde, situata sul confine occidentale del Delta. Gli abitanti
vivevano in capanne ovali, fatte di giunchi e argilla. Tra i manufatti vi sono attrezzi in
pietra, collane formate da grani di pietra, osso o avorio, e vasi modellati a mano,
talvolta decorati con un motivo a spina di pesce. I morti erano sepolti nell'insediamento,
a volte all'interno delle capanne stesse, in posizione fetale. Questo tipo di sepoltura,
dove il morto resta con il vivo, fu probabilmente all'origine della concezione
caratteristica egizia della tomba come casa. Molto interessante il ritrovamento di una
figura umana in argilla cotta e di un cranio di toro, che Eberhard Otto ha collegato ai
piccoli amuleti a forma di cranio bovino delle eta' predinastica e arcaica e ai culti in eta'
storica legati al toro.
Particolarmente significative per la storia delle religioni sono le statuette femminili
della successiva cultura badariana dell'Alto Egitto, nude e con i genitali sempre molto
accentuati. Abbiamo qui una prova preistorica della concezione della Grande Dea, largamente
diffusa nei culti e nelle immagini di tutto l'Oriente, e che presto sarebbe sfociata nelle
figure divine di Hathor e Iside.
Nel loro linguaggio figurativo, gli egizi chiamavano la patria "la nera e la rossa".
La terra nera (ta kemet) era la regione fertile inondata ogni anno dal Nilo che depositava
il ricco limo. Poiche' gia' nell'antichita' le piogge erano scarse, l'Egitto era chiamato non
a torto "dono del Nilo". Nelle pittoresche paludi del Delta crescevano il papiro e il fiore
di loto, che dovevano influenzare la forma delle colonne egizie. La terra rossa (desheret)
indicava metaforicamente il deserto sterile e infocato, le cui montagne si ergono chiare a
est e a ovest delimitando la terra fertile. Tutto quello che si trovava al di fuori della
valle veniva denominato con la stessa parola, e scritto con il geroglifico di "montagna",
che indicava sia le terre lontane sia il deserto. ll contrasto nella natura del paese si
riflette nella contrapposizione mitologica di Osiride, Dio della fertilita' e Seth, Dio del
deserto. Osiride, che ha donato all'umanita' i frutti della terra e le leggi del cielo, e'
ucciso dal fratello, il malvagio Seth. Tuttavia, come mostrano molte immagini del tempo dei
faraoni, dal suo cadavere spunta nuovo seme. Il popolo usava modellare col fango del Nilo
piccole immagini di Osirde nelle quali inseriva qualche chicco di grano.
La germinazione del seme simboleggiava il risveglio dopo la morte. Come il Dio, il suolo
d'Egitto moriva ogni anno sotto il cocente sole estivo e, dopo la siccita' e la successiva
inondazione del Nilo (l'acqua della vita!), faceva germinare una nuova e lussureggiante
vegetazione. Non si e' mai abbastanza cauti nel paragonare le diverse mitologie, ma in Seth
e Osiride, questa coppia di fratelli cosi malassortita, c'e' qualche somiglianza con Caino e
Abele. Forse l'antagonismo esistente nella terra neolitica tra il popolo dei pastori nomadi
e quello sedentario dedito all'agricoltura e' stato, consciamente o inconsciamente, il motivo
formativo di questo mito. E forse si possono attribuire a questo contrasto anche alcune
credenze funerarie contraddittorie: "tanto il tumulo sormontato da una stele, caratteristico
dei popoli nomadi, quanto la tomba a forma di casa dei popoli sedentari, sono insieme i
prototipi della tomba egizia".'
Il ciclo regolare delle stagioni, nel quale si succedono all'infinito semina e raccolto, e
la continua battaglia tra le acque del Nilo e la sabbia del deserto, contribuirono a
caratterizzare 1'abito mentale dell'antico egizio. Egli venerava i poteri divini che
facevano crescere i frutti della terra e moltiplicavano il bestiame, e temeva le forze
misteriose che distruggevano il seme, colpivano le mandrie e minacciavano la sua stessa
vita. La sua meraviglia per l'esistenza e la natura delle cose fu ben presto sostituita da
un atteggiamento indagatore verso il loro divenire e morire. Sulla terra nera e la terra
rossa si stendeva la volta celeste, illuminata di giorno dal sole, e di notte dalla luna e
le stelle: non era questo un segno dei lati oscuro e luminoso della vita?
