PREMESSA sulla Religione Egizia - |
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Excursus sulla
religione egizia ATUM
All'inizio c'era il Grande Lui/LEi: ATUM. Completo/a. Intero/a. Perfetto/a. E solo/a. Passione senza sostanza. Atum era tutto e nulla. Un Uroboro, il mitico serpente che si morde la coda. Un Derviscio cosmico (atomo/Atum) che ruota su se stesso nel vuoto, o forse niente di piu' di uno Spirito. Non c'era nè alto nè basso, nè passato nè futuro: tutto era oscurita' eterna. * Si notano in queste frasi il concetto cosmico primordiale della adimensionalia', concetti che rispettano le più sofisticate ipotesi attuali dell'astrofisica quantistica: si ipotizzia l'estistenza di una particella primordiale potenziale di tutto, ma non definibile ancora come particella materiale. Concepibile soltanto come potenzialità spirituale. Un caldo respiro, un lungo sospiro nelle acque primordiali del Caos. *Caos non inteso come disordine, ma come ambiente cosmico. Solo ed isolato nella Sua perfezione, l'essere divino desiderava la compagnia di un Altro con possibilita' di dare vita ad Altri che potessero esistere in un unico Io. Quindi fu detto il Verbo, un soffio di vocali per dare nomi al divino: Atum o Om o Yod-He-Vav-He, tutti vocaboli che indicano l'Io. Disse Atum: "Queste braccia si alzano dalle acque del nulla da Nun io innalzo me stesso, gli Dei". E ogni Dio fu. *In queste frasi della Mitologia Sacra Egizia, è racchiuso il concetto della creazione da un unico Principio Cosmico Universale, che ha in sè le caratteristiche antitetiche del Nulla e del Tutto, ma è altresì in suo potere generare o creare degli Dei intesi come Entità superiori all'umano, non solo ma intesi anche come Espressioni di Se Stesso (c. p.) E in ogni dove c'e' la magia (Heka) e la saggezza (Hu) e la conoscenza (Sia) e la verita' (Maat). Disse Atum "Io sono il creatore di me stesso, ho dato me stesso a Me secondo il mio desiderio e secondo cio' che sentiva il mio cuore. Cosi il cuore e la volonta' danno vita al Verbo che a sua volta si trasforma nel Grande Divenire". Dall'unione dell'io con l'Io, Atum, il Grande Lui/Lei, generò due figli dalla fulva testa di leone. SHU, il figlio, divenne il positivo, la mente, il Dio dell'aria. Tefnut, la figlia, divenne la passione, l'emotivita', la dea dell'umidita'. Lui era IERI, lei era DOMANI. *La prima azione del creatore o creatrice e' stata quella di creare la bipolarita', inizialmente intesa come bipolarità temporale - non ancora esattamente atomica -, ma gia' gli Egizi ne concepiscono anche l'affinità psicologica maschile e femminile. Insieme si sistemano sulla sabbia appoggiati su un fianco. Come le sfingi dagli occhi d'oro essi guardavano in direzioni opposte, con le loro code intrecciate facevano la guardia alle porte del mondo. Essi generarono due figli: il Cielo e la Terra. *I due Dei primigeni, che simbolizzano il Tempo, sono a loro volta in grado di generare la Materia: il Cielo e la Terra - Cosmo e Microcosmo - . La
figlia, di nome Nut, era l'alba ed il tramonto, il meraviglioso eterno
Corpo Celeste. Il figlio, di nome Geb, era l'appassionata forza vitale
della Terra. Erano una coppia di divini amanti: qualunque emozione
provasse Geb la provava anche Nut.
Cio' che riguardava il cielo riguardava anche la Terra. Cio' che riguardava la Terra riguardava anche il Cielo. *Contrariamente alla mitologia Greca, il cielo e' considerato femminle e la terra maschile. Gli egizi considerano il Cosmo come gestante e la Terra come inseminatore. Ma il concetto ancora piu' importante che viene affermato e' che cio' che succede nel Cosmo ha influenza e corrispondenza in cio' che accade sulla Terra e viceversa. Come dire che un evento stellare ha risonaza su chi vive sulla Terra, ma anche che le vicende terrene volute o vissute da Geb, o da chi abita sulla Terra hanno risonanza cosmica. Quindi si presuppone un legame interattivo tra Cosmo e Microcosmo. Similitudine tra due specchi che si guardano: essi rispecchiano la loro stessa immagine. Cio' che e' in alto rispecchia cio' che e' in basso. E cio' avviene sul piano materiale emozionale e spirituale. I due giacevano insieme in un abbraccio lungo quanto l'eternità. Geb si avvicinava a sua moglie, il Cielo, innalzando una collina, un monte, una piramide, tutti orientati verso l'ora adorata. Allo stesso modo Nut, ricoperta di stelle lucenti, si piegava per librarsi verso la Terra, l'amato. Per questo si disse: "Come sopra così sotto; come sotto così sopra", intendendo dire che cio' che accade "qui" riguarda anche "la'"; cio' che accade "la'" riguarda anche "qui". E cosi tra loro due c'era una dimensione in cui poter generare dei figli. Poiche' il Cielo e la Terra si amavano, nel corpo della Madre Cielo albergavano migliaia di anime (stelle e pianeti) che si chiamavano tra loro come scintille di fuoco nei cieli blu. Nut diede a Geb due figli, emersi dal suo utero nelle ore dell'alba e del tramonto. Uno fu chiamato Ra, il figlio dorato e nobile Sole. L'altro fu chiamato Thot, il globo argenteo della Luna. Quaesti due figli uscirono dall'addome della madre e strisciarono sul suo ventre girando per sempre intorno a lei. In quanto Sole e Luna essi misuravano i cieli e diedero così inizio al tempo, in cui altri figli potevano essere generati. *Sebbene il tempo cosmico fosse gia' iniziato, in questo caso consideriamo l'inizio del tempo terreno: dell'Universo che conosciamo. I due figli, quello dorato e quello argenteo, gettavano la loro luce sui genitori, cosicche' finalmente Nut e Geb potevano ammirare lo splendore dei loro corpi che sino a quel momento avevano solo potuto toccare e sentire. Ora apparve davanti ai loro occhi la visione di un uomo ed una donna, la mutevole e sognante Nut, il Cielo, e la crescita di alberi verdeggianti, le solide valli e colline del corpo di Geb. Proprio allora Nut rimase nuovamente incinta ed il suo ventre si gonfio' per la presenza dei figli che aspettava. Come aumentava l'irrequitezza dovuta alla maternita', così aumentava l'irritazione del suo primogenito Ra. Geloso dell'amore di sua madre, lui che per diritto di nascita era l'erede dei regni di sua Madre Cielo e di suo padre Terra, escogitò un modo per separare i genitori. Facendo assegnamento sulla forza di suo nonno Shu, chiese al Dio dell'Aria di sollevare Nut. Questa si trovo' allontanata dal suo amato: era sempre in grado di vederlo, ma impossibilitata a toccarlo, se non al limite dell'orizzonte, dove le dita dei piedi e delle sue mani sfioravano la Terra. Disse Ra: "Io che inventai la notte ed il giorno... io che misuro la durata degli anni e dei mesi, decreto che nessun altro figlio venga generato in qualunque giorno del mio anno. Inoltre crerò io stesso dei figli, carne della mia carne, poiche' io non ho bisogno di una moglie" *Singolare racconto di Ra: un Dio geloso e anche misogino, che pretende tutta la regalità divina - l'eredita' della terra e del cielo - tutta per lui, senza condividerla con altri fratelli potenziali. Parodia