La credenza che il regno dei morti fosse situato a occidente si basava su due motivi:
in primo luogo, il sole tramonta a occidente (il tramonto e' simbolo di morte) e, in secondo
luogo, il deserto privo di vita si stende a ovest della valle del Nilo. Per questo le piu'
importanti aree sepolcrali si svilupparono sulla riva occidentale della valle, le piramidi
di Giza, Abusir, Dahshur come pure, circa mille anni dopo, la necropoli tebana nella Valle
dei Re. Nelle piu' antiche sepolture neolitiche rinvenute a Deir el Tasa,
Alto Egitto, il corpo giaceva su un asse nord-sud, sul fianco sinistro, in modo da avere il
viso rivolto verso l'occidente, la terra dei morti. Fin dall'inizio dell'Antico Regno il
volto era invece rivolto a est, dove la luce invincibile del sole appare al termine della
notte. Durante la diciottesima dinastia il corpo veniva posto lungo un asse est-ovest, gli
occhi rivolti al sole nascente e il capo verso 1'ovest, riferimento simbolico all'entrata
del defunto nel regno dei morti.
Le concezioni sulla morte e l'aldila' possono essere ricostruite facilinente in base ai
testi. Nei "Testi delle Piramidi", che risalgono all'Antico Regno, e' trattato con
considerevoli variazioni il tema della vita del re defunto nell'oltretomba, e molti dei
brani furono ripresi nei "Testi dei Sarcofagin, dipinti sui sarcofagi lignei del Medio Regno.
Durante il Nuovo Regno veniva posto nella tomba un papiro con alcuni capitoli del cosiddetto
Libro dei Morti, che derivavano a volte dal corpus dei "Tes dei Sarcofagi".
Mentre nei "Testi delle Piramidi" la destinazione del viaggio ultraterreno e' il cielo,
durante il Nuovo Regno si afferma l'idea che il mondo inferiore sia il regno dei morti.
Oltre alle raccolte di brani a scostanti, quali i "Testi delle Piramidin, i "Testi dei
Sarcofagi" e il Libro dei Morti, sono molto significativi i "Libri del Mondo Sotterraneo",
detti anche `guide per 1'aldila', dipinti sulle pareti delle tombe regali del Nuovo Regno.
In essi parola e immagine si fondono in una sola cosa, mentre il motivo centrale e' il
viaggio notturno del dio sole nel mondo inferiore e il suo rinnovamento, a cui partecipa il
defunto re nel suo viaggio nell'oltretomba. Il Libro del Mondo Sotterraneo pi antico, e
l'unico fino al regno di Ecknaton, era l'Amduat ("quel che si trova nel Duat", il mondo
inferiore). Fin verso la fine del Nuovo Regno i "Libri del Mondo Sotterraneon erano
utilizzati solo per i testi funerari dei re, ma in seguito a una certa democratizzazione
compaiono anche nei sarcofagi e nei papiri di tombe private. Significativa e' la diversa
raffigurazione del sole, rappresentato nell'Amduat e nel Libro delle Porte come la barca
divina, e nel Libro delle Caverne e nel Libro della Terra come un disco.
Possiamo far risalire le tre immagini principali del cielo alla natura ambientale dei
diversi nomoi (distretti amministrativi). "Forse per le popolazioni costiere il cielo era
un mare che il dio solare percorreva con la sua barca. Per altri, magari nelle regioni pi
inteme del Delta, la dea celeste era una enorme vacca (Hathor) che si reggeva sulle zampe
piantate come pilastri ai quattro angoli della terra, di cui il piccolo uomo poteva vedere
solo l'ampio ventre. Per altri ancora, forse gli abitanti del deserto, era una donna (Nut),
incurvata su mani e piedi per partorire ogni giorno a oriente un giovane sole.
La prima forma di associazione nazionale fu l'unificazione di trib confinanti in nomoi.
Ogni nomos era autonomo dal punto di vista religioso e venerava un proprio dio, che veniva
raffigurato simbolicamente su un'insegna (una pertica con una trave trasversale).
Il segno geroglifico per nomos (sapat) e' un lembo di terra attraversato da canali regolari.
Come indica il significato letterale del titolo pi antico dato all'amministratore del nomos,
`colui che scava i canali', l'irrigazione era molto importante per la creazione di uno
stato in una terra con scarse precipitazioni. In origine si contavano solo trentasette
nomoi, ma in seguito il loro numero fu portato a quarantadue, perche' corrispondesse a
quello dei giudici che assistono Osiride nell'aldila' Ciascun nomos si affaccia sul Nilo,
che attraversa tutto il paese lungo un asse nord-sud. I coltivatori vedevano nel fiume un
benefattore divino, e chiamavano sia il Nilo sia la sua personificazione Hapi.
L'annuale inondazione, tanto importante per un buon raccolto, era celebrata con canti e
offerte come `l'arrivo di Hapi'. Poiche' la fertilita' dipende sempre dalla collaborazione di
forze maschili e femminili, Hapi era raffigurato come ermafrodito, un uomo con i seni
femminili.