o previsione profetica del monoteismo? Certamente dà molto da riflettere la frase di Ra precursore o archetipo del futuro sviluppo dei culti solari monoteisti. *Ecco la parte di Mito che ritroviamo anche tra i Greci con Saturno, Il Sole Ra, tende ad assumere un ruolo limitatore verso i nuovi Dei che stanno nascendo. E' l'atteggiamento che tende a conservare lo stato delle cose, propenso a diffidare del rinnovamento pericoloso e ritenuto instabile. E' un preludio che e' insito anche nella natura umana (gli uomini sono ritenuti dagli Egizi figli di Ra: nati dalle sue lacrime). L'eccessivo egocentrismo potera' anche la tristezza. Nel frattempo, le urla di Nut in gravidanza avanzata risuonavano in ogni angolo dell'universo. I cieli precipitarono in pioggia, le stelle si oscurarono, lo scheletro della Terra tremo'. I pianeti rimasero immobili. Il Cielo gridava e la Terra tremava. Nut mugghiava e gemeva come un'enorme mucca con le mammelle ricolme di latte. Il suo ventre cresceva e diventava sempre piu' rotondo. Con il passare dei giorni il suo seno si gonfiava, le sue cosce si tendevano e le sue braccia dolevano. Tuttavia non poteva partorire quei figli che amava come la sua stessa vita, ma che erano diventati per lei un fardello insopportabile. Ignorando i clamori intorno a lui, Ra si trastullava con i piaceri del proprio corpo. Da solo diede alla luce una moltitudine di figli, maschi e femmine, che chiamo' "Remit", o altrimenti detti "umanita'". Essi erano come semi caduti sul terreno, e come tali erano sia buoni sia cattivi. Sospinti negli angoli più remoti della Terra essi misero radici, prosperarono e si inselvatichirono come erbacce. Non si poteva frenarli. Trascorsero Eoni. E' impossibile quantificare per quanto tempo i fratelli e le sorelle di Ra, non ancora nati, vissero avvolti dall'oscurità nel ventre di Nut. Vivevano al buio, facendo sogni rossi. Si succhiavano i pollici, cullati dal battito del cuore della madre. Il suo corpo emetteva il suono dei tamburi dell'Africa, il cupo rombo del tuono, il ritmo sincopato dell'universo. Boom, boom, boom, boom. I figli seguivano il pulsare di questi tamburi ancestrali. Fratelli e sorelle danzavano ciechi alla luce del loro divenire, folli per lo spirito incarnato, puntavano pugni e piedi contro la Terra e il Cielo che costituvano i confini del ventre pregno di Nut. Lei intanto gemeva e urlava una dolce, struggente canzone. *Pare che la nascita degli Dei venga ritardata, forse fino a che l'umanita' non abbia acquisito un certo livello di civilta'. Indossando gli abiti candidi dello spirito essi danzavano; e in questo modo passarono le prime tre eta'. Le loro rotazioni erano lente. Maturavano come fichi appesi sui rami dell'eternita'. Crescevano i loro corpi. Intanto la loro madre continuava a cantare mentre tesseva la ragnatela della carne, intrecciando i loro destini, stringendo nodi, cucendo il tempo con lo spazio, tessendo l'intera trama delle loro storie. Ella immaginava la loro pelle bronzea, le curve perfette dei loro fianchi, la luce ambrata dei loro occhi, i volti dell'incarnazione. I suoi figli si cullavano e ascoltavano. Boom, boom, boom, boom, boom. Cuore mio, madre mia. Cuore mio, madre mia. Boom, boom, boom. Come sopra cosi sotto. *Gli Dei vengono -vestiti, immaginati- dalla madre nella forma umana ideale: essi saranno Dei umanizzati, gli Dei dell'uomo e della donna. Essi nasceranno, quando uomini e donne li poranno accettare e concepire come un livello umano ideale (superiore), e potranno essere i loro Dei. Non piu' Dei di grandi entita' come il Sole, la Terra o la Luna o il Cosmo stesso, ma Dei Umani, ed in quanto "Dei" perfetti nella loro forma. C'era Osiride, fratello, figlio, padre, marito, sentinella del buio. C'era Iside, donna, moglie, vedova, danzatrice, Dea del desiderio, madre di un Dio. C'era Horo, che i mortali chiameranno Eroe, il figlio divino di una coppia divina, nato due volte: una volta in Cielo, una volta in Terra. C'era Neftis, signora della casa, padrona delle ombre. C'era Seth, guerriero e ribelle. * Da notare il numero degli Dei: due coppie Iside e Osiride, Neftis e Seth; Horo sara' il Dio eroe che nascera' due volte - coppia in se stesso - e' anche la figura dell'iniziato che sperimenta da vivo la morte e la rinascita (morte apparente della vita terrena e rinascita di una vita spirituale per lo sciamano umano: iter speculare a quello divino di Horo. Inoltre come lo sciamano asceta ricrea la coppia polare in se stesso: tramite la doppia nascita appare a uno sdoppiamento o bilocazione, nel mondo celeste e nel modo terreno). Sia maledetto colui che dimentica i nomi degli Dei. Sia bandita dal cielo colei che schernisce i Neter con il sorriso. Iside, Osiride, i loro fratelli e sorelle dormono nove eta' all'interno della Grande Lei, la madre di Nut, figlia dell'Aria, *Il concetto dell'Aria, non significa naturalmente aria come gas, ma si riferisce all'Energia Cosmica, termine che si identifica col Prana (termine mistico-scientifico indiano) o Ki (secondo il termine iniziatico cinese). piena azzurra del cielo, cerulea acqua primordiale. I suoi figli erano vuoti pianeti che vagavano entro e fuori le nuvole, ciascuno nel ventre materno si muoveva accompagnato dal suono del flauto e dai canti di stelle lontane. *Anche qui suoni e musiche celesti ci indicano le armoniche che pervadono l'universo, ovviamente non sono i suoni a noi udibili, ma si riferiscono alle frequeze cosmiche di ampiezze diverse da quelle sonore (che si possono propagare ovviamente nel vuoto dello spazio). Pronuncia il Verbo, i loro nomi segreti, ed essi diverranno il modello di tutti i futuri divenire. *La frase e' ieratica, ma non del tutto incomprensibile. Il Verbo e' parola-azione: quindi intento puro, al verbo e' collegato il nome segreto: ossia la chiave specifica per l'azione creativa. Essi: gli Dei, saranno i modelli (archetipi) che muoveranno il futuro. In questa frase e' quindi dichiarato che, se sappiamo sintonizzarci con gli Dei con un atto di puro intento (con un atto volitivo impeccabile, e quindi non a scopo puramente egoistico o egocentrico), e naturalmente col loro Nome segreto (accessibile con la nostra percezione interiore pura) essi diverranno i modelli del nostro futuro: ossia ci daranno il modello strutturale su coi noi portemmo costruire un nostro piano evolutivo futuro piu' perfetto. Le eta' passavano. E di nuovo passavano le eta'. I figli divennero grandi, belli, e pieni di desiderio. I fratelli sposarono le sorelle: Set sposo' Neftis; Iside, Regina del cielo e della Terra, sposo' Osiride, Signore della Terra e del regno dei sogni. Lui era un bell'uomo, scuro di carnagione e con occhi a mandorla, muscoloso, con la schiena dritta; lei sua sorella, aveva i capelli scuri, gli occhi azzurri ed era passionale. Giacquero insieme per quattro eta', ottomila anni. *Naturalmente "ottomila" ha un significato simbolico, ma comunque rappresenta un periodo molto lungo. Ma cose' il tempo per gli amanti? Avvolti nelle azzurre coltri del cielo, avviluppati in abbracci, inalando l'uno il respiro dell'altro. Oh il profumo dell'ambra grigia e del muschio! Stavano coricati petto contro petto, percependo i mille desideri del corpo dell'altro. Pelle contro pelle, labbra contro labbra. Lui la penetrava, Lei leccava le lacrime salate sotto la curva della guancia di lui. Giacquero così a lungo che un mondo sgorgò dalle labbra di lui, venne ingoiato e poi rinacque col respiro successivo. Le eta' passavano in un istante. Disse lei: "Riconoscerei