L'Egitto aveva praticamente solo due vicini, il deserto e il mare, e a causa del suo
isolamento dal resto del mondo avrebbe potuto trasformarsi in una `oasi' culturale nel vero
senso della parola. Invece la terra del Nilo non resto' isolata, e anzi ebbe sempre contatti
frequenti con altri popoli. Lo stesso popolo egizio dimostra fm dal periodo arcaico il
carattere di punto di intersezione tipico delle terre poste su un istmo tra due continenti.
Nel quarto millennio a. C. si possono individuare tre razze: quella mediterranea, snella e
di bassa statura, quella di Cro-Magnon, pi alta e robusta, che ha lasciato tracce anche in
altre aree dell'Africa settentrionale, e quella negroide, da non confondersi con i negri
veri e propri. Nel periodo tinita, all'inizio dell'epoca storica, la comparsa di pochi
rappresentanti di una razza brachicefala e' forse una prova concreta di contatti
documentabili con la Mesopotamia.

Nella storia del paese ci imbattiamo frequentemente nel dualismo di Alto e Basso Egitto.
Secondo la tradizione le due terre fino ad allora rivali furono riunite dal re Menes,
il primo sovrano che emerge dall'oscurita' del periodo arcaico alla luce della storia.
Come `signore delle Due Terre', Menes portava oltre alla propria corona bianca
dell'Alto Egitto la corona rossa del Basso Egitto. Il geroglifico di `terra' raddoppiato
significava `Egitto', ovvero le Due Terre.
La pianta araldica del nord era il papiro e quella del sud era una specie di giunco fiorito,
o giglio. II dualismo di Alto e Basso Egitto si manifestava anche nella struttura sociale:
nel sud coperto di praterie vivevano tutti i pastori nomadi che avevano svolto la parte pi
attiva nella formazione dello stato assoggettando i coltivatori del nord. Tracce della
cultura nomade permangono nelle insegne regali, come il pastorale, il cosiddetto flagello,
la coda di toro e forse il copricapo di stoffa (velo nemes).' Torniamo ora all'influenza
asiatica brevemente accennata. Gia' in tempi preistorici l'emigrazione dall'Asia occidentale
aveva introdotto elementi semitici nella lingua egizia, che occupa una posizione intermedia
nella famiglia camito-semitica. Verso la fine del quarto millennio troviamo sorprendenti
paralleli tra la cultura Naqua II, che prende il nome da un luogo vicino Tebe, e la cultura
sumera in Mesopotamia, per esempio le raffigurazioni di una nave (belem) con prua e poppa
quasi verticali, o gruppi di animali araldici come i "serpopardi", i grossi gatti dal collo
di serpe della tavolozza di Narmer, presto scomparsi dall'iconografia egizia.
La provenienza mesopotamica di sigilli cilindrici trovati in alcune sepolture e' ancora in
discussione.
Secondo alcuni egittologi, tra cui Alexander Scharff, e' probabile che la scrittura
geroglifica sia stata influenzata dai pittogrammi sumerici, inventati poco prima.
I collegamenti tra la valle del Nilo e l'Asia occidentale, che non furono certo secondari
ed ebbero evidenti ripercussioni nell arte, sono stati oggetto di ricerche specifiche dopo
la seconda guerra mondiale.
Nel diciassettesimo secolo a. C., con l'invasione degli Hyksos, vi fu un'altra ondata di
influenza asiatica. Non e' ancora dimostrato a quale popolazione appartenessero,
ma sicuramente costituivano una propaggine della grande migrazione dall'Asia occidentale
cui parteciparono anche gli Ittiti e i Cassiti, il popolo che aveva invaso Babilonia.
Gli Hyksos portarono in Egitto nuove armi, il cavallo, iI carro e alcune forme ornamentali.
Il loro Dio principale Baal, di origine siriana, fu interpretato dagli egizi come
Seth. La conquista della Siria durante la diciottesima dinastia apri la strada
all'assimilazione di materiali culturali siriani, come gli strumenti musicali, e di nuove
immagini di divinita' come ad esempio Kadesh, Dea dell'amore, quasi sempre raffigurata nuda.
Diamo ora uno sguardo alle divinita' che hanno avuto un risalto particolare nella storia
egizia. Possiamo suddividerle in due gruppi principali, documentati fin dal periodo arcaico.
AI primo gruppo appartengono le divinita' legate a una localita' specifica, cio' le antiche
divinita' dei nomoi simboleggiate da un animale o dalla sua testa. Ad esempio, Hathor era
venerata come vacca a Dendera, Thot in forma di ibis a Ermopoli, e Khnum dalla testa di
ariete era il "signore di Elefantina". Al secondo gruppo appartengono invece le divinita' che
simboleggiano fenomeni o elementi cosmici e sono raffigurate di solito in forma umana.