ovunque l'odore oscuro e terroso della sua barba. Riconoscerei al tatto ogni suo singolo capello, l'ondulazione delle sue costole, il glande del suo fallo. Lui fa parte di me al pari della mia stessa pelle". Uomo e donna uniti in un unico destino. Passarono eoni mentre lei giaceva appoggiata al braccio di lui. Il tempo veniva tessuto dall'astro argenteo: la Luna. La' Iside imparo' le sacre vocali, i sospiri catturati nel desiderio della passione. Risucchiati dal vortice della passione o innalzati come uccelli fino alle piu' alte quote fra grandi onde di luce, i due amanti prima immaginarono, poi contarono e nominarono tutte le costellazioni, dalle più grandi alle piu' piccole. Essi diedero i nomi alle stelle. Le eta' passavano mentre i cinque figli giacevano nel ventre materno in attesa di nascere. Ed era tale l'armonia che regnava tra loro che non v'era necessita' di cominicare poiche' ciascuno conosceva i pensieri dell'altro, ciascuno sognava i sogni dell'altro, ed un mondo intero sgorgò dal concerto dei loro pensieri. Le immagini scorrevano sotto le loro palpebre e spumeggiavano sul terreno: sandali per i piedi, bastoni per le mani, torte di miele per il palato, aroma d'ambra grigia per profumare l'alito. Il sospiro di un fratello faceva fremere gli altri, come il soffio di vento smuove i rami del sicomoro. *I sogni e la vita degli Dei (che erano ancora latenti) pare rappresenti lo sviluppo futuro della stessa umanita', emozioni, passioni, amore, ed armonia, civilta'. Invece il modo esterno si spacco'. Onde di luce si diramarono in mille direzioni. Le cose presero forma, respirarono, si mossero. Una palla di fuoco crepito' in cielo, inaridendo la terra e bruciando la volta celeste, spaventando gli animali, accecando gli uomini. Le donne caddero a terra. La savana inaridi; gli elefanti, le giraffe e i babbuini si nascosero negli anfratti piu' bui della terra. I semi seccavano sugli alberi. Gli sciamani sacrificavano agnelli, buoi, uccelli, capi tribu', bambini. Le danzatrici sacre ballavano cantando: "Grande Madre, quale peccato abbiamo commesso perche' tu ci riduci in questo modo?" *In questi passi sembra che gli scritti ci suggeriscano l'idea di una catastrofe a livello mondiale: forse la caduta di una grossa meteora, o lo spostamento dell'asse terrestre col cnseguente inaridimento di vaste zone. Inoltre ricordiamo che la zona Saariana, intorno a 10.000 anni fa; era una zona abbastanza fertile o simile alla la savana, ricca di animali. Nut, La Madre del Cielo, non emise verbo, se non l'ansimare del vento caldo e lo stornire dei giunchi secchi dei papiri. Le sue doglie furono lunghe e travagliate. I suoi lamenti inacidirono le acque, i campi vennero ridotti in polvere. Strani uccelli nidificarono nelle paludi del Nilo. I coccodrilli divorarono i pesci e le acque del fiume si ritrassero sempre di piu'. I fratelli si mettevano l'uno contro l'altro; i figli uccidevano i vecchi padri. Il Sole rumoreggiava cupamente inaridendo il mondo. Non c'era piu' giorno poiche' non c'era piu' la notte. * C'era forse un corpo celeste che si è avvicinato al Sole e illuminava anche durante la notte? E' forse possibile che abbia anche determinato uno spostamento dell'asse terrestre?. Solo Ra, il Sole luminoso poteva vivere. "Sono o non sono perfetto?" Disse: "Sono o non sono diverso da qualsiasi altra cosa?". Il suo caldo respiro bruciava la sabbia e prosciugava i laghi. "Eternamente uguale a me stesso, io non mi esaurisco con evoluzioni o cambiamenti. Non ho forse un aspetto luminoso con questo mio viso lucente come metallo? Mi sono fatto da solo. Non ho madre, mi sono autocreato. Guarda: non esiste nessuno come me. Cadi prostrato uomo: io sono il tuo padrone". * Certo il Sole non pecca di modestia nel suo monologo. Pieno di orgoglio e di prosopopea rinnega persino sua madre Nut: .....non somiglia un po' alle religioni monoteiste in cui la figura di un Dio maschile rinnega anche la Madre?..... Il Sole (RA) rappresenta anche l'Io dell'uomo: l'Io personale o la personificazione del Se'. La visione e' egocentrica e rappresenta anche l'uomo che crede nella sua "onnipotenza" dimenticando le "Forze" che lo hanno generato. Alla fine anche i figli di Nut capirono che qualcosa non andava. Appoggiando l'orecchio al ventre del Cielo udirono i lamenti della propria madre e la voce di Ra. "Che oscenità dice il nostro fratello maggiore?" urlo' Seth. "Si crede il Dio e nega persino il ventre gonfio di nostra madre!". Neftis tremolava come una foglia all'alba: "Sono trascorsi sedicimila anni. Non ode nostra madre gemere? Ella e' appesantita per la gravidanza. Freme e urla: fa nascere i miei figli! Liberami dal mio fardello! Ma Ra finge di non sentire". Horo disse: "Ra ci tiene prigionieri. Ha decretato che nessuno possa nascere in quest'anno. Ha ordinato a qualche Dio invisibile di sollevare Nut e quel Dio ora si piega sotto il suo peso. Lei soffre, e noi, rinchiusi nel suo ventre, percepiamo il suo dolore per la lontananza dal suo amato. "Sole bastardo", urlo' Seth agitando il pugno, "Se potessi affontarlo a faccia a faccia gli caverei gli occhi. Io...Io...". Il Dio non ancora nato era una furia. La sua rabbia scuoteva persino il sonno dei morti. "Muovetevi, muovetevi, muovetevi voi che dormite in questo luogo a voi ignoto ma che io tristemente conosco". Sotto ai suoi sandali la sabbia brulicava di serpenti. All'unisono Iside ed Osiride lo abbracciarono. Gli sussurrarono parole di conforto, cercando di freanare la sua ira; ma lui li strappo' da se' come se fossero corde che lo tenevano stretto. "Se voi non siete contro Ra", urlo', "allora siete contro di me, ora e per sempre. Il danno e' fatto e il dolore ci seguira' sempre. Ma continuero' a combattere finche' avro' fiato". Detto questo si allontano' per covare la rabbia in silenzio. Se ne stava da solo e intanto tramutava il pugno in una spada. Di fronte a questo atteggiamento gli Dei, fratelli e sorelle, si divisero. Persino il cuore di Osiride si fece duro come pietra. Egli si allontano' da Iside preso nei suoi pensieri. Neftis raggiunse Seth, gli sfioro' il volto e bagno' i piedi con le lacrime. Ma fu allontanata e allora si mise a piangere senza sapere cosa fare. E cosi trascorsero l'ultima eta', in un silenzio lungo e disperato, chiusi nel ventre buio e pulsante. Thoth, il Dio della Luna, se ne stava in diasparte. Vedeva la sofferenza di Nut, sua Madre Cielo, ed il lutto di Geb, suo padre Terra. Sentiva il mormorio degli Dei non nati e sapeva che dovevano restare nascosti a causa del potere del Sole.
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Qui
vediamo come gli Dei acquisiscano la consapevolezza del mondo del di
fuori o del mondo del di sotto [per loro che vivevano ancora nel ventre
di Nut]. I loro rapporti edilliaci cambiano poiche' conoscono ora la
sofferenza della madre e del padre, e soffrono anche un senso di
impotenza verso l'arroganza del fratello maggiore. Non possono ancora
sviluppare la loro essenza divina e conoscono ora la parte oscura della
loro natura: l'odio e la rabbia di Seth, la depressione di Neftis,
l'atteggiamento amoroso e caritatevole di Iside e di Osiride che
vengono mortificati da Seth che non sopporta di essere compatito. Gli
Dei non ancora nati nel modo fenomenico, imparano a conoscere il
risvolto negativo del benessere, ossia il malessere dell'impotenza,
dell'odio, del desiderio di vendetta, della tristezza, del
congelamento della passione amorosa. Solo Horo pare ragionare senza
disperdersi in sentimenti tristi.