Tra queste troviamo la Dea del cielo Nut, il Dio della terra Geb, il Dio della vegetazione
Osiride e il Dio creatore Ptah. Le divinita' teriomorfe (a forma di animale) appartengono
alla cultura camitica dell'Africa settentrionale, e quelle antropomorfe al mondo
concettuale dei semiti occidentali.
All'inizio dell'Antico Regno il re era considerato l'incarnazione del Dio falco Horus.
Egli non solo era il detentore della corona per volonta' divina, ma era un Dio, e per questo
il nome di Horus era in cima all'elenco dei titoli onorifici del sovrano.
Dopo la quinta dinastia Horus cede il passo a Ra, il Dio Sole.
La supremazia della nuova divinita' nazionale nel pantheon egizio si deve all'influenza dei
sacerdoti di On, l'Eliopoli dei greci.
II sovrano fu allora considerato l'amato figlio di Ra, e il simbolo del culto di Ra,
l'obelisco, si diffuse in tutto il paese.
Amenemhat I, dodicesima dinastia, promosse il Dio tebano Amon al rango di Dio della nazione.
Nelle sue manifestazioni animali di ariete e di oca del Nilo, Amon era alla portata delle
classi piu' semplplici, mentre nella teologia sacerdotale era "l'invisibile", l'anima di tutte
le cose (ba). Possiamo definire i nomi delle divinita' egizie formule fonetiche gravide di
significati simbolici, e molto probabilmente i nomi particolari derivavano dalla paura di
pronunciare quello vero, secondo un tabu' simile a quello ebraico.
D'altro canto queste formule definiscono con precisione il carattere della divinita'
Amon, in ori ine dio del vento, era "il nascosto", Khonsu, che attraversava il cielo come
dio lunare, era "il viaggiatore", mentre il nome stesso di Iside sembra derivare dal trono,
che la dea in origine impersonificava.
Durante il regno di Thutmose III e di Amenofi III, comincia a manifestarsi una mentalita'
razionalistica, a cui si contrappone un rigido dogmatismo.
Entrambi provocarono il serio tentativo di riforma voluto da Ecknaton, nel quale
sopravviveva il solo Aton, simboleggiato dal disco solare. Ma questo monoteismo non teneva
conto dei molteplici sentimenti religiosi del popolo egizio, e inoltre trovo' una dura
opposizione nei sacerdoti di Amon. Dopo la morte del "re eretico" la restaurazione riporto'
la vita religiosa al torpore.
Osiride, sovrano del regno dei morti dalla fme dell'Antico Regno, acquisto' un posto pi
preminente sotto i Ramessidi. Il suo mito lo rendeva pi umano e tangibile di Ra o Amon,
e alla sua morte e resurrezione si associava la speranza nella vita oltre la morte.
Col declino della potenza dello stato la magia prese il soprawento: quello che lo sforzo
umano, le preghiere e le offerte agli dei non potevano ottenere, forse poteva essere
raggiunto con gli incantesimi. Nella Bassa Epoca il culto degli animali divenne sempre pi
diffuso. Fino ad allora gli animali sacri erano stati considerati manifestazioni degli dei
o semplicemente loro simboli, ma nel primo millennio a. C. gli animali stessi divennero
oggetto di venerazione.
In questo periodo, racconta Erodoto, un egizio avrebbe lasciato bruciare tutte le sue
proprieta' ma avrebbe rischiato la vita pur di salvare un gatto sacro dall'incendio.
Anche il culto del toro Api acquisto' una particolare importanza. Simbolo di fertilita' fin
dal periodo tinita, nella Bassa Epoca il suo culto si diffonde da Menfi, dove ebbe origine,
fino ad abbracciare quasi tutto l'Egitto. Nei periodi persiano, tolemaico e romano si ebbe
una grande fioritura del culto di Iside, la dea esperta di magia che, scoperto con l'astuzia
il nome segreto del dio supremo, ottenne il potere sul mondo intero.
Nell'aspetto di sposa fedele e madre esemplare, Iside divenne la dea pi popolare e i suoi
misteri si diffusero in tutta l'area mediterranea.
Non possiamo soffermarci in questa sede sulla diffusione delle divinita' dei culti e dei
simboli egizi nel mondo classico, per cui ci contenteremo di citare il motivo dell'occhio
udjat che, come ha dimostrato recentemente Joseph Wiesner, e' stato adottato dai greci.
Nel settimo secolo a. C., gli occhi fonte di salvezza, che troviamo nelle cosiddette
"coppe degli occhi" (kylix), si diffusero da Naucrati nella ceramica della Grecia
occidentale.
Se in origine gli occhi appartenevano al dio Horus, i greci li attribuirono
invece a Febo Apollo, colui che scongiura il male.

Ank

Bak