Non
c'era modo di far nascere i figli di Nut, non c'era modo di liberarla
dal suo fardello se non rubando attimi di tempo all'eternita', se non
catturando nelle forme scintillanti gocce di sudore che cadevano dalla
fronte del Cielo.
Si assisteva a un grande sacrificio: i bimbi non nati che, protetti dal ventre della loro madre, crescevano meravigliosamente non soffrendo le vendette del tempo, dovevano essere restituiti al tempo. Il tempo era la rete che li avrebbe fatti scendere dal Cielo. Il tempo li avrebbe legati a quelle forme che eternamente subiscono l'avvicendarsi di luci e buio, di giorno e notte, fino alla fine di tutte le cose. E i figli della Madre Cielo dissero all'unisono: "Iside, Osiride, Seth, Neftis e Horo devono nascere". Così avvenne che, da qualche parte del Cielo o della Terra, la furba e subdola Luna, Thoth, sfidò a una partita a scacchi l'arrogante fratello Ra, il Sole. Con molta intelligenza Thoth lasciò che il fratello vincesse la maggior parte delle partite, nel frattempo pero' riusci a sottrarre a Ra parecchie schegge della sua luce divina. Furioso perchè era stato ingannato, Ra pesto' i pugni sul tavolo da gioco facendo tremare la Terra. Il Dio Luna raccolse la sua vincita. "Sei brillante, fratello Ra", disse Thoth, "ma l'avidita' ha offuscato la tua luce. Facciamo un patto. Questi giorni ti saranno restituiti a patto che si facciano nascere i figli di Nut: un figlio per ogni giorno che ti ho sottratto". Ra pesto' i pugni, ma alla fine dovette cedere. Allora i cinque Dei si riunirono ai confini dell'abisso per tirare a sorte chi doveva nascere per primo per poter combattere Ra fin dal primo giorno. "La sorte ha deciso", disse Horo, "alcuni di noi non vorrebbero neppure nascere. E' l'eterna lotta tra desideri inappagati e rimpianti. Ma questo e' il nostro divenire. La legge degli Dei non ammette esitazioni". * Horo è l'arbitro tra gli Dei, e' il messaggero saggio. * La vicenda delle partite di scacchi ricorda che l'anno solare non si compie i 365 giorni esatti, ma rimangono frazioni della giornata che non vengono tradotte col termine: "schegge della luce divina". La Luna che e' retta dallo spirito del saggio Thoth conserva nella sua memoria i giorni dell'anno non completi e ad un certo punto Ra si accorgera' del "tranello fraterno" che in pratica gli sottrae tempo, e quegli spezzoni di tempo diventeranno giorni. Considerando l'anno solare di 365 giorni occorre recuperare un giorno perduto ogni 4 anni. * Molto probabilmente si puo' anche dire che il Mito si riferisca all'anno lunare. Luna (Thoth) nei suoi cicli compie 12 mesi (lunari) in un anno. Il mese lunare determina un anno solare inesatto, (poiche' la Luna compie in ciclo ogni 28 giorni) quindi anche in questo caso, occorre rincorere all'anno bisestile lunare che ha 13 mesi. Iside prese per mano Osiride e insieme si allontanarono. Ancora una volta si unì a suo marito e lego' insieme le loro anime con una corda d'argento. "Fra tre giorni ci riuniremo, fratello", disse, "entro tre giorni potro' ammirare il tuo nuovo volto e insieme trascorreremo il resto dell'eternità". Osiride sfioro' con le labbra le mani di lei e si allontano'. Accompagnato dai sospiri della Madre Cielo e dallo scorrere del liquido amniotico, il primo Dio fatto uomo fu partorito assieme alle sue sette anime: intelligenza, nome, cuore, ombra, carne, corpo e doppio. Poiche' era il primo a vedere la luce, la grande Madre gli fece dono di occhi bellissimi. La sua forza era pacata, il suo sapere acuto. Precipito' dal Cielo nel tempo e dove i suoi piedi toccavano il suolo, li spuntavano verdi campi di grano. Al suo passaggio le rocce si frantumavano e sgorgava l'acqua. Poi nacque Horo. Egli si aggrappo' al ventre del Cielo, e come un falco dorato, non appoggio' mai sulla Terra i propri artigli. Con la vista acuta sorvolava tutto l'Universo. Dall'alto osservava l'avvicendarsi delle leggi del Cielo e della Terra: la profondita' della notte e la luminosita' del giorno, la freddezza dell'ombra e la bellezza dell'alba e del tramonto. * Horo -detto anche Horo il vecchio- da buon saggio non vuole immischiarsi nelle cose terrene senza prima conoscerle, egli preferise la conoscenza indiretta, rimane in un certo senso "nell'alto spirituale celeste". Le vicende terrene fra gli Dei lo indurranno poi in seguito ad incarnarsi nel figlio di Iside -detto anche Horo il giovane-. Poi fu partorito Seth; sfigurato dalla collera la sua testa aveva preso le sembianze di un asino. Era orribile a vedersi e, oltre a questo anche il suo cuore era indurito. Quando nacque Seth, Ra scatenò una tempesta di furia e rabbia. Seth sollevò i pugni per difendersi dal Cielo e, trasformatosi in aspide, striscio' sotto una roccia in attesa che passasse la tempesta. Erano passati tre giorni. Iside si aggrappava a Neftis. Insieme rimpiangevano i propri mariti. Erano passati solo tre giorni, ma sembrava una vita. "Sorella", disse Neftis, "il tuo dolore e' anche il mio. Sento nel mio cuore le tue stesse pene. Prendiamoci per mano e diamoci conforto. Siamo due rondini che volano all'ombra del crepuscolo". "Mia cara", rispose Iside, "Cuore del mio cuore. Noi due passeremo tutta una vita insieme. I tuoi figli saranno i miei figli e i miei figlio saranno i tuoi. Noi saremo le madri del mondo. Saremo due nibbi che spiccano il volo all'alba, rallegrandoci per la nostra buona sorte". Il quarto giorno la tempesta passo'. Allora Iside varco' la porta del tempo lasciando sola Neftis ad attendere il proprio turno. A est brillava la luce di un Sole gentile, a ovest c'era una stella bianca, l'ardente anima della Dea stessa, trattenuta dai corni di una pallida Luna. Al momento della nascita della bella Dea, Madre Cielo non emise un lamento, ma un canto simile a quello dell'allodola. Disse Nut: "Sono la madre degli Dei, e tu, figlia mia, sarai la madre del mondo. Neftis sarà la tua anima gemella. Come io ho dato la vita a voi, voi, figli miei, avete dato la vita a me. Voi avete creato e forgiato la mia immagine come vostra madre" In quel momento si sollevo' un brezza, simile alla carezza di una donna. * In queste frasi Nut si rispecchia nella Dea Iside, e nei suoi figli riconosce la sua immagine: viene ribadito l'assioma della risonanza tra il Cosmo e Microcosmo. Qui specifica la stessa relazione tra il cosmo (Nut) e gli Dei incarnati sul piano terreno. Il quinto giorno, avvolta nel mistero, nacque Neftis. Ella celo' la propria luce, come fa il Sole quando nasconde il chiarore della Luna, o come fanno certe stelle che si lasciano vedere solo se si socchiudono gli occhi. Si dice che quando nacque i lupi ulularono e le rane saltarono fuori dall'acqua. Si dice che portasse la verita' alle terre d'Egitto, ma che questa verita' potesse essere conosciuta solo in sogno. Neftis se ne stava spesso in disparte, e cio' dipendeva forse dal fatto di essere stata lascita per ultima nel processo di nascita. Nei verdi giardini della luce Iside cantava la canzone delle pene insopportabili. Gli Dei e le Dee non facevano che ricordare il proprio divenire, la propria vita vissuta nel ventre materno. Il mondo fu creato secondo questi modelli e gli Dei chiamarorono Kemet la loro Terra. Fonte dei testi tratti da: "La Passione di Iside ed Osiride" di Jean Houston edito da Piemme |